ROMA Convincere José Mourinho non è impresa semplice. Soprattutto se a doverlo fare è un calciatore senza una grande storia alle spalle e che gioca in una posizione nevralgica del campo. Eppure, Edoardo Bove non solo ci è riuscito, ma lo ha anche fatto sbilanciare a suo favore. Tutto è cominciato la scorsa stagione quando la Roma era in piena emergenza infortuni (aprile) e lo Special gli ha dato continuità. Lui ha risposto positivamente a tal punto che quando era il momento di cederlo per monetizzare, Mou ha bloccato la cessione. E non è stato un errore perché gli stop di Pellegrini e Renato Sanches, che si sono sommati a quelli di Smalling e Llorente, hanno messo in crisi il centrocampo. Bove si è fatto trovare pronto anche in questa occasione, ha giocato sette partite da titolare su 13 totali in Serie A e 3 di Europa League. Praticamente un elemento inamovibile, fino a quando è rientrato il Capitano e in difesa è ritornato l'equilibrio senza l'inglese. Con l'Udinese ha giocato solo 13 minuti, ed è stato decisivo, ma potrebbe partire titolare giovedì in Svizzera contro il Servette. Partita delicata che può decidere il passaggio del turno e il primo posto del girone: «Il rapporto giocatore allenatore è basato sulla fiducia, se il tecnico si fida di te in campo hai un bellissimo rapporto con lui. Il consiglio più importante che ho ricevuto è che fare le cose semplici è la cosa più difficile», ha detto a StarCasinò Sport. Mourinho lo ha ribattezzato "cane malato" perché si scaglia come una furia contro gli avversari. Anche quando la squadra è in un momento di appannamento come accaduto a Praga. Dopo la partita è stato l'unico a salvarsi dalle critiche del portoghese: «In questo periodo, il calcio è molto più fisico, se non hai una determinata velocità è difficile giocare un certo tipo di partita. De Rossi? È un esempio abbiamo una grinta e una cattiveria in campo che ci accomuna, ma ho ancora tantissime cose da imparare. La maglia numero 10 di Totti è sacra, non la indosserei mai».
Roma-Udinese 3-1, le pagelle: Bove che impatto, Lukaku operaio