«I Facchini sono già parecchio carichi». Il suo grido «Sollevate e fermi», che rompa un silenzio totale, è quello che dà il via al Trasporto. Il capofacchino Sandro Rossi comincia a testare gli umori dei suoi uomini, prima di dare loro tutte le “dritte” del caso. «Domani faremo la consegna dei ciuffi nella ex chiesa della Pace - dice - con il rinfresco offerto a tutti. È lì che daremo le prime indicazioni». Poi il secondo round, ovvero «la cena tecnica, giovedì sera a Vetralla, al ristorante L’Accordo».
L’ultima occasione per limare ciò che c’è da correggere o - per i nuovi - capire.
«Non ho ancora parlato con i Facchini a livello tecnico - dice Rossi - ma solo di vita comune, durante le cene in piazza San Lorenzo. Niente però di relativo al Trasporto. Neanche con i nuovi: saremo più precisi giovedì, quando daremo loro tutte le indicazioni su ciò che devono fare». Questo sarà il Trasporto dell’epilogo per l’attuale Macchina: un ultimo pensiero per Gloria? «Questa per me è la più bella di quelle che ho visto». Da Facchino ne ha portate tante, da capo ne ha guidate tre: Ali di luce, Raffaele Ascenzi come l’attuale, Fiore del Cielo di Arturo Vittori e questa.
Rossi ha grandi aspettative per la nuova struttura. «Mi aspetto qualcosa di eclatante - spiega - non le solite Macchine che abbiamo visto finora».
Il capofacchino ha ancora due anni di mandato da portare a termine, prima delle nuove elezioni. Farà dunque, sicuramente, almeno un Trasporto con la prossima Macchina di Santa Rosa. A proposito: lunedì 4 settembre ci sarà l’abbinamento del progetto vincitore con l’anagrafica, ovvero con il nome di chi lo ha realizzato. E subito dopo si potrà alzare il velo sulla struttura che verrà portata a spalla il 3 settembre del 2024.
Intanto c’è però da portare a casa questa. «Mi aspetto un Trasporto solido, che vada come sempre tutto bene e non ci siano problemi. Che gli spazi per il pubblico siano sufficienti per tutte le persone che la vogliono vedere. Alle cene in piazza ho visto massima tranquillità, hanno scherzato e giocato: sono parecchio carichi e contenti - conclude Rossi - ma bisogna lavorarci ancora un po’ sopra». Perché la Macchina non è uno scherzo.