Caso Sordi, parla l'autista di Aurelia, la sorella di Albertone: «Mi hanno incastrato»

Aurelia Sordi e l'autista Arturo Artadi
di Gloria Satta
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Lunedì 16 Giugno 2014, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 18:47
Prosciolto da ogni accusa oppure rinviato a giudizio per aver tentato di mettere le mani sul patrimonio di Alberto Sordi: tra qualche giorno Arturo Artadi, conoscer il suo destino giudiziario. È l’autista e factotum dell’attore, al centro dell’inchiesta avviata l’anno scorso, nel decennale della morte di Albertone che, se fosse ancora qui, avrebbe compiuto 94 anni l’altro ieri. E adesso siamo alla vigilia dell’udienza preliminare.



Peruviano, 42 anni, da un venticinquennio al servizio della famiglia Sordi e tuttora uomo di fiducia di Aurelia, la sorella 97enne di Alberto, Artadi (con lui sono indagate altre sei persone di servizio, un notaio e un legale) non ha mai smesso di rivendicare la sua buona fede: secondo l’accusa, avrebbe invece approfittato della scarsa lucidità della sorella di Albertone per farsi intestare la procura generale sui suoi beni e ottenere 400mila euro in dono.



Adesso, nello studio del suo avvocato Christina Mazzoni, dopo aver accompagnato Aurelia in una località di mare come ogni estate, Artadi racconta al Messaggero la sua verità.



Come sta?

«Malissimo, perché penso che questa potrebbe essere la mia ultima vacanza con la signorina. Sono stato massacrato, considerato un delinquente. Ma io ho dedicato la vita alla famiglia Sordi. Avrei potuto tornarmene in Perù, invece sono rimasto qui per non lasciar sola la signorina e dimostrare la mia innocenza».



Lei è ancora stipendiato da Aurelia?

«Certo. Quando il caso è scoppiato, ho preso le ferie arretrate da vent’anni. E’ stata lei stessa a richiamarmi: io e le altre persone di servizio siamo la sua famiglia».



Secondo il pm, la Sordi non era capace di intendere e di volere quando le intestò la procura e le regalò i soldi...

«E’ la tesi dei periti dell’accusa, ma non del Tribunale che infatti si è limitato a nominare un amministratore di sostegno senza chiedere l’interdizione della signorina».



Ma come mai decise di darle la procura sul suo patrimonio?

«Si fidava di me e voleva che gestissi al meglio le spese di casa e la beneficenza. Pensi che l’anno prima intendeva nominarmi amministratore di sostegno. Ma la procura non l’ho mai utilizzata».



Non è esagerato un regalo da 400mila euro?

«A novembre 2012 Aurelia donò del denaro a me e agli altri che lavoravano in casa: niente di strano per una persona che disponeva di enormi somme e faceva tanta beneficenza. Ma chissà perché sono stati indagati tutti i destinatari dei regali, tranne uno. E c’è dell’altro».



Che intende dire?

«Nei primi mesi del 2013 la signorina ha continuato ad elargire centinaia di migliaia di euro a diverse persone, a titolo di amicizia o di beneficenza. Ci sono le prove. Ma nessuno se n’è preoccupato. Era incapace di intendere e di volere solo quando firmava gli assegni a noi?».



E’ vero che ha isolato Aurelia dal mondo?

«No, ho eseguito i suoi ordini. Alla morte di Alberto è iniziata la processione: chi chiedeva soldi, parenti mai visti. E Aurelia mi ha chiesto di bloccare gli importuni».
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