Arresti a Sabaudia. «Scaltri e spregiudicati» i complici della Gervasi che pilotavano le gare

Arresti a Sabaudia. «Scaltri e spregiudicati» i complici della Gervasi che pilotavano le gare
di Marco Cusumano
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Mercoledì 23 Febbraio 2022, 09:21

Mentre la sindaca Giada Gervasi è considerata dagli investigatori una scaltra e attenta organizzatrice delle attività illecite, soprattutto per fini politici, non meno importante è il ruolo di chi ha agito accanto a lei. A cominciare dal consigliere comunale Sandro Dapit, definito dal giudice Giorgia Castriota come «uomo di fiducia della sindaca Gervasi che ha mostrato una spregiudicata condotta di perseguimento di interessi personali e di terzi».

La sua delega ai lavori pubblici gli consente di agire con più efficacia negli affari del Comune che si intrecciano agli interessi dei privati. Il giudice parla di «sistematicità con la quale ha fatto mercimonio della propria funzione consentendo plurime turbative d'asta». I piani concordati con il sindaco venivano attuati da Dapit che si interfacciava con i tecnici del Comune, in particolare il capo settore Giovanni Bottoni. «Queste considerazioni - scrive il giudice - dimostrano un'ostinata capacità a delinquere, attesa la dimestichezza adoperata nel corrompere anche altri pubblici ufficiali, agendo in un sottobosco di condotte illecite».

Un sottobosco sul quale hanno acceso i riflettori i magistrati della Procura di Latina svelando un sistema consolidato di appalti pilotati, favori ma anche dispetti per colpire gli avversari politici e coloro che gli erano vicini.

Le esigenze cautelari che il giudice Castriota ritiene sussistenti per Gervasi e Dapit, sono altrettanto evidenti per Giovanni Bottoni, al quale sono contestate 5 turbative d'asta, definito un uomo scaltro che si occupava di «attuare i seriali piani criminosi e di far discendere dai patti corruttivi la predisposizione di documentazione falsa atta a fornire una formale giustificazione alle condotte delittuose commesse».

Ruolo fondamentale era svolto anche dall'allora assessore ai lavori pubblici Innocenzo D'Erme accusato di «due turbative d'asta al fine di avvantaggiare gli imprenditori Carlo Dolcetta Capuzzo e Giuseppe Pellegrino», scrive il giudice Castriota.

Fu D'Erme, secondo l'accusa, a sollecitare una ditta a fare «un'offerta con un ribasso dello 0,1%, non so se mi spiego...» come disse mentre era intercettato, seppur con difficoltà visto che l'ex assessore «ha palesato scaltrezza evitando di utilizzare strumenti telefonici per intrattenere conversazioni con gli imprenditori che poi agevolava». Il profilo di D'Erme, tracciato dal giudice Castriota, restituisce l'immagine di un professionista che vanta amicizie e rapporti con persone influenti attraverso le quali riesce facilmente a pilotare gli appalti.

Altra figura rilevate nell'indagine è senz'altro quella di Luigi Manzo che, in qualità di direttore del Comitato di Sabaudia MMXX, «ha assunto una condotta prolungata nel tempo di turbative d'asta a vantaggio dei privati. Ha mostrato - scrive il giudice - una elevata capacità di intessere una molteplicità di relazioni affaristiche illecite con imprenditori, palesando spregiudicatezza e scarsa sensibilità, anche in presenza di eventi drammatici come l'epidemia da Covid-19. Fu Manzo, durante una conversazione con un imprenditore poi favorito in una gara, a dire Ok, a questo punto grazie a Dio e al virus».

Intanto l'avvocato dell'amministrazione provinciale Claudia Di Troia ha comunicato all'ente l'avvio di un procedimento disciplinare a carico del geometra Edoardo Piovesana, coinvolto nell'indagine di Sabaudia e dipendente della Provincia nel Servizio Centrale Unica di Committenza.
 

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