Roma, 3 mesi di attesa per una sepoltura ma Ama minaccia denunce

Roma, 3 mesi di attesa per una sepoltura ma Ama minaccia denunce
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 28 Aprile 2021, 08:59 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 09:35

Senza un velo d'imbarazzo per le bare impilate da mesi nei magazzini di Prima Porta, o per i container pensati per surgelare il pesce, affittati d'urgenza per stipare le salme in attesa di cremazione, l'Ama ieri ha annunciato Urbi et Orbi di voler portare in Tribunale chi critica lo scandalo delle sepolture a suon di esposti. La municipalizzata del Campidoglio, un carrozzone pubblico da oltre 7mila dipendenti, dove un netturbino su 3 si dichiara «inabile», l'assenteismo sfiora ogni mese il 20%, e qualche dipendente pensa bene di sfruttare i camion aziendali per arrotondare con i traslochi in nero, da settimane è subissata di critiche per la gestione delle sepolture rimandate all'infinito, un'indecenza che costringe le famiglie ad aspettare anche 2-3 mesi per riuscire a seppellire un parente.

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Anziché scusarsi e basta, come ha fatto la sindaca Virginia Raggi e come suggerirebbe innanzitutto il buonsenso davanti all'evidenza dello sfacelo, la partecipata ha replicato a muso duro.

Tentando la via del contrattacco che, visto l'esito dell'operazione, sembra la classica toppa peggio del buco. Il primo a prendere le distanze è stato il Comune: Raggi, raccontano nel suo entourage, della mossa non sapeva nulla. «Non è mai stata concordata».


LA NOTA


Con una nota zeppa di burocratese (e di malcelate minacce legali), la società ieri pomeriggio ha detto di valutare «eventuali azioni nelle sedi opportune per il reato di procurato allarme». Insomma l'allarme sulle cremazioni per i ritardi indecorosi, non sarebbe figlio della mala gestio dei servizi cimiteriali, degli impiegati in smart working che macinano le pratiche al rallentatore dal divano di casa, ma sarebbe appunto «procurato» da chi i disagi li denuncia. I primi a farlo sono stati gli impresari delle pompe funebri, che dopo settimane passate a reclamare in tutti gli uffici possibili le lungaggini delle cremazioni - «si è arrivati a picchi di 2mila salme in attesa nei depositi», calcolano le ditte - hanno deciso di sottoporre la questione all'attenzione dei magistrati.

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L'Efi, che raggruppa gli operatori del settore, ha presentato un esposto in Procura ipotizzando i reati di sottrazione di cadavere e omissione di atti di ufficio. Ieri si è accodata la Lega, che insieme al Comitato per la tutela dei cimiteri ha firmato un altro esposto in cui si sostiene quello che le cronache raccontano dall'inizio dell'inverno: «Mesi di attesa per le cremazioni, cimiteri esauriti, disservizi ripetutamente segnalati dai parenti dei defunti disperati, costantemente ignorati da Ama». Ai pm viene quindi chiesto di «verificare la legittimità dell'intera gestione e di valutare ogni profilo di illiceità penale ed erariale». A partire dall'«omissione di servizio».


La replica dell'Ama è stata appunto la minaccia delle denunce, lo spauracchio del «procurato allarme». Che ha spiazzato innanzitutto la sindaca Virginia Raggi, la prima a metterci la faccia e a scusarsi, la settimana scorsa, quando il deputato Pd Andrea Romano ha raccontato il suo sconforto per il figlio scomparso da due mesi e ancora in attesa di sepoltura. Oltre alle scuse, Raggi ha convocato in Campidoglio i vertici dell'Ama, chiedendo spiegazioni che vadano oltre l'aumento dei morti causato dalla pandemia, che pure naturalmente c'è stato. «Capiamo che il nostro comunicato possa sembrare lunare, ma il problema delle cremazioni riguarda tutta Italia - dice l'ad di Ama, Stefano Zaghis - non denunceremo i cittadini, ma solo chi presenta esposti».

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L'ULTIMA BEFFA


Più dei seppellitori che scarseggiano (14 sono stati arrestati o indagati l'anno scorso per corruzione e vilipendio di cadavere), il problema, al solito, sembra essere la burocrazia malmostosa, le pratiche lentissime. Perfino quelle delle famiglie che hanno scelto un forno fuori Roma, per fare prima. A volte manca solo una firma, per autorizzare il trasferimento, ma possono passare settimane. «C'è chi ha aspettato anche 3 mesi tra il decesso e la tumulazione - racconta Valter Fabozzi di Federcofit - Quasi tutti gli impiegati di Ama stanno lavorando in smart working e rispondono quando vogliono, senza alcun criterio di priorità: magari chiudono una pratica presentata 10 giorni prima e si scordano quella di 2 mesi fa». Ieri l'ultima beffa: il cimitero di Prima Porta ha fatto sapere che «garantisce le sepolture» solo se le bare arrivano «entro mezzogiorno». Dopo c'è la pausa pranzo?

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