Recovery plan, Roma è dimenticata: zero fondi per metro e ferrovie

Recovery plan, Roma è dimenticata: zero fondi per metro e ferrovie
di Andrea Bassi e Fabio Rossi
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Martedì 27 Aprile 2021, 00:31 - Ultimo aggiornamento: 11:41

L’ultimo treno è in partenza. E Roma sta per perderlo. Il Recovery plan del governo Draghi dimentica la Capitale. Nelle trecento e passa pagine che Palazzo Chigi e Tesoro stanno per inviare alla Commissione europea, non c’è nessuna traccia del “capitolo Roma” del quale pure si era molto discusso nei mesi scorsi. Niente fondi per le metropolitane, zero risorse per chiudere l’anello ferroviario. Ci sono trecento milioni per raddoppiare gli studios di Cinecittà. E ci sono 500 milioni inseriti in un capitolo ribattezzato «Caput Mundi». Ma come ha osservato il vice presidente della Camera, Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia (che ieri ha platealmente protestato lanciando una moneta da un euro verso Palazzo Chigi), il nome altisonante mette ancora più a nudo la pochezza delle risorse.

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«Caput mundi» contiene i finanziamenti per il Giubileo del 2025. Se mezzo miliardo di euro sembra una cifra consistente, si potrebbe notare che il governo ha trovato sull’unghia lo scorso anno un miliardo di euro per Milano per rifare un bel po’ di infrastrutture in vista delle olimpiadi invernali. Pattinare sotto la Madonnina vale il doppio che aprire la Porta Santa ai pellegrini. E senza nemmeno dover chiedere soldi all’Europa. Il governo Conte II, quando al ministero dell’Economia c’era Roberto Gualtieri, aveva promesso un piano da 10 miliardi nel Recovery per la Capitale.

Nella lista erano state messe la Metro C, la Metro D, l’alta velocità Roma-Fiumicino, la chiusura dell’anello ferroviario. Tutto scomparso già all’atto della presentazione in Parlamento del Recovery di Conte.

Gli interventi

Eppure queste infrastrutture sarebbero vitali, per il rilancio della Capitale. «Sono importanti la Metro C e i prolungamenti della B a Casal Monastero e della A a Casalotti - sottolinea Roberto Morassut, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera - È importante attuare i corridoi riservati con la messa in marcia di mezzi ecologici ad alta capacità non necessariamente tram. Bisogna scegliere modalità economiche e di rapida attuabilità per aumentare l’offerta di trasporto pubblico e la velocità commerciale dei mezzi».

Ma sul fronte dei trasporti la Città eterna si dovrà accontentare di poche opere, realizzabili in tempi relativamente brevi. È il caso della funivia Casalotti-Boccea, uno dei progetti-chiave della giunta M5S, annunciata da Virginia Raggi nella campagna elettorale di cinque anni fa. Ma anche la tranvia su viale Palmiro Togliatti, nella periferia orientale romana, che dovrebbe fare da cerniera tra le tre linee metropolitane. E probabilmente il tram dei Fori Imperiali, destinato a diventare un collegamento fondamentale in pieno centro storico.

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Le risorse

Altre opere, escluse dal piano consegnato a Bruxelles, potrebbero essere recuperate con risorse collaterali a quelli del Recovery Fund, come il fondo complementare dal valore di circa 30 miliardi, annunciato dal Governo nel Def del 2021, che andrà a finanziare quelle opere che si troveranno nel Pnrr ma verranno concluse oltre il 2026. In questo secondo elenco potrebbero entrare la funivia della Magliana, la tranvia sulla via Tiburtina (che collegherà il centro con la stazione ferroviaria) e l’acquisto di cinquanta nuovi tram, questi ultimi con fondi già assegnati da un bando del 2019.

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Quindi l’acquisto di quattro treni per la Metro C e la ristrutturazione di stazioni e binari delle linee A e B. Per la linea C, inoltre, non è ancora finanziata la stazione di piazza Venezia, mentre la tratta che arriva a Prati, attraversando l’ansa barocca del centro storico, dovrebbe essere finanziata con assegnazione tradizionale da fondi dello Stato. Già stanziati, infine, i fondi per il rifacimento della linea ferroviaria Termini-Giardinetti, con il prolungamento fino a Tor Vergata. Per ora, però, Roma esce sconfitta dalla partita del Recovery plan.
 

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