Di lui sappiamo pochissimo; e anche dell'opera per cui è divenuto famoso esistono molteplici versioni, non analoghe tra loro; tracce della sua casa sono state trovate sotto un teatro, il Malibran, costruito a Venezia nel 1677. Eppure, Marco Polo resta il viaggiatore più celebre. Gli è intitolato di tutto: tv, fondi pensione, negozi, catene di distribuzione, programmi universitari o europei, alberghi in ogni dove, cliniche e ristoranti orientali, società per azioni, o a responsabilità limitata; un negozio che vende magliette gioca sul cognome, e si chiama «Marc O' Polo». Bene ha fatto allora, fra tanto mistero, Marina Montesano, docente di Storia a Messina, a indagarne, in Cina e nelle biblioteche, la persona e l'unico scritto che lo riguardi (Marco Polo, Salerno editrice, 334 pag., 22 euro); perché, avverte, pur se con «una bibliografia smisurata, i profili biografici sono relativamente pochi». A Venezia, dove è probabilmente nato il 15 settembre 1254, gli è dedicata la Corte del Miliòn; ma la casa che vi si mostra ha struttura gotica, tante superfetazioni, e certamente non era la sua, distrutta da un incendio nel 1598. Se ne ignora perfino la data di morte: fa testamento a gennaio 1324, e mostra che è soltanto una favola la sterminata ricchezza accumulata nei viaggi; e già l'anno dopo, non c'è più. E' sparita anche la tomba; per l'eredità, una delle tre figlie denuncia poi il marito. C'è chi lo fa nascere in Croazia; però pure chi gli fa scoprire addirittura l'America. E chi non gli crede.
DETTAGLI
Lo studio è pieno di dettagli curiosi: scevera le tante contraddizioni tra i testi rimasti, per pervenire fino ai noccioli delle descrizioni del viaggiatore. Così, ecco un mondo fantastico, popolato di animali fino allora ignoti, con infinite Mirabilie. Come risposta agli scettici, che dubitano perfino di quel viaggio incredibile, uno studioso, Leonardo Olschki, nota che Polo descrive con più precisione e ricchezza di particolari «di ogni ben più voluminoso trattato di storia naturale di quel secolo» i suoi strani animali. «Alcuni che sembrano inventati», dice Montesano, «sono stati poi riconosciuti come reali»: tipo la moroseta, gallina con pelo da gatto, allora diffusa solo in Asia. C'è la caccia al coccodrillo, per procurarsi il fiele con cui curare malattie terribili, tipo la rabbia. C'è l'unicorno, che è solo un rinoceronte, visto a Sumatra, più piccolo di quello africano. Marco individua e descrive «la stella del Nord», che è la Croce del Sud. Racconta che si usava pepe a profusione: nella città di Quinsai, tremila chili al dì.
Fabio Isman
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