Virginia Raffaele all’Ambra Jovinelli con “Performance”: «Il palco è la mia giostra»

Virginia Raffaele
di Marco Molendini
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Giovedì 18 Febbraio 2016, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 11:01
Non ha tempo di fermarsi Virginia Raffaele: il Festival l'ha avvolta nella spirale del successo fuori misura. «Sono su una giostra» racconta sorridendo e spiegando il momento. Spente le luci dell'Ariston ha preso la macchina ed è partita: Forlì, poi Ravenna, con la gente a prendere d'assalto i teatri facendo file chilometriche («grazie a Dio e a Sanremo» come dice lei), stasera sbarca a Roma, la sua città. Dieci giorni all'Ambra Jovinelli con Performance, un one woman show animato dal suo circo di caricature (da Belen a Ornella Vanoni, alla Pascale, alla Bruzzone), ma non gli inediti sanremesi come la Ferillona e Carla Fracci. «Lo spettacolo è partito prima del Festival» ci tiene a mettere in chiaro. E spiega, dopo aver schiarito la voce da trans del risveglio (così la definisce): «Ci sono i miei personaggi che la gente conosce, con la novità di Marina Abramovic. È lei che dà il via allo show nel ruolo del maestro di cerimonia, dicendo "Virginia is not Virginia e Raffaele is not Raffaele". E da lì partono i numeri che girano attorno a una domanda: quando l'imitato imita l'imitatore, quale è l'originale?».

È evidente che non vuole essere confusa con le legioni di imitatori che spuntano come funghi ovunque: basta imbroccare la parodia giusta e si va avanti per anni.
«Come dice il mio regista Giampiero Solari, non sono un'imitatrice, ma una che crea mondi, con un indubbio coinvolgimento mentale».

Un suo grande predecessore, Alighiero Noschese, alla fine si è trovato imbrigliato personalmente nel gioco delle identità.
«Magari sto sulla buona strada anch'io. Ma l'importante è saper alleggerire tutto con una risata. Non sto facendo chissà quale cosa».

Mi tolga una curiosità: lei va dall'analista?
«Sì, ci vado. Seguo un percorso terapeutico. Credo che mettersi in discussione sia una necessità di tutti».

Precauzione o serve anche come strumento professionale?
«Entrare nella testa e nei corpi delle persone richiede un lavoro profondo, oltre allo spirito di osservazione. Sono una che ruba tutto quello che vede. I miei personaggi si nutrono di quello che ho vissuto nella mia vita.
Riaffiorano i miei professori, come capitava a Verdone, e qua e là anche mia nonna».

A Sanremo molti aspettavano che facesse il ministro Boschi. Timore di finire nella palude politica?
«La Boschi mi fa divertire. Ma avevo bisogno di giustificare la co-conduzione. La Ferilli e Belen andavano bene, un ministro un po' meno. Mi è piaciuto molto a fare la Fracci».

E adesso? A giugno finisce il contratto con Mediaset, la Rai la corteggia.
«Vorrei dormirci un po' su».

Non sembra che il sonno sia una priorità, visti gli impegni che ha.
«Ma voglio pensare soprattutto al teatro, con il massimo rigore e professionalità, facendolo durare il più a lungo possibile. Il teatro ti dà emozioni differenti da tutte le altre cose. Anche se a Sanremo ho sentito l'abbraccio del pubblico».

Ad Amici l'aspettano, come farà a giostrarsi con il tour?
«È un impegno preso in precedenza, dovrò calibrare le date».

Le piacerebbe avere un suo show in tv?
«Non riesco a pensarci. Già sento come un miracolo fare questo spettacolo, che è un sogno da quando ero bambina. Non avevo mai fatto cose da sola e non era così scontato che ne fossi capace. Io sono una che crede nella gavetta e nelle competenze. Sono un po' tedesca e sono convinta che chi paga debba essere accontentato fino in fondo».

Lei è cresciuta in un luogo leggendario del divertimento romano, il Luneur.
«Facevo i compiti sulla nave pirata, prendevo il gelato sulla ruota, andavo sui pattini. Lo ho amato per come mi ha cresciuto. Anche se quando avevo 15 anni mi sembrava una gabbia. I miei amici che venivano a divertirsi e io dovevo lavorare. Era la mia casa, ricordo i pranzi di Pasqua, le feste comandate passate tutte lì».

Si parla di una riapertura.
«Lo dicono da anni. Non mi interessa. Chiudendolo e mangiandoci sopra hanno massacrato la vita di un sacco di gente. Per me vederlo abbandonato, con l'erba alta è un dolore. È come vedere la propria casa bruciata. Ricordo ancora quando hanno smontato le montagne russe e rotto con la palla di ferro la piscina coi pesci costruita da mio nonno».

Lei lavorava già nel mondo dello spettacolo.
«Sì era il 2007, giravo con Lillo e Greg. Poi il sabato e la domenica andavo lì a dare una mano. Finché non ci hanno cacciato lasciando un sacco di gente, compresi i miei genitori, senza lavoro e senza soldi per mangiare».

È stata una grande scuola, lo si avverte chiaramente guardandola in scena. Praticamente sa fare tutto. E scrive persino i testi.
«Non potrei recitare quello che scrivono gli altri. Le cose devono partire da me. Poi c'è una buona dose di improvvisazione. Comunque, ho chi lavora con me come Giovanni Todescone e come Federico Taddia, che mi ha dato una mano a Sanremo».

Virginia lei è bella, brava e pure simpatica. Dove sta la magagna?
«È tutto un bluff. Ho mille difetti come tutti. Ma adoro quando la gente mi dice: vorrei che tu fossi amica mia. È l'obiettivo che cerco di raggiungere».
 
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