E' tornato a casa con la moglie il reatino per oltre mese bloccato in Ucraina dalla guerra

E' tornato a casa con la moglie il reatino per oltre mese bloccato in Ucraina dalla guerra
di Sabrina Vecchi
4 Minuti di Lettura
Sabato 2 Aprile 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 17:22

RIETI - «Siamo stanchi morti, ma felici, molto felici. Ora, però, lasciateci riposare almeno un po’. Sono stati due giorni di viaggio molto duri e abbiamo dormito pochissimo». Un viaggio lunghissimo, per nulla agevole, ma fortunatamente a lieto fine, quello di Antonio e Natasha Antonelli. La coppia, residente a Montisola di Contigliano, era rimasta bloccata in Ucraina per oltre un mese a causa del conflitto in corso, senza possibilità di via di fuga dalla città di Nova Kachovka, nella regione di Kherson, dove i due possiedono una casa da oltre venti anni e dove erano giunti a gennaio per festeggiare il 66esimo compleanno dell’uomo. I coniugi sarebbero dovuti tornare in Italia il 24 febbraio scorso, ma sono stati impossibilitati a muoversi dalla città, completamente assediata dalle truppe russe. Oltre trenta giorni di terrore, chiusi in cantina, ospitando altre famiglie ucraine, con pochi viveri, nel bel mezzo di razzi ed esplosioni a tutte le ore del giorno. 

Via da Kherson. Poi, il 29 marzo, dopo vari tentativi, la fuga.

Antonio e la moglie hanno prima tentato di agganciarsi ad un convoglio dell’Osce, poi sono riusciti a raggiungere Odessa insieme ad una coppia di ragazzi siciliani, anche loro in fuga dalla guerra. Lungo la strada, l’inferno. Antonio e Natasha raccontano di uccisioni a sangue freddo, stragi di anziani e bambini, fucili puntati in fronte, carri armati a un palmo dalla vettura dove avevano trovato riparo. Stremati, sono stati individuati da due inviati Rai, che li hanno accompagnati con la loro auto fino al confine moldavo.

«Sono devastati dentro, ma salvi - aveva raccontato martedì a Il Messaggero il giornalista della Rai Giammarco Sicuro, che insieme a un collega li aveva raccolti nelle vicinanze del confine moldavo – ora di loro si occuperanno i funzionari della Farnesina e la nostra Ambasciata». E’ stata la fine di un incubo. 

Gli ostacoli. «Stiamo bene, ci aspettano tante dogane e un lungo viaggio, ma stiamo bene, ringraziamo il cielo», aveva poi aggiunto Antonio utilizzando un telefono di fortuna nel pomeriggio di giovedì, prima di salire sul pullman che lo avrebbe riportato con la moglie in patria. Il suo cellulare, come anche quello del ragazzo siciliano, gli era stato sequestrati dai miliziani ceceni, prima che potessero raggiungere il confine moldavo. 

Dalla Moldova, il tragitto lungo la Romania, poi l’Ungheria, finché finalmente, nella mattinata di ieri, le due coppie hanno raggiunto il suolo in Italia dal confine di Trieste e hanno raggiunto Venezia e lì si sono separate. I ragazzi siciliani hanno raggiunto l’aeroporto di Milano, per tornare finalmente a casa, a Palermo. Antonio e Natasha, stremati, si sono invece avviati in auto verso Rieti, che può finalmente tirare un sospiro di sollievo dopo tanta apprensione per il proprio concittadino. Nel tardo pomeriggio l’arrivo a casa, a Montisola di Contigliano. 

I ringraziamenti. «E’ finita. Ringraziamo tutti per il sostegno ricevuto, per l’affetto dimostrato. Grazie alle autorità che hanno lavorato per noi, grazie ai giornalisti, a Il Messaggero che ha acceso i riflettori sulla nostra storia, agli inviati della Rai che ci hanno raccolto e condotti al confine con la Moldavia». Ora è tempo di lacrime e sorrisi, del meritato riposo e dell’abbraccio intimo con familiari e amici. Poi, a tempo debito, arriverà il momento per festeggiare. E per provare a dimenticare questa bruttissima avventura.

© RIPRODUZIONE RISERVATA