Mara Carfagna: «Asili nido, i Lep già ci sono. E più che l’Autonomia va riscoperta la Coesione»

La presidente di Azione: «Fu il governo Draghi a fissare i livelli essenziali sulle scuole per l'infanzia, perché negarlo»

Mara Carfagna: «Asili nido, i Lep già ci sono. E più che l’Autonomia va riscoperta la Coesione»
di Marco Esposito
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Domenica 23 Luglio 2023, 00:13

Onorevole Carfagna, lei considera il Lep sugli asili nido un punto d’orgoglio della sua attività da ministro, ma secondo il Comitato presieduto da Sabino Cassese, che sta facendo la ricognizione dei Lep, quello non esiste. È sorpresa o amareggiata?
«Non mi spiego come si possa fare una affermazione simile. Approvare e soprattutto finanziare un Lep in Italia non è mai stato facile. Ci siamo riusciti sugli asili nido grazie alla spinta dell’opinione pubblica. Il Lep è nella legge di Bilancio del 2022 e prevede, finanziando i costi di gestione, 33 posti ogni 100 bambini di età 3-36 mesi, da attivare gradualmente entro il 2027. Ma partendo subito, anzi: siamo già partiti».

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Cassese e il relatore del capitolo scuola, Giovanni Guzzetta, sono giuristi di primo piano. Avranno le loro ragioni se affermano che sugli asili nido per attivare il Lep occorre «una puntuale innovazione normativa».
«A loro chiedo: che senso ha negare l’esistenza di questo Lep e definirlo non determinato? Da quel che leggo nel documento del Clep, fanno riferimento a una documentazione fornita dal dipartimento del ministro Calderoli, in cui si segnala la richiesta del ministro per la Famiglia di approvare il Lep, che però c’è già per volontà di tutto il governo Draghi.

Il governo dovrebbe accompagnare gli enti locali nell’attuazione, invece di fingere che non esista il Lep per poi riscriverlo e intestarsene il merito. Autorevoli giuristi come Cassese e Guzzanti dovrebbero dissociarsi da operazioni propagandistiche».


Forse il problema nasce dai tempi di attivazione: entro il 2027.
«Vorrei essere chiarissima. Il Lep indica l’asticella da garantire ovunque e poi ogni anno c’è uno specifico obiettivo di servizio, con dettaglio e finanziamento comunale. Nel 2022 sono stati finanziati e attivati 15.639 posti aggiuntivi. Quest’anno saranno 22.822. E poi a salire fino a 143.212 nel 2027 in modo da avere ovunque una copertura minima del 33%. I posti maggiori andranno al Sud e in particolare in Campania, dove l’incremento sarà di 32.431 posti, e in Sicilia, più 26.782. Ma ci si saranno anche 15.703 posti in più in Lombardia e 8.550 nel Lazio».


Il nodo coperture?
«Non c’è alcun nodo. Per le strutture da costruire ci sono i soldi del Pnrr e per la gestione, che giustamente preoccupa gli amministratori, c’è uno specifico incremento del Fondo di solidarietà comunale con uno stanziamento proporzionato nel tempo: 120 milioni lo scorso anno, 175 milioni quest’anno fino a 1,1 miliardi a partire dal 2027».


Senza scadenza?
«Per sempre. Il servizio proprio perché definito con un Lep va garantito con priorità su altre voci di bilancio».


Nel 2021 è stato complicato far digerire ai colleghi ministri un provvedimento fortemente orientato verso Sud?
«Ricordo che c’erano timori nei confronti di un governo in effetti sbilanciato verso Nord, guardando alla biografia dei ministri. Ma trovai da subito sensibilità sul tema decisivo degli asili nido, sia da parte del presidente Draghi, sia dal ministro dell’Economia Franco. Devo dire che tutto il governo fu favorevole. Qualche discussione in più ci fu per un’altra mia battaglia e cioè la quota definita per legge del 40% del Pnrr riservato al Mezzogiorno. Ma anche in quel caso la norma fu approvata».


Poi però si fa fatica ad attuarla.
«Non possiamo scoprire oggi e sorprenderci della fragilità delle pubbliche amministrazioni del Mezzogiorno. Compito del governo è affiancare, sostenere gli enti locali. Cosa che fino allo scorso ottobre abbiamo fatto, anche perché qual è l’alternativa? Rinunciare ai fondi del Pnrr? Perdere questa straordinaria occasione per ridurre i divari territoriali?».


Il Comitato Lep ritiene che quelli della scuola vadano applicati anche agli istituti privati, aprendo così la strada al loro finanziamento. Le sembra percorribile?
«Ho grande rispetto per la scuola privata, che spesso è scelta dalle famiglie perché offre più servizi. Parliamone, ma evitiamo dibattiti ideologici. Scopo dei Lep è contrastare i divari territoriali, non pieghiamoli ad altri obiettivi».


Si discute di Lep come tassello dell’autonomia differenziata. Come pensa andrà a finire?
«Calderoli dice di essere pronto a un confronto costruttivo. Io non sono contro l’autonomia, ma in un quadro costituzionale attuato per la parte della Coesione e rivisto nel riparto dei poteri fra Stato e Regioni. Istruzione, energia, rapporti con l’estero e con l’Unione europea non possono essere regionalizzate. Un partito come Fratelli d’Italia non può acconsentire a indebolire l’Italia». 


Da cosa partirebbe, per la Coesione?
«Ho una proposta. Ci sono 4,6 miliardi per la perequazione infrastrutturale. Il governo precedente ha fatto una dettagliata ricognizione dei fabbisogni e oltre l’80% va indirizzato al Mezzogiorno. Quel rapporto è rimasto in sospeso, nel passaggio da un governo all’altro: lo si tiri fuori».
 

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