L'ingegnere Luigi Corradi: «Lo stadio Liberati non può più ospitare neanche la B, troppi i difetti da risolvere»

L'ingegnere Luigi Corradi: «Lo stadio Liberati non può più ospitare neanche la B, troppi i difetti da risolvere»
di Corso Viola di Campalto
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Domenica 20 Novembre 2022, 10:24 - Ultimo aggiornamento: 23 Novembre, 23:24

TERNI Il Liberati attraversa un momento difficile. Si parla di un nuovo stadio demolendo il vecchio, di trasferimento in un'altra area, di una possibile radicale bonifica di quello esistente. L'ingegnere Luigi Corradi in questo campo ha esperienza da vendere, nel 1975 progettò il Curi e dal suo studio ternano sono stati progettati anche gli impianti di Ascoli, Rieti e Viterbo, la copertura del San Paolo di Napoli per Italia 90 e quella dell'Olimpico di Torino per le Olimpiadi invernali 2006 ed in questo momento sta ristrutturando quello di Siena.
Insomma un esperto di stadi calcio in Italia e all'estero.
«Io mi limito a parlare di Stadio - inizia Corradi- perché quella è la mia competenza non ho condiviso molto le scelte che sono state fatte, anche se in modo più che legittimo: uno stadio completamente nuovo, da 25.000 posti, 50 milioni di spesa e adesso anche un possibile trasferimento, lontano dall'attuale.
Ma il Liberati come sta messo?
Alla domanda se il Liberati, il nostro glorioso stadio di calcio, sia ancora idoneo ad ospitare il campionato della serie cadetta è facile rispondere. Con ragionevole certezza, la risposta è no. Lo stadio è vecchio risale agli anni sessanta del secolo scorso quando la Ternana decide di dismettere il vecchio stadio di viale Brin ormai troppo vecchio per soddisfare alle esigenze sportive della città. Nel 1968 il Comune di Terni commissiona all'ingegner Baruchello, già autore del progetto dello Stadio Marcantonio Bentegodi di Verona, lo studio per la costruzione di un nuovo impianto nel quartiere San Martino ove fin dal 1930 il Piano Regolatore della città ne aveva previsto la destinazione. Baruchello aveva scelto di dare al costruendo impianto una struttura originale e insolita negli impianti sportivi del nostro paese, costituita da tre anelli sovrapposti. Il progetto aveva inoltra una destinazione polisportiva perché attorno al campo di calcio venne anche tracciata una pista di atletica leggera allontanando così in modo irreversibile il pubblico dal campo di gioco. Dulcis in fondo il progetto separava il campo di gioco dagli spettatori con un triste fossato atto ad impedire le invasioni del campo di gioco. Comunque lo stadio è di gradevole aspetto e architettonicamente corretto. Qualifica in modo significativo e permanente l'area circostante.
Quindi lo stadio funzionava. Le ricordo che durante la partita di serie A con la Roma lo stadio registrò un'affluenza di 45000 spettatori di cui la metà romani, Oggi la capienza consentita è di 17500 spettatori. In assenza di una specifica normativa sulla sicurezza tutto era possibile. Gli interventi architettonici e strutturali che si resero necessari furono dettati dalla specifiche esigenze del calcio in termini di funzionalità, comfort, nuovi regolamenti e altro simile. Nel 1972 lo stadio è ampliato con la costruzione delle curva Nord e delle postazioni multimediali dall'ing Aguzzi. Successivamente si è provveduto ai portatori di handicap e ai tornelli di accesso, ma la distanza degli spettatori dal bordo campo, oltre 20 metri, l'eccessivo tempo di svuotamento del pubblico, la difficile percorrenza interna su scale strette, la mancanza di servizi al pubblico e agli atleti, l'assenza di aree al servizio della proprietà e alla stampa, sono difetti con i quali è difficile convivere. E quindi più che comprensibile che l'attuale gestione preveda di intervenire.
Demolizione o ristrutturazione?
Lo stadio può essere ben ristrutturato, con l'utilizzo dell'acciaio, con un importo pari a un quarto di quanto ipotizzato.

Parlo di 5/7 milioni di euro. Spettatori a 5 metri dal bordo campo. Copertura integrale. Servizi moderni al pubblico e agli atleti, grande velocità di smaltimento del pubblico. Bassi costi di manutenzione. Ma soprattutto, con la ristrutturazione, si otterrebbe qualcosa di architettonicamente originale e gradevole, di non visto, di unico, un ponte tra il vecchio e il nuovo in antitesi all'ipotesi che sia possibile progettare da una utopistica tabula rasa. E poi il Liberati deve rimanere li, dove il Prg di prima della guerra lo aveva previsto e i successivi prg avevano confermato e dove la semplice antiretorica costruzione dell'ingegner Barucchello era entrata nella memoria storica cittadina costituendone insieme a San Valentino e l' Acciaieria uno dei simboli principali. Di fatto questa presenza spesso non codificata, di non allontanare mai dal centro cittadino le funzioni pregiate, fra di esse quelle sportive, inespressa nel piano di Ridolfi, emerge con forza nel successivo di Portoghesi.

A mancare sono anche  le infrastrutture 
Certo molti problemi rimangono irrisolti. Fra di essi quello dei parcheggi che deve trovare soluzione sulle aree al di là della ferrovia. E’ impensabile che un intero quartiere possa vivere delle Domeniche da incubo solo per il fatto che la Ternana giochi in casa. La smia opinione è dunque che il Liberati non deve essere trasferito. Ristrutturato, deve rimanere dove è adesso. E’ ovvio che la scelta è di conservare l’attuale localizzazione del nuovo Liberati utilizzando per quanto possibile le strutture esistenti, il campo di gioco, l’orientamento e quanto serve alla realizzazione di un impianto moderno e perfettamente funzionale.
Ci dice qualcosa, ingegnere, su questa nuova possibilità?
Mi sia consentito di citare il caso dei Siena che noi come Studio stiamo curando. Anche qui uno stadio corroso dal tempo, ma con una tribuna pregiata ancora funzionante, e vincoli architettonici e strutturali imposti dalla adiacenza dell’impianto al cuore della città, Piazza del Campo, quella per intendersi del Palio. Insieme con alcuni colleghi di Siena ci stiamo sforzando per integrare il nuovo nel vecchio, di non snaturare, di ricordare, ma anche di rendere piacevolissima la domenica a tutti i tifosi con servizi e visibilità eccezionali. Tema difficile ma non impossibile. 

 

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