Ragusa, Loris strangolato con una fascetta forse in casa: la madre ancora sotto torchio

Ragusa, Loris strangolato con una fascetta forse in casa: la madre ancora sotto torchio
di Nino Cirillo
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Venerdì 5 Dicembre 2014, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 08:33
C'è voluto un terzo medico legale - arrivato direttamente da Roma - per sapere, ormai al quinto giorno, come è morto il piccolo Loris Stival: strangolato sì, ma niente mani nude, tanto meno una mano sola.

Piuttosto con una fascetta elettrica di quelle che tutti hanno in casa: gliel'hanno stretta al collo con forza inaudita, a giudicare dalle tracce, e poi l'hanno tagliata con delle forbici, forse delle forbicine. Lo stesso tipo di forbicine che Carabinieri e Polizia - se la fortuna almeno stavolta avesse dato loro una mano - ritrovate proprio nella cameretta di Loris, durante la perquisizione di mercoledì pomeriggio.



MORTE ATROCE

I tre medici legali tutti insieme hanno anche rilevato graffi sul viso del povero bambino: forse la fascetta stessa, forse una vera colluttazione con l'assassino. E anche altri segni sul corpo, c'è chi dice di percosse. Senza neanche aggiungere che l'autopsia si sta arrovellando ancora sull'ipotesi che abbia subito violenze, non quella mattina, ma recenti violenze. Un quadro sconvolgente. Come è sconvolgente la figura della sua giovane mamma, Veronica, che avrà detto sicuramente una montagna di bugìe, ma che intanto, da libera cittadina, neanche lontanamente indagata, continua a gridare al mondo: «Basta». L'ha fatto in un'intervista ai giornali locali insieme al suo compagno Davide, ha continuato a farlo per tutta la giornata di ieri. Che se solo la si volesse vedere dal suo punto di vista è stata una specie di gogna.



GLI SPOSTAMENTI

Sono andati a prenderla sotto casa, alle tre del pomeriggio, due auto in borghese, con le telecamere che da sole riempivano la strada. Lei sulla prima, un'Astra Bianca, e dietro un'Alfetta con tanto di cinepresa. Ha ripercorso con gli investigatori tutto il tragitto da casa a scuola, tutta via Roma, fino alle elementari «Falcone e Borsellino», dove sostiene di aver lasciato Loris, sabato mattina, senza che nessuna telecamera fra quelle disseminate per il paese possa confermare il suo racconto. Eppure deve aver tenuto bene testa a una pressione enorme, alla convinzione di chi indaga che Loris quella mattina davanti a scuola ci arrivò, ma dalla Polo nera non scese mai, per essere riportato dalla mamma a casa e inghiottito da chissà quale trama malvagia. L'hanno fatta arrivare perfino alla rotatoria della Despar dove lei racconta di aver gettato uno strano sacchetto di immondizia mai ritrovato, che agli occhi di chi l'accusa sembra quasi la ricerca di un alibi, la giustificazione per essere comunque andata quella mattina al Mulino Vecchio. Ma laggiù, dove il cadavere di Loris è stato scoperto, alle 16.55 di sabato 29 novembre, non ce l'hanno portata. Strano, no? Se solo avessero voluto forzare le emozioni, proprio là avrebbe dovuto condurla. Invece, niente. Invece dritti verso la Questura per un'inusuale firma del verbale della ricognizione.



L'ATTESA DEI TABULATI

Inusuale perché Veronica Panarello aveva al suo fianco, nonostante non sia indagata, il suo avvocato, Francesco Villardita. Che pur di sostenerla aveva fatto mettere a verbale di essere lì, accanto a lei, solo «volontariamente». Ne è uscita intorno alle sette, libera esattamente come il giorno prima di tornarsene a casa. Nessuna convocazione in Procura, come pure per tutto il pomeriggio si era ipotizzato.

Tutto quello che si sta muovendo attorno lei è solo immaginabile. È immaginabile, ad esempio, che Carabinieri e Polizia stiano aspettando i primi tabulati telefonici, come i primi veri risultati dell'autopsia, le risposte ai quesiti della Procura. Un'attesa che nasconde uno strazio: non si ha neppure una vaga notizia di quando potranno essere celebrati i funerali di Loris. Non è troppo? Senza dimenticare che quest'inchiesta sulla morte di Loris un indagato ce l'ha, per sequestro di persona e omicidio volontario. Si chiama Orazio Fidone, ha 65 anni, è un pensionato dell'Enel e soprattutto è l'uomo che quel pomeriggio trovò il cadavere di Loris. Un paese intero è al suo fianco, lui sventaglia alibi che alla fine gli fornisce solo la moglie. Prima arriva la verità e meglio è, anche per lui.