Dopo un anno il presidente Zelensky non ha ceduto di un passo. Come valuta la sua figura e le sue scelte?
Forse pochi si aspettavano una tale reazione da parte del presidente Zelensky e del suo entourage. Molti si aspettavano, e il presidente Putin sperava fortemente, che con i carri armati russi alle porte di Kiev fuggisse lasciando un vuoto di potere da riempire con un governo non più troppo filo occidentale. Così non è stato. Le scelte di chiedere con insistenza aiuti militari e economici è nella natura di una persona forte, alla guida di un paese forte e con un forte spirito di sopravvivenza. È anche naturale che all’inizio di una negoziazione si parta da posizioni intransigenti come peraltro sta facendo la Russia. Ma entrambi i contendenti dovrebbero far sì che si addivenga ad una soluzione atta a evitare la “coreizzazione”, mi passi il termine, del conflitto. Il tutto non può prescindere dal diritto internazionale e come detto la chiave di volta potrebbe essere, secondo il mio parere, il futuro della Crimea.