Filippo Giardina stasera alla Notari
per la prima assoluta di Cabaret:
«La stand-up per riflettere ridendo»

Filippo Giardina stasera alla Notari per la prima assoluta di Cabaret: «La stand-up per riflettere ridendo»
di Michele Bellucci
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Martedì 4 Aprile 2023, 14:51

PERUGIA - Questa sera alla Sala dei Notari il celebre stand-up comedian Filippo Giardina presenterà in anteprima nazionale il suo undicesimo monologo satirico, Cabaret, all’interno della stagione Comìc Umbria (inizio alle 21). Perugia si conferma crocevia d’eccellenza per la comicità e si prepara così alla prima edizione di “Tanganica - libero stato della risata”, festival sull'umorismo che si terrà dal 26 a 27 maggio in piazza Birago. Lo spettacolo in programma stasera è coraggioso e trasgressivo, proprio perché approfondisce in un paradossale viaggio la distanza tra una stand-up comedy che affronta tematiche importanti dalla comicità banale e improvvisata.  

Filippo Giardina, come mai ha scelto di debuttare a Perugia?
Il tour in effetti doveva partire il 12 aprile, ma l’organizzatore umbro, Matteo Svolacchia, ha così tanto insistito che ho deciso di anticipare la partenza. L’avevo conosciuto in passato, so che sta investendo tante energie per creare una scena qui e volevo dare una mano.

Con quale emozione salirà sul palco?
Premetto che prima di arrivare al debutto io lavoro come un bastardo sullo spettacolo che proporrò, quindi più che l’emozione del vedere come va capirò quali proposte hanno funzionato bene e quali no. Sono un artigiano e lavoro sui dettagli. Con ogni nuovo spettacolo faccio un centinaio di date… quindi la prima sarà senz’altro importante.

Cosa è cambiato rispetto agli inizi?
Sono passati davvero tanti anni e posso dire di aver visto la nascita, lo sviluppo e ora anche la commercializzazione della stand-up commedy. Nel 2009 quando nacque Satiriasi c’era un’idea molto romantica e culturale, quella di riscoprire la satira adattandola a nuovi contesti, ad esempio portandola nei locali in cui ci si beve una birra mentre si guarda uno spettacolo.

Ora questo tipo di comicità si è un po’ imbastardita e non c’è molta differenza tra i cabarettisti e chi fa stand-up.

Perché ha scelto come titolo Cabaret?
Chiamandolo così volevo che fosse chiaro a tutti che faccio un altro sport: è uno spettacolo ambizioso dove chiedo molto al pubblico. Non faccio formalmente un’altra cosa, ma voglio dimostrare che si può ridere anche di cose enormi.

Quindi tratterà temi importanti?
Ho sempre fatto spettacoli pesantissimi a livello concettuale, nonostante si rida molto. Tanti anni fa ho preso una strada in cui mi trovo ancora bene e non la cambio. Del resto per parlare di qualcosa devi avere qualche interesse, qualche passione, se no diventa tutto un risotto in bianco.

Pensa che il pubblico risponderà bene?
Ne sono convinto, anche perché ho un pubblico prettamente under 30 e la differenza con quelli più grandi è enorme. Persone di 20 anni che mi parlano di Pasolini, perché parallelamente ai contenuti di 10 secondi che funzionano sul web guardano anche Barbero, che magari parla per un’ora e mezza di Medioevo. In Italia ci denigriamo sempre: questo perché la classe dirigente si vuol sentire più intelligente e purtroppo anche la comicità vive di mafie e parrocchiette.

Può dirci di più?
Il peggioramento del livello culturale è dovuto a chi produce contenuti… perché sono molto più scarsi di chi li fruisce! Penso che c’è l’Italia migliore a vedere certe serate di stand-up. E penso anche che la generazione degli attuali 30/35enni è quella che ha più abbassato il livello culturale, producendo ben poca roba e venendo risucchiati dai Social network. Quindi dico: largo ai ventenni!

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