Terni, tre mesi di lavoro contro il virus: medico colpito da infarto il primo giorno di ferie

Terni, tre mesi di lavoro contro il virus: medico colpito da infarto il primo giorno di ferie
di Vanna Ugolini
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Mercoledì 10 Giugno 2020, 09:49 - Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 10:37

TERNI Passare dall'altra parte, da medico a malato, nel giro di pochi secondi. Affidarsi a un medico quando prima erano in tanti ad affidarsi a te. Succede, ma diventa una storia che fa riflettere quando la persona che finisce in sala operatoria per un infarto è il medico che fino al giorno prima aveva lavorato al reparto Covid del Santa Maria, Claudio Gradoli, pneumologo. Il giorno dopo sarebbero cominciate le fere ma lui nella notte si è sentito male e due ore dopo era già stato operato al cuore. Difficile stabilire, ora, una connessione causa-effetto diretta «ma anche impossibile non pensare a quei tre mesi sotto stress, ai tanti giorni passati al lavoro in maniera consecutiva». Un episodio privato che diventa pubblico dato che il dottor Gradoli è stato, appunto, in prima linea contro il Covid e dato che la moglie è la dottoressa Maria Grazia Proietti, già primaria di Geriatria all'ospedale. Che, dopo la paura delle prime ore, ha deciso di scrivere una lettera ai vertici regionali e al sindaco di Terni Leonardo Latini per lanciare un invito: «Sappiate essere coraggiosi, dateci una sanità vera, dalla parte dei cittadini».
Una storia, quella del dottor Gradoli che, come mette in evidenza anche la moglie, è anche di buona sanità: dopo due ore dall'intervento del 118, il marito era già stato operato e la stava rassicurando sulle sue condizioni di salute.
«Ma quell'infarto è di mio marito, sì di un marito che in questi tre mesi di Covid-19 ha lavorato incessantemente come pneumologo nell'area Covid-19 e poi ora di nuovo in Pneumologia. Quel marito che insieme a tutti i colleghi ha lavorato bene, come bene ha risposto tutto il personale sanitario a questa emergenza, l'altra luce di questo tempo buio della nostra sanità», scrive Proietti.

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«Ma insieme a queste luci e a tutto lo straordinario personale che ha curato e sta curando mio marito, ci sono molte ombre e non posso che manifestarle, non solo per me, ma per la mia città, per la gente della mia città e della mia regione. Io credo che mio marito possa considerarsi una vittima indiretta del Covid. La vita professionale stressante che ha vissuto in questi tre mesi e non solo, ha cambiato la sua vita, nessuno può restituirgli un cuore nuovo, nessuno può restituirci la vita di prima, perché la nostra vita non sarà più quella di prima».
Proietti, però, non parla per accusare, ma per costruire e ripercorre le vicende degli ultimi anni che hanno visto cancellare prima la Struttura di Pneumologia e poi, via via, l'erosione del personale, delle risorse, delle potenzialità in un città in cui l'inquinamento atmosferico è la causa di tante malattie polmonari. «Parliamo di Claudio Gradoli, pneumologo dell'Azienda Ospedaliera S. Maria di Terni, che in un solo giorno, insieme agli altri colleghi, ha costruito tutta un'area dedicata ai malati Covid-19 in quanto i posti letto in Malattie Infettive non erano sufficienti in quel momento. Lui e i suoi colleghi hanno sofferto molto e profondamente in questi anni». La Struttura di Pneumologia fu smantellata quando andò in pensione il primario professor Casali - ricorda Proietti nella sua lettera alle istituzioni - nonostante Terni vanti record tristemente famosi per quanto riguarda le malattie polmonari. Ma le logiche con cui si assegnano reparti e primariati non sempre sono comprensibili dal punto di vista sanitario. E anche ora che sono state fatte assunzioni per far fronte all'emergenza Covid «non sono stati assunti pneumologi. Mio marito ha seguito i medici specializzandi, ha seguito il reparto, i positivi e dato istruzioni fino all'altra sera, prima di prendersi qualche giorno di ferie». Poi l'infarto e l'appello: «Abbiate coraggio di costruire una sanità sulla base delle reali necessità dei territorio e della competenza delle persone. Basta tagli indiscriminati».
 

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