Il record, alla fine, non c'è stato: gli ascolti tv della prima serata di Sanremo 2021 non hanno eguagliato i numeri bulgari dello scorso anno. A seguire la prima parte del festival, dall'esordio a mezzanotte, sono stati 11.176 mila spettatori con uno share del 46,4%, contro i 12.480 mila spettatori e il 51,2% di share del 2020. In calo anche la media, che martedì è stata di 8 milioni 363 mila spettatori (46,6% di share): si parla di una differenza di oltre 1,6 milioni e di circa sei punti percentuali rispetto all'anno scorso. Anche se per il direttore di Rai 1 Stefano Coletta la comparazione tra festival sarebbe «poco praticabile».
Un mese dopo
Imbastito quasi un mese più tardi del precedente, per Coletta il festival avrebbe sofferto «la diversa densità della platea del pubblico», storicamente più debole nei mesi primaverili: scorrendo il catalogo dei Sanremo di marzo - tradizione chiusa nel 2008 dall'ultimo festival a conduzione Baudo - lo share si attesta infatti su numeri simili, e persino inferiori a quelli del Sanremo della ripartenza (36,46% nel 2008, 44,82 nel 2007, 44,45% nel 2006).
Un pubblico disperso, che dopo un anno di pandemia sta imparando a gestire in modo diverso il telecomando, scoprendo l'offerta delle piattaforme. La stessa Rai, con gli ottimi numeri registrati ieri dall'on demand di Rai Play (+62%) conferma la tendenza: gli spettatori, e non solo i giovanissimi, ora guardano il festival quando vogliono, anche il giorno successivo, montando e smontando le clip per costruirsi un Sanremo su misura. Un Sanremo fai da te che non tiene conto di scelte artistiche e rigidità della scaletta, fluido e digitale, in cui il passaparola social fornisce lo spunto da cui ripartire, il giorno dopo, per guardare i punti salienti della serata, quando e come si vuole.
Acceleratore di ogni processo, il Covid ha consegnato chiavi in mano agli italiani anche gli sterminati cataloghi di Netflix, Amazon Prime Video e Disney +, da quest'anno tra i principali inserzionisti di Sanremo accanto a settori più tradizionali come quello alimentare e automobilistico. Se nel 2020 l'unica piattaforma a investire sul festival era stata Amazon, con uno spot pensato per il lancio dello show Celebrity Hunted, quest'anno i colossi dello streaming sono presenti in ogni blocco pubblicitario, per tutte le cinque serate del festival. Un investimento timido per Disney, più serio per Amazon (che si è aggiudicato il primo spot da 60 secondi della prima serata) e veramente importante per Netflix, che per la prima volta ha investito su Sanremo lanciando sia il suo marchio che prodotti singoli.
Lo scricchiolio
Cinque passaggi pubblicitari nella serata di martedì per l'azienda di Los Gatos, che nel 2020 sarebbero costati 400.000 euro per 30 secondi alle 21:15 (ma l'impianto pubblicitario del 2021, rivela Coletta, sarebbe identico), che portano nelle casse Rai denaro prezioso in questo momento storico. Ma la sensazione è che il rosicchiamento del pubblico di Sanremo, quella «piccola flessione» indicata dai dirigenti, sia come lo scricchiolio che segnala un problema strutturale: quello di un festival ancora troppo catodico in un mondo diventato digitale.
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