«Della sua vita amava l'imprevedibilità, ma era un ragazzo che aveva preso di mira con precisione il proprio futuro, certo che questo sarebbe stato scandito dalla musica». Francesco Valdiserri viene ricordato subito così da un ragazzo più giovane di lui di un paio di anni. «Sono tanto addolorato, è un brutto momento», aggiunge al telefono. Lui e Francesco si sono prima conosciuti e poi sono diventati amici quando l'Italia e il mondo intero hanno vissuto la paura del lockdown imposto dalla pandemia Covid-19. «Ci siamo incontrati così, quando tutti noi eravamo costretti a rimanere in casa, la nostra è un'amicizia nata in rete, su un gruppo di appassionati di musica, da allora non ci siamo più persi e abbiamo legato tantissimo. Del resto con Francesco non poteva essere altrimenti». Questo ragazzo, 19 anni da compiere a novembre, ucciso sulla Cristoforo Colombo da una donna che sotto l'effetto di droghe ha perso il controllo della propria auto mercoledì sera e lo ha investito mentre Francesco camminava sul marciapiede senza lasciargli scampo. «Per me era diventato un fratello maggiore - aggiunge l'amico - è stata una delle poche persone che ha saputo usare le parole giuste con me in ogni situazione e, mi creda, le parole hanno un peso e non tutti sanno farci i conti». Ma Francesco aveva la capacità dell'ascolto, rifletteva, capiva, provava ad aiutare e sempre ci riusciva.
LA PASSIONE
Con le cuffie nelle orecchie ascoltava i Radiohead e leggeva Sant'Egidio a tal punto da ripetere, quando ce n'era la necessità, una delle sue frasi più celebri. «L'aveva scritta nel nostro gruppo solo qualche tempo fa - aggiunge ancora l'amico - gli stolti parlano a vanvera, gli uomini intelligenti parlano al momento giusto e i saggi parlano se interpellati.
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