Nidi a Roma, stretta sulla sicurezza. «Ma ora 5mila bambini rischiano di restare fuori»

In vigore le nuove norme sulle strutture educative per i più piccoli

Nidi a Roma, stretta sulla sicurezza. «Ma ora 5mila bambini rischiano di restare fuori»
di Fabio Rossi
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Venerdì 4 Marzo 2022, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 09:53

Cambiano le norme sulla sicurezza dei luoghi utilizzati per l'educazione dei più piccoli, che si adeguano agli standard più moderni, previsti dalle leggi nazionali e recepiti dalla Regione. Ma dagli asili nido privati e convenzionati si alza l'allarme: «Questa stretta mette a rischio trecento strutture nella Capitale, che ospitano complessivamente cinquemila bambini, oltre a quasi tremila dipendenti, tra educatrici, cuoche e altri addetti», sostengono le associazioni di categoria dei nidi privati Unisci, Onda Gialla e Sei 06.

Nidi a Roma, le novità

 

Un tema che interessa particolarmente le famiglie romane: anche se le liste d'attesa degli asili comunali si sono accorciate negli ultimi anni - grazie agli investimenti del Campidoglio, ma anche all'aumento delle rette e alla riduzione della natalità - sono ancora migliaia le persone che si rivolgono a strutture gestite da privati, sia in convenzione con il Comune sia autonome.

Realtà spesso piccole, di quartiere, ospitate spesso in locali piuttosto piccoli o anche in appartamenti. Solo a Roma le realtà educative dedicate all'infanzia sono circa 830, di cui il 22,8 per cento sono private e il 48 per cento convenzionate con l'amministrazione comunale.

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L'ITER
Queste strutture devono avere comunque un accreditamento con la Regione e, per quelle convenzionate, i riconoscimenti diretti dell'amministrazione comunale, che scadranno nel prossimo anno educativo. Nel frattempo, però, le norme sulla sicurezza e l'agibilità degli spazi per i più piccoli - i nidi accolgono bambini di età compresa tra 0 e 3 anni - sono cambiate. A partire dalla riforma della Buona scuola varata dal governo nazionale - il decreto legislativo 65 del 13 aprile 2017 - la revisione degli standard qualitativi è poi stata definita nel Lazio con la legge regionale 7 del 5 agosto 2020 sulle Disposizioni relative al sistema integrato di educazione e istruzione per l'infanzia. Tante le novità apportate per la sicurezza dei bimbi: i nidi, per esempio, devono essere dislocati su un unico piano, per rispettare le normative sismiche e antincendio. E già questo taglia fuori decine di realtà aperte in villette o appartamenti su due piani (terra e primo). Quindi, per avere l'autorizzazione, è necessaria una cucina di almeno 25 metri quadrati, per le strutture con meno di 30 bambini, bagno con almeno 0,75 metri quadrati di spazio per ogni bambino, corridoi con finestrelle ad altezza bambino fra le varie stanze, infissi esterni oscurabili, oltre a sei metri quadrati a bambino per gli spazi interni e sette per l'esterno.

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L'APPELLO
Ora però le associazioni di categoria lanciano l'allarme: «La maggioranza dei servizi educativi 0-6 privati del Lazio, soprattutto a Roma, sono ubicati in contesti abitativi con cambi di destinazione d'uso temporaneo (appartamenti, villette, locali commerciali) - si legge in una lettera inviata a Campidoglio e Regione - Questi vincoli tecnici, chiaramente ispirati a caratteristiche auspicabili in locali di nuova costruzione e in città con piani edilizi che investono nella nuova edilizia scolastica pubblica e privata sono ovviamente inapplicabili in una realtà come quella della città di Roma. Nessuno potrà immaginare di aprire nuovi nidi privati con queste caratteristiche». Alcuni gestori si sono già visti recapitare dai Municipi la richiesta di messa a norma immediata. E il prossimo anno, per le strutture convenzionate, sarà impossibile continuare a lavorare con il Campidoglio senza le caratteristiche richieste dalle nuove norme. «Non ci resta quindi che cambiare strategia e intraprendere tutte le vie legali a nostra disposizione per salvare le circa 300 strutture, quasi tremila dipendenti e cinquemila bambini che rappresentiamo», concludono le associazioni.
 

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