Su richiesta di alcuni operai delle ditte di onoranze funebri avrebbero estratto almeno tre salme dai loculi del cimitero di Prima Porta e, con tanto di arnesi alla mano, le avrebbero sezionate e ridotte in pezzi. Poi avrebbero chiesto ai parenti dei defunti del denaro, dai 50 ai 300 euro, per procedere a una «idonea estumulazione». Ma, per la Procura, quella procedura era tutt'altro che in regola. Per questi fatti, 13 dipendenti Ama e tre impiegati di tre diverse agenzie funebri sono finiti a processo davanti al Tribunale monocratico di Roma. Il pm Andrea Beccia contesta agli imputati i reati di vilipendio di cadavere e truffa in concorso.
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ARMATI DI COLTELLI
Il primo caso risale al 27 gennaio del 2020.
LE IMMAGINI DELLO SCEMPIO
Alcuni degli imputati avrebbero messo in scena lo stesso copione il 22 e il 30 gennaio 2020, prima chiedendo 300 euro a un familiare di un defunto e poi 50 a un altro.
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Tutto il sistema è stato smascherato dalle immagini delle telecamere piazzate dai carabinieri del nucleo radiomobile nel cimitero Flaminio. Nascoste tra i vasi di fiori dei loculi, hanno ripreso lo scempio: i dipendenti dell'Ama, con tanto di divisa arancione, si disponevano intorno alla salma e iniziavano ad accanirsi su quest'ultima per fare a pezzi le ossa. Il cadavere veniva sezionato e tagliato con un coltello, i resti buttati nell'ossario comune. Il tutto per un solo obiettivo: arrotondare lo stipendio.
La prossima udienza, in cui si inizierà a sentire i primi testimoni, è fissata a ottobre.
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