Intervista alla sindaca Celentano: «Una città più pulita
e più curata, i miei impegni per il 2024»

Intervista alla sindaca Celentano: «Una città più pulita e più curata, i miei impegni per il 2024»
di Vittorio Buongiorno
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Martedì 2 Gennaio 2024, 13:35
Il 2024 si apre carico di sfide da affrontare per la città di Latina. Tanti i temi in agenda, tante le emergenze e le attese. Il Messaggero ha interpellato nelle scorse settimane 100 personaggi della società civile che hanno espresso i loro desideri per Latina.
Tantissimi chiedono una città più pulita e parchi più curati: cosa si sente di promettere?
«Hanno ragione da vendere tutti coloro che chiedono una città più pulita e parchi più curati. Abbiamo avuto una serie di incontri con il management di Abc per ottenere maggior decoro e più attenzione, compresa la sostituzione dei cassonetti danneggiati e inguardabili. La cura dei parchi e del decoro urbano è uno dei punti del mio programma elettorale e grazie all'impegno del servizio Lavori Pubblici e dell'assessore Carnevale abbiamo potuto aprire il cantiere per i lavori di rifacimento del Parco Falcone e Borsellino. Un intervento che durerà un anno e che restituirà a Latina il suo polmone verde nel cuore della città, con una serie di servizi che quel parco non ha mai offerto prima».
Tra tutte le emergenze segnalate dai nostri lettori, quale considera la più urgente da risolvere nel 2024?
«Le emergenze sono tante, ereditate dal passato: Casa della cultura inagibile, Palazzetto chiuso, Mercato annonario abbandonato e tutto il resto. I cittadini chiedono decoro e strade sicure. Ecco entro il 2024 avremo la riorganizzazione della raccolta dei rifiuti in centro, alla quale il nuovo Cda dell'azienda speciale sta lavorando. Il nuovo regolamento sugli scavi e ripristini ci aiuterà nella riparazione e messa in sicurezza delle strade».
I tecnici dicono che il Palabianchini dovrà restare chiuso per un anno, come potrà il Comune aiutare le società sportive che rischiano di dover andare via da Latina per sopravvivere?
«Un anno? Le dico che mi piacerebbe se fosse davvero così, ma non me ne starò a guardare né ad aspettare i tempi degli iter amministrativi che sono sempre più lunghi del previsto. Abbiamo deciso di acquistare una tensostruttura capace di ospitare fino a 3500 spettatori e abbiamo individuato anche il luogo dove posizionarla, nel quartiere Q4, a completamento della nuova Oasi sportiva. Ovviamente si tratterà di una struttura capace di ospitare ogni tipo di evento».
Dove troverete i milioni che servono?
«Questo Comune ha una capacità di indebitamento che consente di contrarre mutui; nel caso di specie stiamo trattando con il Credito sportivo».
E il teatro Cafaro? Avete già una idea come fare per riaprirlo e in che tempi?
«Il Cafaro insieme alla sala Conferenze e alla Pinacoteca, tutte parti del complesso Casa della Cultura, sono presenti all'interno di un progetto di fattibilità inserito nel bando di Rigenerazione 2 che nel 2021 non venne finanziato. Quel progetto di risanamento dell'intero complesso è stato però trasferito nella cosiddetta seconda fase del Fesr; è un progetto che richiederà oltre 4 milioni di euro per i quali gli Uffici hanno già chiesto la copertura. Stiamo aspettando l'approvazione da parte della Regione. Si tratta di un intervento imprescindibile e irrinunciabile per una città che ambisce al ruolo di Capitale italiana della Cultura, ma soprattutto si tratta di una struttura e di un servizio di cui questa città non può continuare a fare a meno».
Tra le richieste spicca quella di più biblioteche e aperte almeno fino alle 23 e anche nei festivi, è una ipotesi fattibile?
«Sono richieste condivisibili ma alle quali devo rispondere con onestà: non disponiamo attualmente delle risorse umane e finanziarie che ci consentano di tenere aperte le biblioteche fino a tarda sera né durante i giorni festivi. Per il momento occupiamoci di riaprire la biblioteca comunale che è ancora chiusa».
Capitolo piste ciclabili, anche qui la città deve recuperare terreno. Cosa farete nel 2024?
«Mi consenta una provocazione, chi ha voluto tutte quelle corsie rosse in centro dove non si vede mai transitare una bici? Le piste ciclabili sono oggi un servizio fondamentale per la fruibilità del territorio, e con tutto quello che abbiamo alle porte della città, dovremmo realizzare percorsi lungo le sponde dei canali per portare grandi i piccini nei luoghi che non sono abituati a vedere e frequentare, a cominciare dai borghi, che sono praticamente tutti raggiungibili attraverso itinerari che passano per le campagne e che consentirebbero di stringere un rapporto diverso con il territorio, con le sue caratteristiche e con la sua storia. Ci sono due piste ciclabili parallele al lungomare abbandonate a se stesse da almeno dieci anni; è un peccato dal quale ci dobbiamo riscattare. Nel 2024 penseremo a queste».
Da fruitore delle piste ciclabili concordo sull'anello intorno a piazza del Popolo voluto dall'amministrazione Di Giorgi: è inutile. Le ciclabili al mare aprono invece un problema di sicurezza che dovrete affrontare per renderle frequentabili. Parliamo invece di Latina Capitale della Cultura, come finirà? Rimini teme un aiuto politico per Latina, come risponde?
«Andrà come deve; personalmente sono soddisfatta che Latina sia tra le dieci finaliste, perché questo è il segno di una potenzialità che sta ora a noi saper tradurre in operazioni concrete, capaci di ribaltare la percezione che si ha di questa nostra città. Latina deve tornare ad essere la città vivace che conoscevamo, un luogo capace di esprimere il proprio carattere di città giovane, figlia del 900 e in grado di stare al passo con i richiami della contemporaneità e con le aspirazioni verso standard europei ai quali non possiamo più rinunciare. Dobbiamo smettere di guardare indietro e proiettarci in avanti, verso il futuro e verso la trasformazione che i tempi reclamano. Abbiamo un patrimonio di storia e di ambiente che dobbiamo spendere e usare come la nostra carta di credito per l'ingresso di Latina nell'immaginario collettivo di un domani che è qui dietro l'angolo e che non dovrà sorprenderci impreparati. Quanto al sindaco di Rimini, avrebbe fatto meglio a risparmiarsi certe esternazioni da dietrologo, che stridono con le ambizioni da capitale della cultura: se voleva spiegare al Paese qual è il tipo di cultura che non ci serve e che non vogliamo, c'è riuscito alla grande».
I lettori del Messaggero concordano nel ritenere il mare del capoluogo un enorme potenziale: cosa si potrà fare il prossimo anno per migliorarne la fruizione? Via Massaro aprirà il cantiere?
«Via Massaro è la discriminante per qualsiasi progetto di riqualificazione della nostra Marina. Il progetto è all'esame dell'ultima verifica da parte della Regione e dunque entro i primi due mesi dell'anno in arrivo si potrebbe cominciare a predisporre l'iter per l'apertura del cantiere grazie alle risorse messe a disposizione da un recente emendamento al bilancio dello Stato. Con l'esecuzione di quel progetto potremo cominciare a fare quello che va fatto, a partire dalla pedonalizzazione di un primo tratto della strada lungomare tra Capoportiere e Foce Verde, una scelta che da sola sarà sufficiente a imprimere il primo vero segno di cambiamento complessivo del Lido, a livello di scenario e di fruizione. Da lì partiremo con una progettualità importante per trasformare quella che già adesso è diventata una parte costitutiva della città, un vero e proprio quartiere che affaccia sul mare e che spinge per essere collegato in maniera indissolubile e diffusa con il resto della città».
Avete dedicato una strada a Pennacchi, lui forse avrebbe preferito una strada blu, un percorso navigabile sui canali dell'agro pontino come aveva progettato. Che ne pensa?
«Non so dirle cosa avrebbe preferito Antonio Pennacchi, ma dai riscontri che ho avuto posso dire che ha fatto bene l'amministrazione, con il concorso corale e convinto di tutte le forze politiche, opposizioni comprese, a intitolare in fretta la strada più importante di Latina allo scrittore che ha fatto conoscere al Paese e al mondo meglio di chiunque altro Latina, la sua storia e le sue ambizioni».
Avete acquistato l'ex Banca d'Italia: tre ipotesi di utilizzo: una pinacoteca con i quadri della Galleria di Littoria, una nuova facoltà universitaria, una sede per l'archivio della casa dell'architettura. Quale preferisce e quando deciderete?
«Di una cosa sono convinta, che lì dentro si dovrà respirare cultura e l'edificio dovrà diventare un salotto nel centro. Stiamo dialogando con più di una Università e non abbiamo scartato altre idee, come quella di farne una sede per una nuova biblioteca o di un Museo. Le dico che non è facile pensare su quelle dimensioni, soprattutto se lo scopo non è quello di riempire uno spazio ma quello di trasformarlo in un servizio di cui la città ancora non dispone».
Molti chiedono un'isola pedonale più viva, tanti la vorrebbero più grande di quella attuale, tutti mostrano di gradirla, cosa ne pensa?
«La mia idea di isola pedonale, che spero verrà condivisa dall'intera maggioranza, è quella di uno spazio pedonale diffuso all'interno dell'anello di circonvallazione, con una rivisitazione importante di tutto il centro storico nel segno della valorizzazione dell'architettura razionalista e in direzione di una fruibilità estesa e capillare, unita alla possibilità di raggiungere il centro con le automobili che dovranno avere a disposizione una molteplicità di parcheggi sotterranei, per riaffermare il principio della centralità delle persone rispetto ai mezzi che utilizzano. Mi piace sognare un centro cittadino nel quale noi tutti si possa camminare in libertà in ampi spazi sotto i quali sono parcheggiate le nostre auto. Non è utopia, ma un traguardo che ci prefiggiamo di raggiungere tra una decina d'anni, entro la data del centenario di Latina, per tornare ad essere la città metafisica degli anni 30, una città del silenzio, la città senza mura».
Qual è il suo augurio per il nuovo anno?
«L'augurio migliore che mi sento di fare alla città è che il 2024 sia l'anno di svolta, l'anno in cui cominceremo ad intraprendere la strada di una nuova stagione che ci conduca verso il futuro che Latina merita di vivere».
Vittorio Buongiorno
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