Nesli, depresso per colpa di Sanremo: «Sogno di parlare di nuovo con mio fratello Fabri Fibra»

Occasioni sprecate e quella voglia di tornare a parlare con Fabri Fibra: non si sentono da 15 anni

Nesli, depresso per colpa di Sanremo: «Sogno di parlare di nuovo con mio fratello Fabri Fibra»
di Mattia Marzi
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Sabato 11 Marzo 2023, 10:10 - Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 11:46

Nesli - Due Festival di Sanremo in gara, dieci album, Dischi d'oro, oltre 125 milioni di visualizzazioni su YouTube quando Spotify non esisteva e la musica, in rete, passava lì o su Mtv, i sold out e una canzone, La fine, che anche grazie alla riuscitissima reinterpretazione di Tiziano Ferro del 2012 è diventata un classico del pop italiano degli ultimi vent'anni. Questa è stata la carriera di Nesli fino al 2019, l'anno dell'ultimo album inciso per una multinazionale, la Universal, Vengo in pace. Poi, nella vita - e nella carriera - di Francesco Tarducci, questo il vero nome del 42enne rapper di Senigallia, fratello minore di Fabri Fibra (con il quale, però, non parla da quindici anni), è arrivato il buio: «Sono caduto in depressione per colpa di un Sanremo al quale non avrei dovuto partecipare», confessa oggi lui, rompendo con un nuovo album, Nesliving Vol. 4 - Il seme cattivo (è uscito ieri per l'indipendente Artist First), un silenzio lungo quattro anni.

Nelle 22 canzoni - tra gli ospiti Davide Shorty, Jack The Smoker e Raige - Nesli si racconta in maniera cruda e diretta, parlando delle occasioni sciupate, della stessa depressione e pure del fratello: «Non ho niente da perdere: è l'ultimo disco», dice.


Che fa, si ritira?
«Sì. Continuerò a scrivere, proponendo le mie canzoni ad altri. Ma non usciranno altri album di Nesli. In questo disco mi sono liberato di tutti i pesi e mi sono tolto diversi sassolini dalle scarpe».
In "Lazarus", secondo pezzo del disco, cita subito Fibra: "Da mio fratello ho imparato come scordarsi". Cosa voleva dire?
«Cosa è successo l'ho raccontato migliaia di volte. Non ci vediamo dal 2008 e non aggiungo altro. Siamo come gli Oasis».
Chi è Liam e chi è Noel dei due?
«Mi piace poter dire di essere io Liam anche solo per vantarmi di aver avuto belle ragazze».
Siete mai arrivati a spaccarvi chitarre sulla testa come i Gallagher?
«No, quello mai. Giusto da ragazzini a casa. Per il resto, frecciatine in ogni disco».
Nel 2020 un impresario offrì 100 milioni di sterline a Liam e Noel per una reunion, che alla fine non si fece. Quella dei Tarducci quanto vale?
«Dal milione di euro in su».
Accetterebbe?
«Per soldi no. Per il piacere di tornare a parlare con mio fratello sì. Sono un fan del tempo: può essere la migliore delle cure. L'ho sperimentato sulla mia pelle, nei mesi della depressione: è lei il seme cattivo del titolo del disco».
Come si è manifestata?
«Dopo il disastroso Sanremo del 2017, quello di Do retta a te.

Fui eliminato subito. Tornai a casa a Milano il giorno dopo, annullando ospitate in tv e interviste: "È finita", mi ripetevo. Avevo ragione. Oggi lo racconto in Questa follia».

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Cosa non aveva funzionato?
«La canzone era debolissima. E non credevo nemmeno nella partner che mi avevano assegnato i discografici (Alice Paba, 20enne vincitrice di The Voice l'anno precedente, ndr). Mi fidai, sbagliando. Ma ero bulimico di successo, dopo averlo atteso per anni».
Come reagì?
«Non reagii. Rimasi tre mesi chiuso in casa, sdraiato sul letto a fissare il soffitto».
Ha provato la terapia?
«Non ha funzionato. Non volevo spendere soldi in farmaci».
Non è una cosa molto popolare da dire nella settimana in cui Fedez ha invitato 14,6 milioni di fan a prendersi cura della propria salute mentale.
«Fedez parla di tutto. Comunque so che è brutto da dire, ma a me è mancata quella cultura».
Quindi? Come ne è uscito?
«Da solo. Esorcizzando i miei pensieri con la scrittura».
Di soldi parla in "Money": quanti ne ha visti in vent'anni di carriera?
«Tanti. Ma ho sempre avuto le mani bucate. Avevo il mito della rockstar: "Non tornasse questo momento, me lo vivo da campione". Di soldi ne ho persi, anche».
Come?
«Le penali che ho dovuto pagare per sciogliere i contratti, avendo cambiato continuamente etichette e produttori. Parliamo di centinaia di migliaia di euro. Oggi ricostruisco sopra le macerie del passato».
Cosa rimane di quel passato?
«Le canzoni. Me l'ha fatto capire Lazza cantando La fine a Sanremo insieme a Emma. Non riuscirò mai a ringraziare come si deve Tiziano Ferro per averla resa una hit. La cito anche in Questa follia: riascoltarla mentre lottavo contro la depressione è stata una sveglia».
 

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