Guidonia, ragazzina di 16 anni abusata nel parco: «Non parlare, so dove abiti». Arrestato un 25enne marocchino

L'uomo, un marocchino, era riuscito a carpire la sua fiducia fingendosi amico

Guidonia, ragazzina di 16 anni abusata nel parco: «Non parlare, so dove abiti». Arrestato un 25enne
di Elena Ceravolo
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Sabato 7 Ottobre 2023, 07:20 - Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre, 09:38

L'amicizia nata per le strade del quartiere di Villalba di Guidonia, qualche incontro al bar, i messaggi scambiati sui social e poi la prima passeggiata in un parchetto, che per una sedicenne si è trasformata in una trappola. Quel ragazzo più grande di lei di dieci anni sempre ben vestito e gentile, da confidente per una recente storia finita improvvisamente è diventato un predatore: l'ha immobilizzata su quella panchina, dove fino a poco prima avevano chiacchierato, tenendola stretta per i capelli e spingendole la testa all'indietro per impedirle di muoversi. Un vero e proprio assalto, finito con le minacce quando lei è riuscita a scappare: «Non dire nulla, so dove abiti». L'uomo, un marocchino di 25 anni, dopo la denuncia della ragazzina, ieri è finito in manette con l'accusa di violenza sessuale.

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LE INDAGINI

Gli investigatori del commissariato di Tivoli, diretto da Paola Pentassuglia, hanno fatto scattare la custodia cautelare in carcere su disposizione del gip del tribunale di Tivoli.

Si è sciolta in un pianto liberatorio la ragazza quando lo ha saputo: da quella sera del 21 agosto scorso in cui ha subito la violenza in quell'area verde di via Trento con qualche sedile di marmo immerso nell'erba alta, non usciva più, aveva il terrore di incontrarlo, di rivedere quello sguardo. «Su quella panchina ero terrorizzata dalla forza con cui mi tratteneva e dagli occhi fissi su di me», ha detto agli investigatori per descrivere il terrore e lo choc di quei drammatici momenti quando con la mamma si è presentata in commissariato. Dopo essersi confidata con una cugina e con una sua amica, infatti, aveva trovato la forza di raccontare tutto ai suoi genitori che non hanno esitato un momento: bisognava subito denunciare.

A trattare il caso gli investigatori del pool anti-violenza, coordinati dal sostituto commissario Davide Sinibaldi, che hanno messo insieme tutti gli elementi di prova sulla base dei quali la procura ha chiesto e ottenuto dal gip l'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Le testimonianze, i riscontri del racconto della vittima, i messaggi sul telefono e sui social, le fotografie scattate subito dopo l'aggressione con i segni lasciati sul viso e sul braccio della sedicenne. Non è stato semplice, poi, rintracciare il venticinquenne. Un'altra indagine portata avanti anche con il supporto della tecnologia digitale. Il ragazzo, infatti, risultava essere un clandestino: non aveva una dimora fissa e, come è stato successivamente accertato, viveva spostandosi spesso in base all'ospitalità degli amici almeno dal 2017 quando ad Agrigento nei suoi confronti era stato emesso il primo ordine di lasciare il territorio nazionale. Un anno dopo era stato denunciato a Genova per non averlo ottemperato. Un precedente per rapina a Roma nel 2019 per cui era stato successivamente condannato con pena sospesa e una denuncia più recente a Tivoli per lesioni ad un connazionale, una bottigliata durante un litigio.

IL BLITZ

Dopo le ricerche i poliziotti lo hanno rintracciato ieri nel quartiere di Villalba, in un bar: era tranquillo, pronto ad andare a giocare a calcio, probabilmente del tutto inconsapevole delle conseguenze del suo approccio violento sulla ragazzina. È stato subito arrestato e portato nel carcere di Rebibbia. La vittima aveva passato cinque giorni di terrore prima di raccontare di quel violento approccio sessuale a sua cugina e ad un'amica. Le due ragazze l'hanno ascoltata ma l'hanno anche convinta che bisognava dirlo in famiglia.

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