Sabaudia e lo scandalo concessioni, balneari divisi: «Dovevamo pagare tutti»

Da “Saporetti” alla “Spiaggia”, fronda contro il capo del sindacato

Sabaudia e lo scandalo concessioni, balneari divisi: «Dovevamo pagare tutti»
di Alessia Marani
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Giovedì 24 Febbraio 2022, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 07:53

C'è uno schema alle pagine 307, 308 e 309 dell'ordinanza di misura di custodia cautelare emessa dal gip di Latina nei confronti di 16 tra funzionari e amministratori locali, compresa la sindaca Giada Gervasi, che ora fa infuriare i balneari di Sabaudia. O almeno una parte di questi, ovvero quelli che hanno sempre pagato e che non ci vogliono stare a passare per evasori.

Sabaudia, scandalo concessioni e balneari divisi

 

Perché i 157mila euro e rotti di ammanchi annotati anno per anno, dal 2014 al 2019 dagli inquirenti per 25 tra stabilimenti e chioschi della città delle dune, non rappresenterebbero i canoni di concessione demaniale per intero (molto più consistenti nel complesso) ma la parte che riguarda la tassa regionale calcolata su base del coefficiente turistico.

Che per Sabaudia è stato allineato, a un certo punto, all'importo massimo, sul livello per intenderci di Forte dei Marmi.

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Un fattore contestatissimo - a torto o a ragione - dalla categoria che ha dato vita nel 2015 a un braccio di ferro estenuante con l'amministrazione, finendo per determinare il pasticciaccio su cui i carabinieri di Latina hanno acceso un faro. «Adesso sono arrabbiato due volte - spiega Antonio Carbonelli, della Spiaggia - e mi sento di parlare anche a nome dei colleghi del Lilandà, de Le Streghe e di Saporetti - perché siamo finiti in quello schema con l'etichetta di evasori pur avendo subito pagato. Vede: all'epoca, pur condividendo la battaglia sulla valenza turistica, non abbiamo seguito la linea di chi diceva di non versarla a prescindere aspettando magari l'esito del ricorso al Tar. Contestualmente, però abbiamo aderito e partecipato alle spese per l'avvocato. Altri, invece, hanno mantenuto il punto fino in fondo, facendo scattare, scopriamo ora, i provvedimenti di revoca e messa in mora. All'indomani dell'inchiesta giudiziaria, posso dire che dovevamo pagare tutti».

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La linea oltranzista era quella dettata dal Sib, il sindacato dei balneari diretto da Mario Ganci, finito indagato nell'inchiesta per le incessanti pressioni alla sindaca e a un funzionario amministrativo perché firmassero la sospensiva alle procedure di decadenza delle concessioni nel frattempo avviate. Il suo stabilimento, La Caravella, era tra quelli che aveva accumulato maggiore morosità (10.261 euro) e durante le verifiche gli uffici comunali avevano contestato anche l'abuso di un manufatto. Di fatto, mentre proseguiva la battaglia di principio dei balneari, la legge faceva il suo corso - come doveva essere - e per coloro i quali avevano reiterato l'omesso pagamento per tre o quattro annualità, come stabilito dall'art. 47 del Codice della Navigazione, i dirigenti comunali facevano scattare i provvedimenti di revoca. A quel punto a Ganci non rimaneva che premere sulla Gervasi perché intervenisse paventando che se non fossero stati tutelati avrebbero fatto venir meno alla sindaca il loro appoggio politico. La Gervasi interverrà facendo emettere la sospensiva.

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LE CONTESTAZIONI
«Nel mio caso - continua Carbonelli - la tabella riporta 483 euro non pagati per il 2014 e 4.478 per il 2015. Ebbene ho saldato tutto il 15 settembre del 2015 ma il Comune aveva perso la ricevuta! Quei 483 euro poi sono il ricalcolo della tassa regionale sui soli mesi di ottobre novembre e dicembre 2014 richiesti e saldati con il 2015». La sua situazione è sovrapponibile a quella di Gianluca Casolari (Lilandà): «Si sapeva che il ricorso andava per le lunghe e noi abbiamo optato per pagare proprio per evitare di rischiare le concessioni». Gino Saporetti conferma: «Come potrei mancare di 2500 euro per il 2014 quando solo di canone base pago circa 40mila euro l'anno?». Le sorelle Arianna e Marzia Nardi defunto Aldo Nardi a cui venne rilasciata la concessione per Le Streghe nel 2004 non solo ribadiscono di avere da subito «preso le distanze dal sindacato dei balneari circa il contenzioso generatosi con il Comune per gli aumenti del detto canone annuo, corrispondendo negli anni quanto interamente richiesto dal Comune e dalla Regione, tanto che ad oggi non risulta alcuna morosità», ma respingono con forza ogni illazione su presunti favoritismi per il fatto di essere le figli di un ex sindaco: «Papà Aldo è scomparso nel 2013, era stato sindaco negli anni 70 e 80, stimato da tutti. Nessuna influenza può avere avuto sul rilascio della concessione per la quale ci fu anche un lungo contenzioso».
 

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