Marco Polo mille vite da scoprire

Marco Polo mille vite da scoprire
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Domenica 30 Novembre 2014, 06:16
IL PERSONAGGIO
Di lui sappiamo pochissimo; e anche dell'opera per cui è divenuto famoso esistono molteplici versioni, non analoghe tra loro; tracce della sua casa sono state trovate sotto un teatro, il Malibran, costruito a Venezia nel 1677. Eppure, Marco Polo resta il viaggiatore più celebre. Gli è intitolato di tutto: tv, fondi pensione, negozi, catene di distribuzione, programmi universitari o europei, alberghi in ogni dove, cliniche e ristoranti orientali, società per azioni, o a responsabilità limitata; un negozio che vende magliette gioca sul cognome, e si chiama «Marc O' Polo». Bene ha fatto allora, fra tanto mistero, Marina Montesano, docente di Storia a Messina, a indagarne, in Cina e nelle biblioteche, la persona e l'unico scritto che lo riguardi (Marco Polo, Salerno editrice, 334 pag., 22 euro); perché, avverte, pur se con «una bibliografia smisurata, i profili biografici sono relativamente pochi». A Venezia, dove è probabilmente nato il 15 settembre 1254, gli è dedicata la Corte del Miliòn; ma la casa che vi si mostra ha struttura gotica, tante superfetazioni, e certamente non era la sua, distrutta da un incendio nel 1598. Se ne ignora perfino la data di morte: fa testamento a gennaio 1324, e mostra che è soltanto una favola la sterminata ricchezza accumulata nei viaggi; e già l'anno dopo, non c'è più. E' sparita anche la tomba; per l'eredità, una delle tre figlie denuncia poi il marito. C'è chi lo fa nascere in Croazia; però pure chi gli fa scoprire addirittura l'America. E chi non gli crede.
DETTAGLI
Lo studio è pieno di dettagli curiosi: scevera le tante contraddizioni tra i testi rimasti, per pervenire fino ai noccioli delle descrizioni del viaggiatore. Così, ecco un mondo fantastico, popolato di animali fino allora ignoti, con infinite Mirabilie. Come risposta agli scettici, che dubitano perfino di quel viaggio incredibile, uno studioso, Leonardo Olschki, nota che Polo descrive con più precisione e ricchezza di particolari «di ogni ben più voluminoso trattato di storia naturale di quel secolo» i suoi strani animali. «Alcuni che sembrano inventati», dice Montesano, «sono stati poi riconosciuti come reali»: tipo la moroseta, gallina con pelo da gatto, allora diffusa solo in Asia. C'è la caccia al coccodrillo, per procurarsi il fiele con cui curare malattie terribili, tipo la rabbia. C'è l'unicorno, che è solo un rinoceronte, visto a Sumatra, più piccolo di quello africano. Marco individua e descrive «la stella del Nord», che è la Croce del Sud. Racconta che si usava pepe a profusione: nella città di Quinsai, tremila chili al dì.
Del «Grande Khan», l'imperatore, spiega il palazzo estivo e quello di Pechino: «Muro quadro, per ogni verso un miglio, camere coperte d'oro e d'argento con scolpite belle storie di donne e cavalieri, di uccegli e bestie», sala da pranzo per seimila persone. Una guardia di 12 mila armati; a Shangdu, la mitica Xanadu della tradizione posteriore, si caccia per mesi interi, 15 miglia di parco sconfinato, e «cerbi, dani e cavriuoli per dare da mangiare a falconi e a 200 girifalchi». E' «molto bellissimo, meravigliosamente». La giustizia è severa: i reati, puniti con bastonate da sette a 107, con multipli di dieci. Sacerdoti «di tutte le religioni» vegliavano sul Khan. L'harem e le sue norme: «Ogni e die e 3 notti, 6 di queste donzelle», e dice come scelte, «servono lo signore in camera da letto a ciò che bisogna», selezioni ogni due anni. La cartamoneta, già in voga: indispensabile per i mercati, arricchiva il Khan. Ma c'erano anche monete fatte di forme di sale graduate.
I viaggi dei Polo sono tre. Uno di dieci anni, dello zio e del padre di Marco, che torna e si scopre vedovo. Poi parte anche il ragazzo, 17 anni. Ne staranno via nove o dieci. E lui svolgerà missioni diplomatiche, non si capisce quali, per l'imperatore: per tre anni, sarà come un governatore a Yangzhou, nodo essenziale di governo e comunicazioni. Si va via terra, per la «via della seta» al Nord (però i romani conoscevano già quella «dell'incenso), si torna per mare, nel 1291. L'imperatore dà loro due tavole d'oro, che sono lasciapassare, 14 navi, quattro alberi e 12 vele ognuna, le «spese per due anni», e tre ambasciatori mongoli officiati a scortare in Persia la sposa di Arghun Khan. Giava, India, Hormuz. Di 600 persone, marinai a parte, ne arriveranno 18, di cui solo uno tra gli ambasciatori. Infine, Venezia, nel tardo 1295: Marco aveva 41 anni, oltre la metà trascorsi lontano. Allora non usava andare in tv per raccontare le proprie prodezze: riprende la sua solita vita. Tre anni dopo, battaglia di Curzola, è catturato dai genovesi. Un anno in prigione. Detta a Rustichello di Pisa le proprie memorie, Le divisement du monde. Originale perso; Marco ne porta sicuramente una copia a Venezia: la dedica a Carlo di Valois. Altro che le Mille e una notte: 37 anni e qualche giorno.
Fabio Isman
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