Viterbo, negoziante massacrato: Pang e la donna del mistero, le ombre del killer

Viterbo, negoziante massacrato: Pang e la donna del mistero, le ombre del killer
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 6 Maggio 2019, 07:46 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 10:56

dal nostro inviato
CAPODIMONTE (VITERBO) Il giallo di Viterbo ha tutto: una vittima di omicidio (un commerciante di 73 anni colpito ferocemente con uno sgabello), un colpevole, un movente, l'allarme sicurezza con la Lega che chiede ronde ed esercito. Ma permane una nebbia fittissima sui protagonisti della storia. C'è il giovane di 22 anni del Kansas (dove aveva una vita normale a parte un arresto nel 2014 per consumo di alcol quando era minorenne), ma nato a Seul, arrivato due mesi e mezzo fa nell'angolo più nascosto di una piccola città della Tuscia; c'è una misteriosa donna tedesca di 26, che l'ospitava e che ora è barricata in casa e chiama i carabinieri ogni volta che qualcuno prova ad avvicinarsi alla porta di legno affacciato su un vicolo stretto (dall'altra parte c'è il lago di Bolsena). E c'è una bambina, Elisa, piccola e magra magra, figlia della donna tedesca, in cura all'ospedale Bambino Gesù.

ARRESTO IN KANSAS
Mettere insieme i puzzle di una vicenda che sembra la trama di un film dei fratelli Coen, Fargo nella Tuscia, non è semplice, anche perché del giovane arrestato per l'omicidio - Michael Aaron Pang - su internet restano poche tracce: una pagina Facebook in cui compare con la cravatta, aggiornata solo fino al 2016 se non fosse che nel 2018 scrive di essere «impegnato», ovvero di avere una relazione sentimentale; il diploma alla Blue Valley High School di Overland Park dove abitava con i suoi in una bella villetta circondata dal prato; Michael, il feroce assassino di Norveo Fedeli, proprietario di un negozio di abbigliamento a Viterbo, a Capodimonte ha sempre vissuto nella casa dove la 26enne tedesca abita con quattro gatti e la figlia piccola. La donna non ha direttamente affittato l'appartamento, ma un uomo di origini calabresi che abita a Orte gliel'ha messo a disposizione (in queste ore sarà sentito dai carabinieri).

Complicato? Sì, è complicato. Il ragazzo che ha ucciso un uomo per qualche jeans e un conto non pagato da 600 euro ha i lineamenti asiatici e l'espressione da bambino e camminava nei vicoli di Capodimonte, proprio vicino al lago di Bolsena, senza avere neppure ben chiaro dove si trovasse. Anche quando faceva freddo indossava bermuda e sneaker, andava a fare la spesa e comunicava solo usando Google translate perché non parla una parola di italiano. «Lo guardavi - dice una signora allargando le braccia - e non capivi cosa fosse venuto a fare qua, sembrava un marziano, ma innocuo. Ecco, se devo dirla tutta, un bamboccione». Il bamboccione, Michael, è nato in Corea del Sud ma è cresciuto e ha studiato ad Overland Park, in una cittadina di 180 mila abitanti del Kansas, le solite tracce del web fanno ritenere che il padre sia un medico, ma chissà se è vero, e venerdì mattina ha preso la corriera ed è andato fino a Viterbo, nel negozio di Fedeli, via San Luca. E' lui che colpisce con lo sgabello in testa l'anziano commerciante, dopo un litigio perché la carta con cui deve pagare la merce, dei jeans Levis ma anche altro, viene respinta. Non ci sono molti dubbi che sia lui l'omicida: le telecamere lo hanno ripreso mentre usciva, i carabinieri hanno trovato gli abiti insanguinati e i vestiti presi dal negozio.

VIAGGIO IN CORRIERA
Le domande sono altre: come diavolo è arrivato questo ragazzo di origini coreane dal Kansas a Capodimonte? Perché ha preso la corriera fino a Viterbo per andare più volte da Fedeli, quando ci sono negozi di quel tipo anche nel paese sul lago? Perché è finito proprio in quella jeanseria in una via nascosta del centro, conosciuta dai viterbesi ma in cui non capiti se non vai appositamente? Tutto questo stanno tentando di capire i carabinieri che proseguono le indagini. E poi c'è la ragazza tedesca con cui Michael abitava a Capodimonte. Raccontano i vicini: «Se i due stiano insieme davvero non lo sappiamo, lei ogni tanto usciva, andava in pizzeria, cercava il gatto, ma soprattutto pensava alla bambina, la portava a Roma al Bambino Gesù, è magra magra». Tacchi alti, bei vestiti lunghi che da queste parti non si sono mai visti, la donna ha una Mercedes, ultimo modello e ben tenuta, con targa di Berlino parcheggiata nella piazza vicino alla casa e probabilmente con la storia dell'omicidio non c'entra nulla, ha fatto solo l'errore di fidarsi della persona sbagliata, che ha aggiunto guai ad altri guai, visto che i servizi sociali già stavano seguendo la situazione della bambina. Ieri era spaventatissima, parlava solo da dietro la porta di legno: «Andate via, chiamo i carabinieri».
 

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