Rieti, Settecamini: le buche ricoperte con i chiodi

Settecamini
di G. Cav.
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Lunedì 17 Gennaio 2022, 00:10

RIETI -Più che una strada, è un campo minato composto da pezzi di ferro, chiodi e tondini metallici edilizi che puntualmente vanno a comporre il manto stradale di una parte di via Settecamini, a Rieti, per la disperazione di chi vi si trova a transitarvi o, peggio ancora, ad abitarvi. E’ la croce toccata in sorte alle poche famiglie che vivono in quel tratto di strada – parte del Comune di Rieti, ma incluso all’interno della Riserva dei Laghi Lungo e Ripasottile – lungo il quale, da ormai oltre tre anni, rischiare di bucare una ruota è prassi consolidata, oltre alle nubi di polvere che avvelenano la vita di chi risiede nella zona. Richieste di intervento, diffide a Comune, Asl, Arpa e relazioni dei vigili urbani che attestano l’effettiva presenza di oggetti pericolosi non sono però state sufficienti, fino a oggi, a risolvere nulla.
La prima domanda è: come fanno chiodi, tondini metallici e pezzi di ferro a finire lungo la strada? A spiegarlo, è la diffida che i residenti hanno prodotto tramite i loro legali per chiarire come siano state coperte le buche: «Gli interventi eseguiti in passato dal Comune di Rieti si sono rivelati dannosi – scrivono gli avvocati – avendo, le ditte incaricate dal Comune, riversato sul manto stradale ghiaia mista a residui di lavorazioni edili». Nel marzo 2021, nuovi interventi non hanno fatto altro che aggravare la situazione: «Sono stati depositati ghiaia mista a polvere e sabbia finissima nonché nuovamente a residui di lavorazioni edili», aggiungono i legali. Per coprire le buche e rifare il manto stradale verrebbero utilizzati scarti edilizi pericolosi per la circolazione stradale? Ad attestarne la presenza non sono solo i residenti, ma anche la relazione prodotta una mattina di luglio 2019 dagli agenti della municipale quando, a seguito di una foratura, furono chiamati ad intervenire per constatare loro stessi le condizioni della strada. Nella relazione, gli agenti riferiscono «di aver rinvenuto numerosi chiodi, tondini metallici edilizi ed elementi in genere di ferro sparsi sulla sede stradale sterrata, che appariva come oggetto di recente intervento manutentivo di imbrecciatura». Insomma, «elementi che confermavano, per quantità e qualità del materiale osservato» ciò che la vittima della foratura in quel momento verbalizzava «in merito all’utilizzo di materiale non idoneo ed impuro nell’imbrecciamento stradale». Viene da chiedersi se si tratti di uno scherzo di cattivo gusto: la risposta, probabilmente, è no.

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