Teatro dell'Opera, in scena Susanna Salvi: «Giselle si consuma perché innamorata, io invece combatto»

Lo spettacolo è dedicato a Carla Fracci

Teatro dell'Opera, in scena Susanna Salvi: «Giselle si consuma perché innamorata, io invece combatto»
di Simona Antonucci
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Giovedì 20 Ottobre 2022, 10:20

«Giselle muore per amore. Io, combatto. Dopo lo choc di una delusione, sarei in grado di riprendermi e andare avanti. Ma quante sono le donne che ancora oggi sopportano qualsiasi cosa pur di restare accanto al loro uomo? Se questo balletto continua a essere tra i più rappresentati al mondo probabilmente fa leva su sentimenti che appartengono agli esseri umani di ogni tempo».
Susanna Salvi, 32 anni, cresciuta al Teatro dell'Opera di Roma, è l'étoile cui è stato affidato il debutto di Giselle, in scena al Costanzi da venerdì al 27 ottobre. Nel ruolo della fanciulla del villaggio Susanna Salvi si alterna con Rebecca Bianchi, anche lei étoile del Costanzi, e Natalia Osipova, al suo debutto all'Opera di Roma. Michele Satriano, Alessio Rezza, Claudio Cocino e Jacopo Tissi interpreteranno il nobile Albrecht. Alessandra Amato sarà la regina delle Villi.

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Lo spettacolo, l'ultimo di danza della stagione 2021-22, è dedicato a Carla Fracci, nella versione coreografica che firmò nel 2004. Leggendaria interprete del titolo, con il quale debuttò proprio a Roma nel 1964, Fracci fu direttrice del corpo di ballo del teatro dal 2000 al 2010. Ed è stata proprio Susanna Salvi a fare da controfigura ad Alessandra Mastronardi, per le parti danzate, nel film Carla, dedicato all'icona del balletto italiano.
C'è una somiglianza tra lei e Carla Fracci?
«Sicuramente c'è una somiglianza con l'attrice. Ma mi hanno sempre detto che ricordo la Signora, la Fracci, per la forma del viso, del mento. Non so se è vero. E comunque noi ballerine, soprattutto quelle minute come me, un po' ci assomigliamo tutte. Un metro e 64, 47 chili. Misure standard».
Standard?
«Beh, sì. Anzi, rispetto a qualche anno fa le misure non sono più così drastiche. Ci sono anche danzatrici con un po' di curve. Misty Copeland, per esempio. O Polina Semionova che ha un bel seno. L'importante è l'armonia, la proporzione».
Sta cambiando la figura della ballerina? Oltre ad allenamenti, diete, sacrifici, c'è spazio per una vita normale?
«Un artista per raccontare i personaggi che interpreta deve vivere, altrimenti manca la percezione della realtà. Se stai chiuso in un convento che cosa racconti?».
Lei che cosa racconta di Giselle?
«Questo spettacolo è monumentale. Complicato da interpretare perché in scena ci sono due donne diverse. Nel primo atto, Giselle è una ragazza gioiosa, spensierata, che ama ballare. Malata, come tutte le eroine, ma esuberante. Nel secondo atto diventa uno spirito. Non è più umana. Quindi bisogna cercare di mantenere un'espressione distaccata, quasi senza espressione. Non è facile per una ribelle come me».
Come fa una ribelle ad accettare le regole ferree della danza?
«La danza mi ha salvato dal mio carattere. Mi ha costretto a essere disciplinata e capace di ascoltare. E comunque la danza rappresenta anche un rifugio. Quando sali in palcoscenico lasci tutto fuori».
Questa Giselle è dedicata a Carla Fracci. Che cosa ricorda di lei?
«Quando sono entrata nella compagnia, qui al Teatro dell'Opera, lei era la direttrice del ballo. Fu lei che mi aiutò a entrare. Da allora questo teatro è anche la mia casa».
 

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