Lazio, stangata per Lotito: 12 mesi. E ora rischia di perdere le cariche federali

Lazio, stangata per Lotito: 12 mesi. E ora rischia di perdere le cariche federali
di Alberto Abbate
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Sabato 1 Maggio 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 10:03

Il futuro di Lotito si decide presso il Coni. Perché, non troppo a sorpresa, la Corte d’Appello inasprisce la sua pena a 12 mesi per il caso tamponi. Con questa sentenza, se confermata anche in ultimo grado, il presidente della Lazio sarebbe fuori da tutte le cariche federali per i prossimi 10 anni. A stabilirlo è l’articolo 29 dello Statuto della Federcalcio che considera eleggibili coloro che «non siano stati colpiti negli ultimi dieci anni, salva riabilitazione, da provvedimenti disciplinari sportivi definitivi per inibizione o squalifica complessivamente superiore ad un anno, da parte della Federazione nazionale, dal Coni, dalle Discipline associate e dagli Enti di promozione sportiva o da organismi sportivi internazionali riconosciuti». E Lotito il limite lo ha superato. Aveva già due mesi di squalifica accumulati nel 2012, il Tribunale Federale ne aveva comminati sette per «un’omessa vigilanza» sui propri medici in merito al caso delle positività alternate dei giocatori biancocelesti. Ma la Procura Federale, ieri in dibattimento per poco più di un’ora, ha insistito sui 13 mesi e 10 giorni richiesti. Lotito, che già all’inizio della vicenda non aveva mostrato troppa fiducia in una sua assoluzione, nei giorni scorsi era addirittura pessimista tanto da mugugnare un presunta ostilità del presidente della Corte, Torsello nei suoi confronti. Ma non solo perché da tempo è convito che qualcuno gliel’abbia giurata e voglia fargliela pagare eliminandolo dalle poltrone del governo del calcio. E pensare che l’avvocato biancoceleste, Gentile aveva mostrato ottimismo alla fine dell’udienza: «E’ stato irreprensibile il comportamento dei giudici. Nonostante la nostra memoria difensiva più che esaustiva, abbiamo potuto esporre a lungo le nostre ragioni. Anche dalla motivazioni del Tribunale Federale emerge che il presidente Lotito non abbia alcuna responsabilità sulle accuse contestate.

Purtroppo la Procura Federale insiste nel ricorso con le sue richieste, così come sull’allenamento pre-Zenit d’Immobile, crollato in primo grado perché è evidente come la comunicazione della lista dopo i tamponi sia arrivata alle 10.49 con l’allenamento terminato come abbiamo dimostrato con le carte».

NEL MIRINO
Invece è stato accolto solo in parte il ricorso del pm Chiné. Ironia del destino, solo la parte a carico del presidente biancoceleste. Che a questo punto aveva regione, anche se ora dovrà trovare una spiegazione nelle motivazioni questa maggiore inibizione. Immutate (un anno a testa) invece per i dottori Rodia e Pulcini, le pene. Maggiorata anche la multa al club che 150 passa a 200 mila euro. Ieri pomeriggio è uscito solo il dispositivo nel comunicato della Federazione, ma Lotito è rimasto imperturbabile. Resta comunque convinto che alla fine riuscirà a ribaltare il giudizio. Sente un’aria favorevole che spira dal terzo grado, anche relativamente al Protocollo Figc, che non sarebbe stato rispettato dal club biancoceleste, ma sopratutto non sarebbe mai stato approvato dal Coni, nonostante abbia modificato le norme. Quest’aspetto è tutt’altro che trascurabile e potrebbe far decadere tutto l’impianto delle accuse. 

AIUTO
Argomentazione respinta già in primo grado dal Tribunale Federale, ma il collegio di garanzia presso il Coni può aiutare Lotito allo scadere. Non certo il 13 maggio sul recupero di Lazio-Torino (dopo sentenziato proprio lì con il caso Juve-Napoli), ma sul Protocollo Covid c’è tanto da discutere. E il numero uno della Lazio è pronto a giocarsi tutto proprio con questa carta.

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