​Da Mancini a Ibra, il colpo che appartiene al genio

Da Mancini a Ibra, il colpo che appartiene al genio
di Emiliano Bernardini
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Lunedì 12 Marzo 2018, 10:30
dal nostro inviato
CAGLIARI San Ciro fa il miracolo. Trasforma in oro una palla scodellata alla disperata da Felipe Anderson quando ormai la quinta sconfitta in sette gare sembrava l’epilogo di un partita difficile e giocata male dai biancocelesti. Immobile si traveste da Roberto Mancini (ricordate il gol in Parma-Lazio nel 1999?) e spalle alla porta disegna una parabola che cambia il destino della partita, fa fare una figuraccia a Cragno (troppo fuori dai pali) e lo spinge nell’Olimpo dei bomber laziali. Ciro uber alles. Ha superato se stesso. Lui come Giorgio Chinaglia: 34 reti stagionali. Long John lo stabilì alla fine della stagione 1973/74, quella dello scudetto. E non poteva scegliere gesto più bello per cucirsi addosso l’ennesima medaglia di una stagione da applausi. Ora sono 24 in 25 gare i centri in campionato, capolista per la Scarpa d’Oro. «Orgogliosa di te amore mio» scrive l’amata Jessica in estasi per quel gesto che appartiene solo ai geni. Entra così nel club dei tacchisti. Lì dove sono iscritti Ibrahimovic (Europeo 2004 con la Svezia), Cristiano Ronaldo (Real-Rayo Vallecano 2012), Gianfranco Zola (Chelsea-Norwich 2002) e prima ancora Rabah Madjer (il tacco di Allah nel 1987) e Roberto Bettega. Da vedere e rivedere senza mai annoiarsi. E pensare che fino a quel momento l’attaccante laziale aveva sbattuto contro il muro del Cagliari. Servito poco e male dal gemello diverso Luis Alberto. 

GIOIA E RABBIA
E’ stanco Immobile. Fa un lavoro massacrante e non ha ricambi all’altezza per poter rifiatare. Inzaghi non può rinunciarci, lui lo sa e non si risparmia. Ma la fatica è visibile. Gira al minimo per larghi tratti e non riesce mai a trovare lo spunto. Ciro è un guerriero e non si arrende. Deve tanto alla Lazio e la ripaga come può. Ieri si è superato con un arcobaleno che ha restituito al cielo i colori bianco e celeste. «Il risultato ci soddisfa a metà. Non abbiamo giocato bene, lo sappiamo. Dobbiamo tornare a vincere quanto prima» sottolinea Immobile. Gioia, sì ma anche rabbia in una domenica agrodolce per lui. Gesto da fenomeno e giallo che lo fa entrare in diffida. Una beffa perché c’era rigore sul sandwich di Ceppitelli e Barella. Guida però non lo vede e il Var Gavillucci non lo richiama. Doppio errore. «La cosa che più mi fa arrabbiare è che sembra che per la Lazio la Var non esista, quando si tratta di noi non viene neanche chiamata in causa. Credo che quello su di me sia uno dei rigori più netti che io abbia mai visto» lo sfogo di Ciro.
 
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