Mancano uscite di sicurezza e l'ok "antincendio", Pinacoteca di Latina chiusa da anni

La storia travagliata della Galleria Civica di arte moderna, rinata negli anni Novanta e ospitata in un'ala del Palacultura

Mancano uscite di sicurezza e l'ok "antincendio", Pinacoteca di Latina chiusa da anni
di Vittorio Buongiorno
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Giovedì 30 Novembre 2023, 11:38 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 12:20

LE EMERGENZE

La Pinacoteca di Latina ha avuto tante vite e una storia travagliata, da sempre, da quando la città si chiamava ancora Littoria. Fino ad oggi. Visitarla, infatti, è praticamente impossibile. Da anni. Quattro, forse cinque. Da quando l'applicazione ferrea delle normative antincendio portò alla chiusura del Teatro D'Annunzio e dell'intero Palacultura. Zero mostre, zero attività, zero visitatori. Unica deroga per gli studiosi che hanno necessità di visionare un quadro o una scultura e - a quanto risulta - vengono accompagnati in loco. Nel 2021 anche una mini cerimonia per la riconsegna di un quadro alla città ritrovato dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico. Per una città, come la nostra, che ha una storia giovane e pochi musei è un disastro.

COSA È ACCADUTO

L'ultimo evento organizzato è stato quello del dicembre 2017. La città compiva 85 anni e festeggiò con una personale dedicata a "Sibò futurista", curata da Francesco Tetro e dal familiari dell'artista, al secolo Luigi Bossi. Qul giorno fu anche donata al Comune il primo bozzetto dell'opera "Nascita di Littoria", datato 1935. Oggi però è impossibile vederlo perché l'accesso ai locali della Pinacoteca è interdetto perché mancano le certificazioni antincendio necessarie per i luoghi che ospitano spettacoli ed eventi. Praticamente lo stesso problema che ha tenuto chiuso per anni il Teatro D'Annunzio.
Nelle more del rilascio del certificato di agibilità e del nullaosta antincendio per il Teatro i vigili prescrissero al Comune un lungo elenco di lavori da effettuare per avere il via libera.

IL MURO

Tra le prescrizioni anche la separazione completa e definitiva dei locali del Teatro da quelli di Pinacoteca e Teatro Cafaro. E' per questo che se oggi provate a raggiungere la Pinacoteca passando dall'atrio del Palacultura, ovvero imboccando le scale a sinistra e percorrendo il corridoio, arrivati in fondo sulla destra, accanto alle scale che salgono al primo piano, anziché proseguire lungo il corridoio che portava alle sale che ospitano quadri e sculture vi troverete davanti un muro. Si vede ancora, malgrado sia stato realizzato ormai da qualche anno perché nessuno ha pensato di passare una mano di vernice sui mattoni intonacati.
Unico accesso per la Pinacoteca a metà di via Oreste Leonardi. E qui sta il problema. Con un solo ingresso la Pinacoteca non ha più i requisiti per ottenere l'ok all'apertura: mancano tra le altre cose le uscite di sicurezza. Il Comune infatti dovrebbe, o avrebbe dovuto, redigere un progetto di adeguamento ai sensi delle nuove normative, proprio come per il D'Annunzio. Non risulta che ciò sia stato fatto. E dunque, senza progetto niente lavori. E senza lavori non si può neppure pensare che chiedere ai vigili del fuoco e poi alla Commissione Pubblici spettacoli il nullaosta per la riapertura.

LA STORIA

E' un peccato perché lì dentro, in quelle sale, c'è un pezzo di storia della città. Un pezzo importante, quelle opere infatti furono donate a Littoria da Comuni, enti, associazioni, artisti che all'epoca andavano di gran moda.
Quando l'allora sindaco Ajmone Finestra con l'allora direttore dei musei civici cittadino Francesco Tetro decisero di ricostiturla con le opere scampate alla guerra, alle ruberie, alla distruzione, alla diaspora nei più disparati uffici pubblici del capoluogo pontino, fecero opera meritoria.
La sensazione è sempre stata però che quegli spazi dove erano esposte non fossero adeguati, non per una questione di sicurezza, erano gli anni Novanta e le cose erano diverse da oggi. Ma la città e la sua storia artistica avevano bisogno di una pinacoteca vera, riconoscibile, bella. Oggi però, va peggio, la Civica gslleria d'arte moderna non si può neppure più visitare.
Vittorio Buongiorno
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