M5S, resa dei conti su Di Maio: «Si riparte dalla Sicilia»

M5S, resa dei conti su Di Maio: «Si riparte dalla Sicilia»
di Mario Ajello
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Martedì 13 Giugno 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 07:54
dal nostro inviato
PALERMO Allarme giallo. Il colore dei 5Stelle. Avevano la certezza della vittoria in Sicilia e adesso - visti i risultati da Palermo a Trapani - i grillini a cominciare da Grillo iniziano a temere che dall’Isola possa non partire la loro marcia di conquista della Penisola. Nella quale divampa subito il processo a Di Maio. Il responsabile degli enti locali è lui. E a lui viene imputato, da gran parte del movimento, il flop delle amministrative: «Ha pensato più alla sua carriera che al movimento», l’accusa ricorrente. Ma Casaleggio lo blinda: «Dobbiamo dargli fiducia, è il più bravo», ripete a chi lo ha sentito. La sua candidatura, non ancora ufficializzata, alla premiership non è in discussione, almeno per ora. E Luigi, conscio di avere il favore dei vertici, anche in queste ore parla da uomo forte e sicuro di sé. 

Intanto Grillo ha chiamato i pentastellati siciliani, e per primo il candidato governatore Cancelleri, dicendo: «Nella vostra terra, alle Regionali del 5 novembre, ci giochiamo tutto. Non sprechiamo l’occasione». E ancora: «Dalla Sicilia, comincia la nostra riscossa». Ma questa è anche la terra in cui, dopo la scoperta in queste ore della vulnerabilità pentastellata, sia il centrosinistra sia il centrodestra stanno pensando a come bloccare in origine la possibile valanga M5S che vorrebbe risalire l’Italia. Riuscirà Leoluca Orlando, che da ieri non pensa ad altro ma da presidente dell’Anci siciliana già ci stava pensando da più di un anno, a inventare una candidatura civico-politica capace, come nel caso suo a Palermo, a togliere consensi ai grillini? Operazione complicata. 

OPERAZIONE GRASSO
Così come quella che Renzi, via Guerini, sta cercando di fare con Piero Grasso: convincere il presidente del Senato a candidarsi presidente regionale. Soltanto se glielo chiede Mattarella - dicono nel Pd siciliano, uscito a pezzi dalle amministrative - Grasso potrebbe cedere. Ma Mattarella, che pure è siciliano, è lontanissimo - come si sa - dall’occuparsi di cose politiche e ha un profilo super-partes assolutamente inattaccabile. 

E comunque, la batosta delle comunali, da Sud a Nord e ritorno, è quella che fa dire a Grillo: «Ci siamo imbolsiti». Ed è quella per cui l’evidenza di un’assenza di classe dirigente è un problema su larga scala. Per evitare il flop politico generale, il leader M5S sta chiedendo ai suoi parlamentari sui territori di essere più presenti nel concreto della vita delle città - dove si costruisce il consenso politico nazionale - non solo sul web o nella vita istituzionale romana. Sulla quale i ragazzi del movimento - e i più sinceri lo ammettono - sembrano precocemente adagiati. Dunque la parola d’ordine è: «Tornare al popolo». Il rischio è che fa trampolino nazionale quest’isola si trasformi in trampolino rotto. Dove Gianfranco Miccichè, vincitore con Forza Italia all’8% a Palermo e in corsa in molti ballottaggi, vuole mettere in campo alle Regionali la candidatura di Stefania Prestigiacomo. Donna, moderata, forse trasversale e forse insidiosa. Mentre Orlando cerca qualcuno dal profilo simile al suo, che possa togliere voti ai grillini. 

Lo choc del grillismo cadente (ma per loro le amministrative sono sempre andate peggio di altre elezioni) è condensato in quei 1000 comuni da Nord a Sud in cui si è votato ma solo in 140 i cinque stelle hanno presentato la lista, appena in 9 sono arrivati al ballottaggio e in 2 sono riusciti ad eleggere il sindaco al primo turno. Ma non si tratta più di Roma o di Torino, bensì di Sarego e di Parzanica. 

«Basta con le beghe e le faide»: è l’altra direttiva di Beppe. Si accompagna alla convinzione che i grandi testimonial e le super-star in tour da karaoke che riempiono le piazze della Penisola (dal Dibba a Di Maio, allo stesso Grillo in verità) non bastano più per riempire le urne. Anche da questo punto di vista, la Sicilia si è rivelata un campanello d’allarme che suona fortissimo. E quaggiù, la paura dei militanti M5S viene espressa così: «Dobbiamo essere più visibili, più presenti, più prossimi. Più classici e meno internettiani». Ma il bisogno di legalità in Sicilia c’è, ed è assai profondo. Se i grillini non lo sapranno sfruttare bene qui, dove sono in vantaggio nelle Regionali anche per assenza finora di organizzazione da parte degli avversari, la grande partita italiana sarà in salita. Magari la Sicilia la prenderanno, visto che il treno è già partito, ma la nave per superare lo Stretto non è detto che riuscirà a salpare.

 
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