Roma, stalkerizza la vicina di casa: «Qua è tutto nostro, te ne devi andare». Guida turistica a processo

Vittima un’avvocatessa, costretta a far traslocare il figlio dalla nonna per paura

Roma, guida turistica minaccia la vicina di casa: «Qua è tutto nostro, te ne devi andare». A processo per stalking
di Andrea Noci
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Domenica 7 Maggio 2023, 22:34 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 09:02

«Morta di fame, te ne devi andà, qua è tutto nostro». Per la Procura di Roma, le urla alla vicina erano continue, le molestie all’ordine del giorno. Più volte il cancello condominiale che dava accesso alla corte del palazzo, era stato chiuso con un lucchetto senza condividere la chiave. E la madre in sedia a rotelle usata come scudo per impedire la rimozione di quelle catene. U.R., guida turistica di 64 anni, adesso si trova a processo accusato di stalking ai danni della vicina di pianerottolo, un’avvocatessa romana di 57 anni. Aggressioni verbali e intimidazioni così pesanti da far nascere in lei «un perdurante e grave stato di ansia, oltre che un fondato timore per l’incolumità propria e dei suoi figli, tale da costringerla ad alterare le abitudini di vita proprie e della famiglia», come riportato sul capo d’imputazione. La donna si è sentita costretta persino a trasferire il figlio più grande dalla nonna materna, proprio per evitare che il vicino di casa potesse aggredirlo fisicamente.

LUCCHETTI E CATENE
Il teatro in cui sono andati in scena i fatti è un palazzo signorile in zona Fonte Laurentina, a sud di Roma. Le persecuzioni contestate dall’accusa si sarebbero consumate da settembre 2019 a novembre 2020. I malumori tra i due vicini non erano nati per caso, ma erano figli di vecchi trascorsi condominiali. Oggetto del contendere: l’accesso ad una corte condominiale condivisa, tra la guida turistica e l’avvocatessa. Un tira e molla che, in teoria, si era risolto in sede civile con una pronuncia del Tribunale a favore della donna. Questa sentenza invece che calmare le acque, avrebbe avuto l’effetto totalmente opposto. Stando alle carte in mano alla vice procuratrice onoraria Olivia Mandolesi, anche dopo quella pronuncia, l’imputato (anche lui romano) non si era dato per vinto e aveva iniziato a inventare diversi escamotage per impedire alla vittima di accedere alla corte. In un primo momento parcheggiandoci di fronte l’auto. Poi, passando a lucchetti e catene, puntualmente fatti rimuovere dalla vittima su ordine del giudice civile, che ogni volta l’uomo rimetteva, scegliendo modelli sempre più grandi.

Il primo episodio contestato dall’accusa risale al 21 settembre 2019. La donna era scesa nella corte insieme ad un tecnico del condominio per capire come mai una serranda non stesse funzionando. L’imputato, allertato dalle chiacchiere dei due, non aveva esitato a raggiungerli, scacciando in malo modo sia l’avvocatessa che l’operaio. «Nessuno deve toccare niente, qua è tutto mio andatevene», aveva detto.

INSULTI E MINACCE
Ai comportamenti aggressivi facevano seguito anche insulti e minacce. «Sei una parassita, un avvoltoio», avrebbe urlato in alcune occasioni la guida turistica, che non si risparmiava nemmeno di fronte al figlio della donna «str…, chiudi il cancello, tu e tuo figlio». U.R., già sottoposto al divieto di avvicinamento al condominio, per la Procura non aveva esitato a coinvolgere anche altre persone nel suo disegno criminoso. Come il badante della madre, o la stessa donna costretta in sedia a rotelle. Il 22 ottobre 2019 la polizia era intervenuta per rimuovere le catene, come da ordine del giudice civile. Ma lui non aveva sentito ragioni, anzi, davanti a quei lucchetti aveva piazzato la mamma, così da impedire che potessero essere tolti. E ancora un furgone parcheggiato davanti al cancello, telecamere puntate e una presenza costante. Come nel 27 maggio 2020, quando l’uomo aveva sentito la donna rientrare in bicicletta e aveva fatto di tutto per impedirle di parcheggiarla all’interno della corte. «Vaff…, maledetta meglio se te ne vai», aveva gridato. Aggressioni continue che hanno creato nell’avvocatessa un forte senso di inquietudine, tale da costringerla a stare in casa il meno possibile, oppure a rincasare stando al telefono con qualche conoscente, per paura del vicino di casa.

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