Omicidio Fedeli, la madre di Pang dagli Stati Uniti: «Io prego per lui e per la vittima»

Omicidio Fedeli, la madre di Pang dagli Stati Uniti: «Io prego per lui e per la vittima»
di Mauro Evangelisti
2 Minuti di Lettura
Martedì 7 Maggio 2019, 10:51 - Ultimo aggiornamento: 18:20
«Sono incredula, sono distrutta, andrò in chiesa a pregare per mio figlio, ma anche per la vittima. Sono due le persone per cui devo pregare». Celia Pang, da Overland Park, stato del Kansas, non si dà pace. Mai avrebbe pensato che il figlio, Michael Aaron Pang, 22 anni, dall'altra parte del mondo sarebbe finito in carcere per omicidio aggravato. Michael rischia l'ergastolo perché dal 20 aprile è entrata in vigore la nuova legge che non consente il rito abbreviato in caso di accusa di omicidio aggravato.

L'avvocato Remigio Sicilia, che assiste il ragazzo, ieri ha parlato a lungo con lui nel carcere di Mammagialla, a Viterbo, gli ha portato degli abiti, ha avvolto il filo del suo racconto. Michael è accusato dell'omicidio del negoziante viterbese Norveo Fedeli, 73 anni, ucciso a colpi di sgabello per una carta di debito non accettata dopo che, per tre volte, aveva tentato di acquistare jeans Levis e altri indumenti. Michael inizialmente, anche su consiglio dell'avvocato che l'assiste insieme alla collega Lilia Ladi, non ha risposto al magistrato, ma questa mattina accetterà di rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari Savina Poli che dovrà convalidare l'arresto.

Alla storia di questo strano delitto che ha visto protagonista un ragazzo nato a Seul, ma cresciuto negli Stati Uniti si aggiungono nuovi particolari, anche se il quadro è ancora confuso. Dana, la donna che lo ospitava a Capodimonte, è di origine romene ma con cittadinanza tedesca ed ha 46 anni. Il ragazzo dice che è un'amica di famiglia e per questo motivo abitava da lei da due mesi e mezzo. Non era la prima volta che Michael veniva nel Viterbese, c'era già stato un anno fa e il suo progetto era di aprire un esercizio commerciale - in cui si dava spazio alla grafica web, a internet ma anche al consumo di alimenti - a 60 metri dal negozio di Fedeli in cui era capitato casualmente.

Era la terza volta che Michael andava nel negozio per concludere l'acquisto. Fin da quando è stato rinchiuso a Mammagialla, il ragazzo è sorvegliato a vista soprattutto per garantire che non faccia gesti autolesionistici. Non è mai stato in carcere, negli Stati Uniti era stato arrestato a 16 anni, ma semplicemente perché era risultato positivo all'alcol mentre guidava (lì la patente si ottiene prima ma le regole sugli alcolici sono molto più severe). Il portavoce dell'università del Missuori ha confermato che Michael nel 2015 e nel 2016 per due semestri aveva frequentato i corsi di Ingegneria e computer.

A Capodimonte appariva come una presenza strana, ma innocua, un bravo ragazzo dai lineamenti asiatici che si vedeva passare per andare a fare spese con il cappellino da baseball e le cuffiette alle orecchie.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA