Rieti, ex postina: il mistero della mattina di luglio

Cerchiara
di Renato Retini
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Giovedì 13 Ottobre 2022, 00:10

RIETI - Un ginepraio inestricabile di ipotesi, mezze notizie, congetture più o meno suggestive e non sempre suffragate da indizi degni di logica investigativa, ingigantito inoltre da un ostinato silenzio delle fonte investigative. Si ingarbuglia ogni giorno di più il giallo della scomparsa di Silvia Cipriani, la ex postina di Contigliano di 77 anni della quale non si hanno più notizie dal 21 luglio scorso e la cui auto - una Fiat Palio grigio metalizzata - è stata rinvenuta nei boschi di Scrocco di Montenero, nelle cui vicinanze sono state poi rinvenuti anche reperti ossei, verosimilmente attribuibili a lei ma rispetto ai quali non c’è ancora alcuna conferma riguardo al dna. Al momento risulta indagato per omicidio volontario il nipote Valerio, raggiunto da un avviso di garanzia nel quale viene indicato anche come persona offesa. Particolarità giuridica probabilmente giustificata dalla necessità di un accertamento non ripetibile, come un prelievo ai fini del dna. Anche questa un’ipotesi, avvalorata dagli avvocati Luca Conti e Domenico Maria Orsini che, ricevuto la settimana scorsa l’incarico difensivo, stanno cercando di ricostruire il complesso puzzle che ruota intorno al caso della scomparsa di Silvia Cipriani. Il nipote Valerio, intanto, intercettato ieri in città da una troupe della Rai si è rifiutato, con calma olimpica, di rilasciare qualsiasi dichiarazione. Ha perso inoltre consistenza la notizia che l’ex postina avesse ritirato - quattro giorni prima di scomparire - una polizza assicurative di 51 mila euro alle Poste. La polizza esiste, è una polizza infortuni con un massimale di risarcimento pari a 51 mila euro, ma non c’è stata alcuna riscossione.
Nel silenzio investigativo e nella difficoltà di poter svolgere in maniera normale il lavoro di cronista, ausilio lo si trova da alcuni testimoni residenti a Cerchiara, vicini di casa dell’ex postina. E alla signora Graziella che afferma di averla vista risalire da Rieti, a bordo della sua auto, la mattina del 22 luglio, intorno alle 8 e 30, si è aggiunta la signora Annarita, già ascoltata in Questura, che la mattina del 22 luglio ha visto invece ridiscendere verso Rieti la Fiat Palio di Silvia, senza però riuscire a capire chi fosse al volante. 
«Io sono convinta - ha detto la donna - di averla vista il 22 luglio, alle 9.40, era l’auto di Silvia. Non ho visto Silvia in faccia, ho visto la sua macchina, non so se guidava lei... Io salivo a Morini e lei scendeva verso Rieti. Qui ci conosciamo tutti, siamo pochi. Ognuno di noi sa di chi è quella macchina, ho pensato ecco Silvia». Lo ha detto alla Vita in Diretta, il programma in onda su Rai1. A chi le ha ricordato le dichiarazioni di Graziella, l’unica altra testimone ad aver visto alle 8,30 di quel giorno l’ex postina scomparsa, Annarita ribadisce: «Lei però la vede salire, io la vedo scendere. Questo è il grosso dilemma, se lei è salita... non so, magari ha dimenticato qualcosa? E’ salita e poi è riscesa subito?». Sul posto la Polizia aveva rinvenuto una telecamera le cui immagini, purtroppo, non sono più disponibili in quanto la memoria le conserva per tre giorni soltanto e poi le sovrascrive con le nuove e la Polizia ha chiesto di visionarle fuori tempo massimo. «Ho visto Silvia il lunedì precedente alla sua sparizione - ricorda Annarita - lei è venuta a casa perché un pò di tempo fa c’è stato un incidente. Dei signori sono andati giù con la macchina, mio marito era fermo a parlare con alcuni di loro e lei voleva sapere se noi conoscevamo queste persone. Voleva che gli mettessero a posto la recinzione per paura che gli scappassero gli animali». 
Annarita non aveva visto Silvia preoccupata: «Assolutamente no. Lunedì quando l’ho vista era lucidissima come sempre. Poi se da lunedì al giovedì è successo qualcosa, questo non lo so. Una cosa è certa: io non credo che sia stato Valerio (il nipte, ndr). Lo conosco, non è possibile, non ci posso credere, Valerio non c’entra niente. Cosa gli è successo non lo so - ripete Annarita - ma so anche che lei non può essere andata lì da sola, anche perché è un posto impervio, un posto particolare, ci vuole forza sulle mani per guidare la macchina in quel posto». Annarita si riferisce al bosco di Scrocco.

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