Terni, pineta Centurini addio. L'agronomo: «Un destino segnato»

Terni, pineta Centurini addio. L'agronomo: «Un destino segnato»
di Monica di Lecce
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Venerdì 1 Settembre 2023, 10:05

LA VICENDA

Il nuovo volto di viale Centurini si è svelato ufficialmente nel tardo pomeriggio di lunedì quando, ultimato il taglio dei pini, la strada è stata riaperta al traffico. Addio al viale alberato ma, a quanto pare, non c'era alternativa visto lo stato in cui versava la pineta ed era necessario mettere in sicurezza la strada. Alla fine sono state 185 le piante abbattute, più del doppio rispetto alle 90 annunciate. Ai 96 pini su area pubblica si sono sommati altri 89 nella zona di pertinenza del privato. Se i reimpianti resteranno in rapporto di due ogni albero tagliato, i nuovi innesti saranno certamente ben più sostanziosi dei 180 complessivi previsti tra questo e il prossimo anno. L'abbattimento d'urgenza dei pini e la relativa messa in sicurezza della strada e del parco, è costato al Comune 55.800 euro. Ma c'era un'alternativa al taglio massiccio dei pini? Stando al parere degli esperti, no. Poteva essere fatto qualcosa prima? Certamente sì, ma con dei distinguo. Gli agronomi contattati dal Messaggero non hanno dubbi al riguardo. Sebbene nessuno se la senta di fornire una dichiarazione ufficiale per mantenere una posizione formale, lontana da possibili polemiche e strumentalizzazioni su un tema tanto delicato e sentito, gli esperti ritengono che nel corso del tempo molto andava fatto per manutenere la pineta.
«Quando si fanno impianti ad alta densità dice un agronomo, che preferisco non fornire il nome per non entrare nella polemica cittadina sul taglio dei pini questi poi vanno controllati nel tempo. Generalmente si piantano tanti alberi e poi negli anni successivi si opera una "sfoltitura" selezionando gli esemplari che presentano caratteristiche di resistenza e possibilità di sviluppo migliori. Se non viene fatta questa operazione di diradamento, succede quello che è avvenuto alla pineta Centurini: crescono troppo stretti, come dimostra anche la forma che avevano assunto quei pini, filiformi e non dalla folta chioma, e presentano problemi di stabilità. A quel punto diventano un pericolo e se, per qualche fattore climatico o altro, cade uno possono venire giù tutti. Del resto gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti e le cronache di questo periodo sono piene di alberi che cadono». Che il pino marittimo non sia un albero adatto alla città è stato detto e scritto tante volte ma c'era un modo per preservare la pineta? «Qualcosa si poteva e si doveva fare spiega l'esperto ma il problema è a monte e non di questi ultimi anni. Sono almeno 50 anni che non è stato fatto nulla. Non conosco la storia e le motivazioni delle scelte sulla pineta Centurini ma di certo dagli anni successivi alla piantumazione dei pini doveva essere effettuata quell'operazione di diradamento che non c'è stata. Ma senza addossare responsabilità a nessuno, va precisato anche che le conoscenze botaniche di 50 anni fa non sono quelle attuali per cui certe dinamiche erano poco esplorate». Al posto dei pini dovrebbero essere impiantati aceri, tigli e frassini. «A tal proposito, ma questa è una mia considerazione personale tiene a sottolineare l'esperto in linea generale non sono così convinto della necessità di effettuare i reimpianti nello stesso punto in cui sono stati effettuati i tagli».

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