Sanità, più morti nei reparti piccoli. L'allarme di Zingaretti sugli ospedali: ​«Bisogna ridurre e accorpare»

Sanità, più morti nei reparti piccoli. L'allarme di Zingaretti sugli ospedali: ​«Bisogna ridurre e accorpare»
di Mauro Evangelisti
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Sabato 11 Ottobre 2014, 06:29 - Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 07:24

Piccolo non è bello in sanità. Ieri la Regione ha diffuso alcuni dati da brividi: nei reparti che trattano pochi casi all'anno si muore di più. Ad esempio, per un infarto acuto del miocardio, in una struttura piccola si muore cinque volte di più. Osserva il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti: «I reparti sanitari che si occupano di pochi pazienti l'anno sono pericolosi per la vita delle persone. Bisogna intervenire con un piano di accorpamento dei reparti». E vale anche per i parti, visto che nel Lazio vi sono 9 reparti di ostetricia con meno di 500 parti all'anno. Zingaretti: «Non bisogna creare allarmismi, ma ricordare che per partorire questi reparti piccoli costituiscono un rischio sia per i nascituri che per le mamme».

LA RICERCA

Uno degli indici, scelti dalla Regione, per giudicare un ospedale è il tempo di attesa per un'operazione al femore.

Secondo gli standard indicati dal Ministero della Salute dovrebbe essere inferiore alle 48 ore. Bene, i dati diffusi ieri dalla Regione (analizzati da AgeNaS in collaborazione con il Dipartimento di Epidemiologia) dicono che vi sono ospedali con ottime performance e altri che stanno andando male. A Roma e provincia, nei primi sei mesi del 2014: il migliore è il Sant'Eugenio, dove 9 volte su 10 l'operazione avviene entro due giorni, seguito dal Fatebenefratelli e dal Cto; i peggiori sono a Colleferro (appena il 5 per cento), a Tivoli e il Sant'Andrea. Nelle altre province va male Frosinone (l'ultimo in tutto il Lazio, ma nel secondo semestre sta recuperando), mentre Viterbo ha registrato un netto miglioramento rispetto al 2013, passando dal 20 al 60 per cento. Questi dati, insieme ad altre prestazioni, sono utilizzati dalla Regione per giudicare l'operato dei direttori generali e sono stati presentati da Zingaretti, dal dirigente della cabina della regia, Alessio D'Amato, dalla dirigente Flori Degrassi e da Marina Davoli, dell'Osservatorio epidemiologico dell'Asl Roma E. Zingaretti: «Sono i risultati migliori da sei anni a questa parte». Nel dettaglio: prendendo in considerazione tutti gli ospedali del Lazio, l'intervento al femore entro due giorni è passato dal 40,4% del 2013, al 48,5 dei primi sei mesi del 2014. Altro esempio: l'offerta degli interventi di angioplastica primaria negli infarti acuti del miocardio è passata dal 35,5 al 41,4. Ancora: colecistectomia laparoscopica, la degenza post operatoria secondo gli standard dovrebbe essere al massimo di tre giorni. Nel Lazio è rispettato questo limite? La situazione sta migliorando: era del 61% un anno fa, è al 66 nei primi sei mesi 2014. In questo caso i risultati migliori, a Roma e provincia, tra pubblico e accreditato, sono alla Paideia, al Campus Bio-Medico, San Carlo e al Casilino. In fondo alla classifica Fabia Mater, Pertini, Subiaco e Frascati.

NASCITURI

Dove si stenta a migliorare è sulla percentuale dei parti cesarei. Il Lazio resta ancora sopra al 31 per cento, mentre per l'Organizzazione mondiale della sanità dovrebbero essere il 15. Tra l'altro, vi sono dati anche in questo caso molto differenti da struttura a struttura e da provincia a provincia (bene Viterbo e Latina al 25%, male Rieti e Frosinone al 36). I cesarei sono molti negli ospedali (Villa Pia al 70%, Mater Dei al 68, Monterotondo al 44 e Colleferro al 43) in cui non si fanno più di 500 parti all'anno. In tutto il Lazio sono 9 e Zingaretti ieri ha fatto capire che saranno chiusi o razionalizzati. Anche perché, spiegano in Regione, «meno volumi corrispondono a meno qualità e più rischi».