Rieti, ex postina: la soluzione può arrivare dalle ossa

Scrocco di Montenero
di Emanuele Faraone
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Mercoledì 12 Ottobre 2022, 00:10

RIETI - Ossa pelviche, cranio, arcate dentali: adesso sono i resti ossei a dover parlare. La riserva è di 90 giorni ma potranno anche avere tempistiche più lunghe gli esami del dna e di “autopsia scheletrica” sui resti ossei rinvenuti nei boschi in località Scrocco di Montenero Sabino e verosimilmente attribuibili a Silvia Cipriani, l’ex postina scomparsa lo scorso 21 luglio da Cerchiara. Dopodomani a Roma il via ufficiale alle operazioni di genetica forense cui prenderanno parte - su incarico della Procura della Repubblica presso il tribunale di Rieti - il medico legale Luigi Cipolloni e l’antropologa-odontologa forense Chantal Milani mentre il professore Enrico Tittoni è il perito di parte nominato dalla famiglia. Esami incardinati non solo sul prelievo del tessuto osseo ai fini dell’estrapolazione del dna per poter risalire “all’identità” di quei resti allo status di tessuto osseo, ma anche un percorso multidisciplinare a ritroso per cercare di individuare la data e le cause del decesso. Si tratterà di approccio multidisciplinare tradizionalmente utilizzato per i resti umani scheletrizzati e, rispetto alle ossa rinvenute, si cercherà di stabilire prioritariamente i tre principali nodi che potrebbero così fornire una soluzione ad un giallo ancora senza soluzione: epoca, causa e modalità del decesso.

I passaggi. Molti sono stati i fattori esterni intervenuti sui resti ossei e che hanno inevitabilmente innescato processi irreversibili a partire da fattori ambientali (temperatura, umidità, irraggiamento) e naturali quali i successivi assalti della microfauna, l’esposizione a roditori, animali e cinghiali che – dopo mesi - hanno lasciato ben poco margine possibilità di una tradizionale ricognizione cadaverica espletata normalmente dall’anatomopatologo, rendendo così necessario ricorrere ad ulteriori approfondimenti genetico-giudiziari come l’antropologia e l’odontologia forense di cui si occuperà la dottoressa Milani, esperta ed ex ufficiale dei Ris di Roma. 
Fondamentale rimane comunque l’accertamento del dna per conoscere se quelle ossa appartengano o meno a Silvia Cipriani che, al momento, rimane ufficialmente una donna scomparsa. 
Per saperlo servirà dunque un delicato protocollo di analisi che potrà fornire informazioni utili all’accertamento delle circostanze e delle cause della morte dell’ex postina reatina che molto potrebbero rivelare sul mistero che da oltre due mesi grava sulla sorte della 77enne.

Esami in cui a giocare un importante ruolo di “detective” sarà la lente dell’antropologia forense che andrà ad interagire, in multidisciplinarità con le altre figure quali il medico legale in primis, per poter dare un svolta alla vicenda del giallo estivo reatino. Nonostante lo scopo primario legato all’individuazione dell’identità dei resti, lo studio dovrà fornire risposte utili all’inchiesta della Procura reatina, non ultimo la determinazione della causa della morte qualora ve ne sia traccia impressa sulle ossa. Inoltre, tra i vari reperti ossei attribuibili a Silvia ci sono anche cranio e bacino, parti importanti, ad esempio, per la determinazione del sesso.

Il nodo della data. Intanto, si torna a parlare di una data successiva alla scomparsa della donna. «Io sono convinta di averla vista il 22 luglio, alle 9.40, era l’auto di Silvia - ha detto alla “Vita in Diretta”, su Rai1, Annarita. - Non ho visto Silvia in faccia, ho visto la sua macchina, non so se guidava lei... Io salivo a Morini e lei scendeva verso Rieti. Qui ci conosciamo tutti, siamo pochi. Ognuno di noi sa di chi è quella macchina, ho pensato ecco Silvia».

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