Foligno, abbandonate tartarughe americane nell'oasi di Colfiorito. L'allarme della Lipu: «Un disastro per la biodiversità»

L'area naturalistica è stata dichiarata di interesse internazionale dalla convenzione di Ramsar. I rischi della presenza degli animali importati dalle regioni meridionali degli Stati Uniti

Uno degli esemplare di Trachemys scripta, la tartaruga palustre americana scoperta a Colfiorito
di Giovanni Camirri
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Lunedì 26 Giugno 2023, 08:27

 Presenze "aliene" all’interno di un’area naturalistica di interesse internazionale. Accade a Foligno, e in particolare a Colfiorito e nello specifico ad essere interessata è la palude, “dichiarata di interesse internazionale dalla convenzione di Ramsar per le caratteristiche della sua torbiera, per la ricchezza di specie vegetali e quale habitat eccellente per l'avifauna”. In quello spettacolo naturalistico, noto appunto a livello internazionale, si stanno registrando presenze “aliene” che li non dovrebbero proprio stare. L’alieno è la trachemys scripta, la tartaruga palustre americana che, come denunciato dal presidente di Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) Umbria Alfiero Pepponi «invade anche la palude di Colfiorito. Un autentico disastro per la biodiversità».

LA QUESTIONE

«Gli animali da compagnia – spiega Pepponi parlando con Il Messaggero - , i cosiddetti pet, fanno parte a tutti gli effetti di moltissimi nuclei familiari. Oltre ai forti legami affettivi che si creano, avere animali domestici ha anche il vantaggio di educare i nostri figli, insegnando loro il senso di responsabilità. L’entusiasmo, però, spesso porta a non valutare attentamente tutti gli aspetti di questa convivenza. Una delle specie più coinvolte in esperienze di questo tipo è stata la Tartaruga dalle orecchie rosse, un nome accattivante per una specie (Trachemys scripta elegans) importata dalle regioni meridionali degli Stati Uniti che rappresenta oggi una minaccia al nostro delicato ecosistema».

L’ANALISI

«Quindi – sottoline ail presidente di Lipu Umbria - non solo cani, anche le tartarughe vengono abbandonate dalle famiglie che si stancano del “giocattolino” quando comincia a crescere. Il problema è che le tartarughe abbandonate sono quelle d’acqua originarie dall’America del Nord e che il luogo preferito sono le vasche di parchi e di giardini, gli stagni, i laghi, i corsi d’acqua ed anche la palude di Colfiorito. Si pensa di fare un gesto nobile, liberandole dalla gabbia casalinga, ed invece si commette un’azione che ha effetti devastanti sull’ambiente. Principalmente sulle specie autoctone, perché la Trachemys scripta, meglio nota come Tartaruga palustre americana, e le sue varie sottospecie che si sono diffuse negli ultimi decenni in tutta Italia, stanno compiendo un attentato alla biodiversità, monopolizzando le risorse naturali a disposizione e alterando habitat ed ecosistemi. Un ospite sempre più ingombrante».

L’IDENTIKIT

«I soggetti maggiormente coinvolti – ricorda – dalla tartarugomania sono da sempre i bambini, attirati intensamente da questi tranquilli e simpatici rettili. Così esemplari di Trachemys, un tempo venduti, nelle iconiche vaschette di plastica con tanto di palma in plastica, nei negozi di animali (ma anche nelle fiere e nei mercati) sembravano ideali anche agli occhi dei genitori. Si trattava di animali piccoli, colorati, acquatici (e quindi “puliti”), bisognosi di poco spazio e silenziosi. Protetti, coccolati e ben nutriti, in poco tempo i piccoli ospiti cominciavano però a crescere e a richiedere vasche di dimensioni sempre maggiori, non sempre corredate da opportuni filtri. È così che l’acqua cominciava a emanare cattivo odore per effetto del cibo in decomposizione e delle tartarughesche deiezioni».

L’IDILLIO

«Inutile dire che – incalza Pepponi - l’idillio tra uomini e rettili si concludeva spesso con una gita di famiglia al parco – o in luogo simile dotato di specchio d’acqua – in cui le tartarughe venivano festosamente messe in libertà, nella convinzione (errata) di aver compiuto una buona azione. Ed è proprio così che ha avuto origine il problema. Un problema si aggrava di fronte ad una dilagante inconsapevolezza in merito a leggi e normative che dovrebbero regolamentare la presenza di questi rettili nel nostro territorio ed i rischi a connessi a una custodia poco accorta. Si definiscono aliene (o alloctone) le specie animali o vegetali che si ritrovano in aree al di fuori del proprio habitat naturale, in seguito a un’importazione intenzionale o volontaria. In assenza di competitori autoctoni assumono spesso carattere invasivo, poiché la riproduzione allo stato selvatico comporta un incremento considerevole delle popolazioni che finisce per minacciare la sopravvivenza delle specie locali. Nel territorio europeo si stima la presenza di circa 12.000 specie aliene, il 15% delle quali a carattere invasivo. Si tratta di un fenomeno di rilievo, tanto che la presenza di specie aliene è considerata la seconda minaccia più grave per la biodiversità, dopo la distruzione dell’habitat.Trachemys scripta, tra le specie alloctone di Rettili presenti in Italia (più del 10% del totale), è quella che oggi presenta sicuramente la più ampia distribuzione.

Appartenente all’ordine delle testuggini, è originaria del bacino del Mississippi (Stati Uniti), del Centro America e delle regioni nord-occidentali dell’America meridionale; vive in laghi, torrenti, canali, paludi, stagni e fiumi in genere dal corso d’acqua lento e fangoso, poco profondi, con fondali melmosi o sabbiosi e abbondanti piante acquatiche, le cui rive siano facilmente accessibili e soleggiate per gran parte della giornata. Si conoscono 16 sottospecie di Trachemys: le più note sono la tartaruga dalle orecchie rosse, Trachemys scripta elegans, e la tartaruga dalle orecchie gialle, Trachemys scripta scripta, che si differenziano per le caratteristiche macchie di diverso colore poste ai lati del muso da cui deriva il nome volgare. Vivono in gruppi, solitamente non superiori alla decina di esemplari, e sono onnivore, nutrendosi di piante acquatiche, invertebrati, piccoli pesci e anfibi. La Trachemys scripta, in particolare la sottospecie Trachemys scripta elegans, è stata la testuggine maggiormente commercializzata, soprattutto nel sud-est asiatico, per scopi alimentari e, soprattutto in Europa già a partire dal secondo dopoguerra, come animale da compagnia».

LE PRESENZE

In Italia la prima segnalazione nota di esemplari rilasciati nell’ambiente risale all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso in Molise, ma è soltanto dalla metà degli anni ’80 che la specie ha iniziato a essere segnalata con una certa frequenza e a essere oggetto di interventi gestionali. Nel corso degli anni ‘90, la presenza della specie è stata segnalata in ben 15 regioni italiane, soprattutto a seguito del rilascio incontrollato e prolungato in natura di esemplari allevati in cattività. Il fenomeno dell’abbandono riguarda ogni anno centinaia di esemplari, liberati in stagni, laghetti, fiumi o torrenti da cui, soprattutto durante piogge abbondanti, queste tartarughe vengono trasportate fino al mare. Secondo i dati Cites , circa il 99,9% delle persone che acquistano piccole tartarughe palustri americane, che si trovano spesso in esposizione alle fiere, nei mercatini o nei negozi di animali, le abbandonano in natura una volta diventate grandi, perchè non più in grado di gestirle.

L’UMBRIA

Dal 2010 in Umbria, a Sant’Arcangelo sul Lago Trasimeno, la Provincia di Perugia all’interno del Centro ittiogenico ha realizzato quello che a tutti gli effetti si può considerare il più grande ricovero di tartarughe d’Italia che conta migliaia di esemplari ospitati all’interno di tre grandi vasche esterne, dove è stato riprodotto un ambiente simil-esotico. «Una minaccia – spiega ancora il presidente di Lipu Umbria - per la biodiversità. La specie è onnivora generalista, in grado di predare molte altre specie acquatiche tra cui insetti, pesci, crostacei e anfibi ma anche vegetazione, specie in età adulta, determinando un grave rischio di impoverimento dell’intera biodiversità degli ambienti umidi colonizzati. Certamente la Palude di Colfiorito, così come i nostri corsi d’acqua, non assomigliano in nessun modo ai fiumi e alle paludi che si trovano fra Virginia e Florida, habitat originario di questa specie ed in questi ambienti naturali potrebbero anche causare gravi danni all'ambiente divorando la flora e piccola fauna acquatica locale. Queste tartarughe non sono affatto nate lì, ma ci sono state abbandonate da chi non aveva più voglia di tenerle in casa, oltretutto commettendo il reato di abbandono di animale Vorrei quindi approfittare - per rivolgere un appello a tutti i lettori di non abbandonare animali di nessuna specie (rischiando oltretutto sanzioni penali) e, ancora meglio, di non acquistare animali esotici, che vivrebbero comunque sempre male nelle nostre case al di fuori del loro habitat e che avrebbero e creerebbero sempre problemi. Gli animali non sono giocattoli da regalare o usare per un po' e poi gettare via, ma, una volta acquistati, vanno accuditi e curati per tutta la loro vita, che nel caso della tartaruga Trachemys scripta può arrivare a 40 anni raggiungendo dimensioni di 25 cm di lunghezza. Le tartarughe ci insegnano un’importante lezione di civiltà: davanti ad una specie mai vista, documentiamoci sempre a fondo prima di acquistarla, così da evitarne la diffusione. Questo vale per tutte le specie aliene: il nostro patrimonio naturale si difende anche così. Quindi non abbandonate animali di nessuna specie (rischiando oltretutto sanzioni penali) e, ancora meglio, di non acquistare animali esotici, che vivrebbero comunque sempre male nelle nostre case al di fuori del loro habitat e che avrebbero e creerebbero sempre problemi. Gli animali non sono giocattoli da regalare o usare per un po' e poi gettare via, ma, una volta acquistati, vanno accuditi e curati per tutta la loro vita, che nel caso della tartaruga Trachemys scripta può arrivare a 40 anni raggiungendo dimensioni di 25 centimetri di lunghezza».

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