Ascenzi, ecco il suo "Dies Natalis": «Racconta una storia che porta a Rosa, smetterò solo se finirà l'entusiasmo»

L'ideatore: «Sapevo che sarebbe stato difficile battere questa composizione. Se ci fosse stata una Macchina più bella sarei stato felice di accoglierla»

Ascenzi, ecco il suo "Dies Natalis": «Racconta una storia che porta a Rosa, smetterò solo se finirà l'entusiasmo»
di Massimo Chiaravalli
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Martedì 5 Settembre 2023, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 19:41

Il Raffaele Ascenzi ter è un “Dies Natalis”. È questo il nome del bozzetto che è stato messo in cima alla classifica. Era la sua ultima in veste di ideatore, si diceva appena domenica sera. E invece era solo «una fine che può essere un nuovo inizio», come aveva sostenuto su queste colonne il giorno in cui Gloria era stata assemblata a San Sisto. E lo ribadisce: «Conoscendo il lavoro che avevo fatto, e non da un giorno - spiega - sapevo che sarebbe stato molto difficile battere questa composizione. Se ci fosse stata una Macchina più bella in gara sarei stato felice di accoglierla».

Un nuovo inizio o una nuova nascita.

Meglio: un “Dies Natalis”, come il nome della sua struttura vincitrice. «Delle mie tre progettazioni (Ali di luce, Speranza, che però non vinse, e Gloria, ndc) questa è molto più completa e celebrativa. Ho raggiunto probabilmente un apice difficilmente eguagliabile da me in futuro. Se avessi realizzato una Macchina non all’altezza di Gloria non avrei partecipato, quel ragionamento era la base di partenza».

I suoi figli sono la spinta «che mi costringe a questo impegno: so di regalare una grandissima gioia alla mia famiglia - continua Ascenzi - anche ai miei genitori, alle mie sorelle e a mio fratello. Ma soprattutto a mia moglie e ai figli, che crescono con questa tradizione». Poca poesia e molta consapevolezza del suo lavoro, la vittoria quindi «me lo aspettavo, è una top class, molto completa», nonostante il timore che fosse tra gli esclusi dalla commissione man mano che i nomi dei papabili si assottigliavano. 

«È un grande impegno e un onore. Sento molto amore, anche alla proclamazione del vincitore», quando è scattato un applauso sincero e convinto. “Dies Natalis” non è una Macchina facile, alla prima lettura. Anche se i concetti sono espressi in maniera molto chiara. Racconta una storia che porta a Rosa. Il bando chiedeva che fosse il riassunto della storia della tradizione secolare. Nel 2015 si prevedeva che nelle tavole fosse indicato il motto, oggi invece non ci doveva essere, hanno cambiato questo articolo».

In molti sono caduti nella trappola e sono stati eliminati. Alla proclamazione, pur provvisoria, della vittoria? «C’è stata un’emozione fortissima: interrompere con un grandissimo successo come il Trasporto di domenica sarebbe stato bello - commenta - ma continuerò finché non si spegnerà l’entusiasmo: solo allora smetterò di fare l’ideatore. Avevo tanti dubbi, vedrete che è una Macchina molto articolata, ma nei suoi concetti è semplice».

Come Gloria: «Lo spunto del reliquiario era lampante, era talmente evidente che fosse la base di una splendida Macchina di Santa Rosa che avevo paura me la rubassero. Ma da lì ad arrivare all’armonia di forme che deve avere non è semplice. Solo all’ultimo, inserendo elementi e scalando le allegorie in maniera adeguata ci sono riuscito». Infine, la dedica duplice: «Alla mia famiglia e al Sodalizio dei Facchini, che sicuramente l’apprezzeranno. Perché io stesso la vorrei trasportare».

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