Europa col fiato sospeso. A novembre tocca alla Catalogna

Europa col fiato sospeso. A novembre tocca alla Catalogna
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Venerdì 19 Settembre 2014, 06:22
L'ATTESA
MADRID Un “timing” serrato, scandito dai risultati delle urne in Scozia, nella speranza che l'eventuale vittoria del “sì” galvanizzi le rivendicazioni catalane. È quello imposto dal parlamento della Catalogna nella cruciale partita a scacchi con il governo centrale sul referendum indipendentista annunciato per il 9 novembre. Al contrario di Cameron, il premier conservatore Mariano Rajoy (Pp) si è trincerato in difesa della Costituzione, che sancisce l'unità della Spagna e prevede il referendum popolare solo consultivo e dopo il placet di governo centrale e Senato. Il fronte per il referendum include l'80% del Parlamento catalano, eccetto il Pp e Ciutadans. Ma appare diviso sull'indipendenza, che vede a favore Ciu, il partito nazionalista democristiano del president Artur Mas, i repubblicani indipendentisti di Erc, la sinistra radicale di Cup; e contrari i socialisti del Psc (salvo alcune defezioni) e gli eco-comunisti di Icv.
L'IMPUGNAZIONE
L'esecutivo di Mariano Rajoy ha già pronta l'impugnazione davanti alla Corte costituzionale della legge referendaria, alla quale il “Parlament” ha dato ieri via libera e che approverà oggi in sessione plenaria. Il premier ha convocato per domani un Consiglio dei ministri straordinario, per approvare il ricorso di incostituzionalità, che andrà all'esame dell'alta Corte nella prima seduta utile, martedì. Se accolto, come appare scontato, avrà l'effetto di sospendere d'immediato la legge referendaria. Ma non il decreto di convocazione alle urne, che Artur Mas potrebbe firmare fra domani e martedì, e al quale il governo centrale dovrà rispondere con un'altra impugnazione. Insomma, Madrid ha pronta tutta l'“artiglieria” legale per impedire il referendum, incluso il commissariamento della regione e il ricorso al codice penale. Il procuratore generale dello Stato, Eduardo Torres-Dulce, ha riunito ieri i procuratori della Catalogna per coordinare una risposta, nel caso le istituzioni catalane non rispettino la sospensione per incostituzionalità, convocando ugualmente il referendum. Per i reati di prevaricazione, disobbedienza e sedizione, Artur Mas rischierebbe fino a 15 anni di carcere.
«Le cornamuse della storia bussano alle porte della Moncloa», ha tuonato ieri il portavoce di Erc al Congresso, Alfred Bosh, che ha confermato la determinazione di andare alle urne. Ma Mas difficilmente arriverà a uno “strappo” con lo Stato, che provocherebbe la più grave crisi istituzionale della Spagna democratica. Ma a prescindere dal risultato del referendum scozzese, il “popolo” catalano non resterà alla finestra. E già prepara mobilitazioni in strada nel weekend. Nemmeno i Paesi Baschi stanno a guardare: il presidente, Iñigo Urkullu, ha riaffermato la volontà di avanzare «sulla strada della Scozia», perché «i baschi possano decidere il proprio futuro politico in libertà». E una bandiera scozzese sventolava ieri sul municipio di San Sebastian.
Le cornamuse hanno ripreso a suonare anche in Baviera e nella nostrana Padania. Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, è volato a Edimburgo pensando alla manifestazione indetta domenica alla Cittadella di Padova, per promuovere due referendum in Veneto e Lombardia, uno sull'indipendenza e l'altro per uno statuto speciale.
Paola Del Vecchio
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