Si attacca al campanello e perseguita il portiere a Roma: «Il tuo cane fa troppo rumore». Condannato per stalking

Per un anno intero ha perseguitato il portiere del palazzo in cui viveva e anche il figlio

Si attacca al campanello e perseguita il portiere a Roma: «Il tuo cane fa troppo rumore». Condannato per stalking
di Andrea Noci
3 Minuti di Lettura
Venerdì 22 Settembre 2023, 14:07 - Ultimo aggiornamento: 16:00

Il campanello che suona agli orari più improbabili, anche nel cuore della notte. La telecamera di videosorveglianza distrutta. E poi gli insulti gratuiti, le minacce di botte che si sono trasformate da semplici intimidazioni a realtà. Per un anno intero ha perseguitato il portiere del palazzo in cui viveva e anche il figlio. Per questo Daniele L., romano classe 1985, è stato condannato a un anno e 9 mesi. Le accuse vanno dallo stalking, alle minacce, passando per danneggiamento e violenza privata. Una pena, quella assegnata dal tribunale monocratico, che per il momento non sconterà, visto che il giudice ha scelto di concedergli la sospensione condizionale. Il pubblico ministero aveva chiesto 3 anni e 8 mesi.

Roma, non vuole pagare il legale, chiede i soldi indietro e lo minaccia: «Oppure ti faccio sparare»

LA VICENDA

È il febbraio 2020 quando iniziano le prime prepotenze del 38enne nei confronti del portiere, colpevole, secondo l'imputato, di avere un cane troppo rumoroso.

Il primo a subire lo stalking condominiale, come si chiama in questi casi, è lo stesso guardiano. Tante le minacce, le aggressioni, che giorno dopo giorno arrivano a coinvolgere anche il figlio. A luglio, il ragazzo stava uscendo dal parcheggio del palazzo con la macchina. O meglio, avrebbe voluto, visto che Daniele L. glielo aveva impedito. Molte le offese con le quali l'imputato aveva costretto la vittima a tornare a casa. L'escalation continua fino al febbraio del 2021, l'ansia cresce giorno dopo giorno. «Ci vediamo tra un'ora al tabacchino», aveva gridato Daniele al portiere. E proprio nel negozio dove di solito si comprano e vendono sigarette, l'imputato lo aveva aggredito.

Roma, stalkerizza la vicina di casa: «Qua è tutto nostro, te ne devi andare». Guida turistica a processo

Ferite fisiche non gravi, guaribili in 4 giorni. Quelle psicologiche molto di più. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata la telecamera di sicurezza distrutta in mille pezzi «per eliminare ogni possibile strumento di dissuasione», secondo l'accusa. Nemmeno la presenza degli altri condomini o le forze dell'ordine chiamate dal guardiano, preso dalla paura, sono riuscite a fermare il 38enne. Una situazione diventata sempre più insostenibile che aveva causato alle vittime, difese dall'avvocato Fabienne Cotza, «un perdurante e grave stato di ansia e di paura - si legge nel capo d'imputazione - e ingenerava in lui il fondato timore per l'incolumità sua e del figlio». Tanta, troppa la voglia di andarsene. Non riusciva più a uscire di casa, a fare il suo lavoro di portiere, tanto da sentirsi costretto «a trasferirsi altrove per sottrarsi a tale insostenibile persecuzione».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA