Rieti, appello della donna investita da un pirata della strada: «Si costituisca subito»

Via Venanzi a Piani Poggio Fidoni
di Giacomo Cavoli
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Martedì 8 Febbraio 2022, 00:10

RIETI - L’impatto improvviso da dietro, il bruciore acuto del dolore al braccio sinistro e infine la forza generata dall’urto che l’ha scaraventata a terra, causandole ulteriori danni e la frattura dell’osso sacro. Sono gli attimi da incubo vissuti sabato pomeriggio, intorno alle 17.30, dalla 45enne polacca Bozena G., rimasta vittima dell’investimento tra via Venanzi e via Cavone, a Piani Poggio Fidoni, da parte di una Fiat Panda di colore rosso, con un portabagagli nero sul tetto che, anziché fermarsi a prestare soccorso, è fuggita lasciando a terra la donna, in quel momento in compagnia del marito il quale, tra le lacrime, ha tentato di soccorrerla. Così, a Piani Poggio Fidoni, la caccia al pirata della strada prosegue e anche ieri la frazione era tempestata di posti di blocco di carabinieri e polizia, perché l’idea continua ad essere quella che chi ha investito Bozena possa essere un residente della zona. Ieri mattina, i carabinieri hanno visionato anche le telecamere della farmacia situata all’ingresso di via Cavone, da dove si suppone possa essere transitata l’auto prima di arrivare all’incrocio con via Venanzi, punto nel quale la donna è stata investita. Nel frattempo, Bozena ha scelto di raccontare a Il Messaggero quei tragici momenti, lanciando un appello affinché l’autore dell’investimento si costituisca e ammetta le proprie responsabilità.

Il racconto. Operatrice socio-sanitaria residente a Rieti da più di vent’anni, Bozena si era recata in quella zona in compagnia del marito per visitare una casa da acquistare, trovata tra gli annunci su internet. Di ritorno dall’abitazione verso l’auto parcheggiata in via Venanzi, tutto è accaduto in pochi secondi: «Camminavamo rasenti sul lato destro della strada, mio marito un mezzo passo avanti a me, tenendomi la mano - racconta Bozena, costretta a letto dalla frattura e dai dolori. - All’improvviso qualcosa mi ha travolto in maniera molto forte all’altezza del braccio sinistro: ho avvertito subito il dolore e con una seconda botta ho ricevuto un colpo dietro alla schiena, finendo per terra quasi al centro della strada. A quel punto sono caduta battendo mani e gambe a terra e poi indietro, colpendo la testa. È stato impressionante: mi sono girata e ho iniziato a gridare “la Panda rossa”, ma è si è trattato davvero di una frazione di secondo, altrimenti saremmo riusciti anche a prendere qualche numero della targa. A causa dell’impatto mi sono anche morsicata la lingua e il sangue che usciva dalla bocca ha fatto temere a mio marito che ci fosse un’emorragia interna in corso». Poi un dettaglio, forse il più odioso: “Dopo l’impatto, ci siamo accorti che l’auto stava frenando, perché si sono accese le luci posteriori. Ma poi ha di nuovo accelerato ed è scappata». Una prognosi di almeno venti giorni, lividi e dolori ovunque ma, più di tutto, le implicazioni che l’incidente rischia di avere sul lavoro: «Assisto persone bisognose, anche non autosufficienti, che hanno bisogno di essere sollevate e accompagnate - spiega Bozena. - Ho 45 anni, ho bisogno di lavorare. Se non potrò più svolgere questo lavoro, cosa farò? Se chi ha compiuto questo gesto ha un po’ di coscienza e coraggio, si assuma le proprie responsabilità e si costituisca». E a causa dell’incidente, è svanito anche il sogno della nuova casa a Piani Poggio Fidoni: «Non la voglio più, assolutamente».

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