Kawai Strong Washburn, lo scrittore hawaiano che ha stregato Obama: «I supereroi non servono se sono soli»

Kawai Strong Washburn, lo scrittore hawaiano che ha stregato Obama: «I supereroi non servono se sono soli»
di Francesco Musolino
4 Minuti di Lettura
Lunedì 15 Febbraio 2021, 09:41

Immaginate, per un attimo, di essere uno scrittore hawaiano esordiente. Avete talento, il vostro romanzo sta vendendo bene ma cosa vi riserverà il futuro? Poi, un giorno, l'ex presidente Barack Obama posta su Instagram la lista delle sue letture preferite. C'è anche il vostro romanzo. E tutto cambia all'improvviso: «Mia moglie è entrata nello studio urlando. Mi ha mostrato il post con le parole di Obama. È stato incredibile», dice Kawai Strong Washburn in collegamento Skype dal suo appartamento a Minneapolis. Washburn l'autore di Squali al tempo dei salvatori (Edizioni E/O, traduzione di Martina Testa) nonché attivista climatico racconta il sogno americano da una prospettiva inedita: le Hawaii travolte dal turismo di massa sono ormai un paradiso perduto; al contempo, la sua prosa coglie un realismo magico che innalza la natura e gli spiriti che popolano l'atollo. Un giorno, il giovane Nainoa cade in acqua sotto gli occhi del padre. Tutti temono il peggio, gli squali lo accerchiano ma lo riporteranno sottobordo, senza un graffio. È un miracolo, Nainoa diventa un guaritore ma il suo dono lo spingerà verso dolorose decisioni. Nativo delle Hawaii, Washburn (1981) in questa intervista esclusiva per Il Messaggero guarda al futuro americano - «Biden-Harris dovranno normalizzare il Paese, dopo la tempesta Trump» - e scoperchia il concetto di predestinazione: «Ricevere un dono è un fardello che può schiacciarti».

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Fra i 17 migliori libri del 2020, il presidente Obama ha selezionato anche il suo. Cos'ha significato per lei?
«Il semplice fatto che un leader mondiale, un lettore attento come Obama, abbia scelto il mio esordio, è indescrivibile.

Inoltre, entrambi abbiamo un forte legame con le Hawaii e questo mi fa pensare che nelle mie parole abbia rivisto anche la sua terra natia».


Lei racconta le difficoltà per chi ambisce al sogno americano. L'elezione di Biden-Harris è un buon segno?
«È un momento importante per il nostro Paese. Biden-Harris si trovano innanzi un Paese spaccato dal razzismo, attraversato dalla tempesta Trump, dovranno riuscire a calmare le acque e avviare una svolta».


Sarà un nuovo inizio?
«Sicuramente è una chance da non fallire. Personalmente mi aspetto un'amministrazione più attenta ai bisogni reali e alle persone, ma sono politici esperti e se il cambiamento passerà dalla competenza sarà un buon inizio».


Mr. Washburn, ci si aspetta un libro sulla predestinazione. Invece?
«Abbondano le storie che raccontano di un uomo solitamente maschio e bianco che ci salverà tutti con i suoi grandi poteri. Ma questo non è Matrix o Harry Potter e quello storytelling andava stravolto. Le cose cambiano solo quando le persone che fanno parte di una comunità si stringono l'un l'altra. Non servono i superpoteri».

Il dono di Nainoa stimola anche i due fratelli a crescere. Devono anche scrollarsi di dosso l'etichetta del pregiudizio sociale?
«Assolutamente. Avrei potuto scrivere questo romanzo in terza persona ma era mia intenzione alternare continuamente i vari punti di vista, dimostrare come tutti - anche gli stessi hawaiani - nonostante la tendenza ad autoassolversi, siano pieni di contraddizioni e pregiudizi».


Lo stesso vale per lei?
«Certo. Essere figli di un luogo caratteristico come le Hawaii ti mette costantemente davanti al pregiudizio razziale e mi creda, in America è una questione insostenibile. Tutti si aspettavano che raccontassi questa terra e alla fine l'ho fatto per trovare le parole che restituissero la bellezza e la complessità di questo paradiso perduto».


Tutto parte da una fortissima immagine: un ragazzo sano e salvo nelle fauci di uno squalo.
«Sì, ma ci sono voluti dieci anni perché diventasse questo romanzo. Ero certo di voler raccontare la mitologia delle Hawaii ma volevo che i personaggi fossero liberi. Sono nato e cresciuto a Honoka'a, sulla costa di Hamakua nelle Hawaii. Ho vissuto lì fino a quando sono partito per il college e mi sono trasferito a Portland. Oggi mi considero ancora un kamaina (un figlio della terra, ndr) e solo quando sono alle Hawaii, il mio corpo si sente a casa».


Usa un linguaggio sporco per raccontare i momenti di tensione erotica. Una scelta voluta?
«Assolutamente. La sessualità è chimica, energia positiva, credo vada raccontata con gioia, senza la frustrazione di tanta narrativa contemporanea. Mi sono divertito a farlo, per me sarebbe stato impensabile usare un linguaggio morto, finto, politicamente corretto».


Ma essere il prescelto cosa significa?
«È qualcosa di grande, ma Nainoa lo è davvero? Arriverà un momento in cui dovrà porsi delle domande e comprendere che se non avrà la forza di riconnettersi alla famiglia e alla propria comunità, finirà per smarrirsi nella vastità del mondo. Mi creda, da soli non si va da nessuna parte».

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