Ragazza violentata dal fratello, la presunta vittima accusa il ragazzo (che finisce a processo). La famiglia: «Non è vero»

I genitori non le credono e sostengono che menta. La madre: «Meritava sberle»

«Mio fratello mi ha violentata», 15enne accusa il ragazzo (che finisce a processo). La famiglia: «Non è nulla»
di Giulio Pinco Caracciolo
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Giovedì 19 Ottobre 2023, 22:33 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 08:53

Insultata, derisa, costretta a subire palpeggiamenti fino ad arrivare alla violenza sessuale da parte del fratello tre anni più grande, ora a processo. È un’escalation di molestie scabrose perpetrate in ambito familiare la vicenda raccontata da R.M. un’adolescente, all’epoca dei fatti 15enne, residente a Ostia e oggi ospite di una casa famiglia. «Ti racconto cosa è successo solo se prima mi prometti che non tornerò mai più in quella casa» ha detto in lacrime nel corso di una telefonata all’operatore del 114 Emergenza Infanzia contattato la sera del 7 luglio 2020, stessa frase ripetuta agli agenti delle forze dell’ordine intervenuti intorno alla mezzanotte. 

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LA FUGA

R.

quella sera decide di cambiare il corso degli eventi e di non subire più quell’orrore, cercando qualcuno che possa aiutarla. «La ragazzina parlava poco, era molto agitata e sembrava davvero molto triste. Si vergognava», ha raccontato ieri in aula una delle agenti che l’ha seguita , poi ha iniziato a raccontare di un clima di perenne tensione: violenze verbali da parte dei genitori che, a suo dire, la maltrattavano, poi le aggressioni sessuali dal fratello più grande». Il primo abuso sarebbe avvenuto il giorno del 18esimo compleanno del fratello, quando i genitori non erano presenti in casa. I due stavano giocando insieme alla Playstation, ha denunciato la ragazza, all’improvviso il fratello le avrebbe intimato di sdraiarsi a letto sotto le coperte e poi l’avrebbe violentata. 

LA FAMIGLIA

«Non è vero nulla» risponde la famiglia compatta in aula. «Non ci sono mai stati episodi di violenza sessuale, casomai abusi verbali» - ha ribattuto l’imputato che ha mostrato gli scontrini dell’acquisto della Playstation per smentire la sorella. «Quello che racconta mia sorella è impossibile, perché all’epoca dei fatti io non avevo ancora comprato la console per giocare ai videogame». E ancora «quella sera avevo invitato un mio amico a casa e abbiamo fatto un live streaming su Youtube mentre giocavamo a Minecraft dal pc e non dalla Playstation». Una passione per i videogiochi, quella del fratello, che scandisce la sua vita. Bullizzato dai compagni di classe, lascia la scuola in terza media senza farvi più ritorno. Una famiglia modesta, monoreddito con il padre fuori tutta la notte per lavoro e la madre casalinga che in aula ha esordito dicendo: «Ha solo detto gravissime bugie. Magari mio figlio le avesse dato davvero qualche schiaffo dopo quello che ci ha fatto». Tutti presenti in aula i parenti per difendere a spada tratta l’imputato dalle accuse infamanti della ragazza. «Io credo che mia sorella abbia ingigantito le cose perché aveva solo la volontà di andare via di casa», ha sostenuto il ragazzo davanti al Tribunale. E ha aggiunto: «Anche io l’ho fatto una volta. Ero in seconda media, avevo preso una nota e avevo paura che mio padre mi rimproverasse, quindi mi sono rivolto a una casa famiglia a Torvaianica, dove abitavamo all’epoca, perché volevo scappare». 

E proprio in relazione alla figura paterna sono emersi altri dettagli dal racconto che la vittima ha fatto agli inquirenti la sera in cui ha chiesto aiuto. La ragazzina ha sostenuto di sentirsi a disagio: il padre spesso girava nudo per casa e durante una giornata al mare. R. avrebbe confessato alla madre di non voler più andare in spiaggia con lui perché a disagio per le attenzioni che l’uomo le avrebbe rivolto fissandole i glutei. «Mi sono solo permesso di spalmarle una volta la crema sulla spalla perché avevo paura si scottasse» si è difeso il padre in aula.

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