La campagna internazionale, «Basta odio e violenza contro le donne grasse»

La campagna internazionale, «Basta odio e violenza contro le donne grasse»
di Francesco Musolino
5 Minuti di Lettura
Sabato 18 Aprile 2020, 10:00

Raccontare un corpo grasso senza paura di usare le parole giuste, anche quando scioccano. Sfidare il lettore che distoglie lo sguardo, disgustato, davanti all'obesità. Sarai Walker ha vinto una grande scommessa e scrivendo Dietland (Mondadori) come urla la copertina trova una sintesi ideale fra la scrittura provocatoria di Margaret Atwood e uno scenario di rivalsa sociale, in stile Fight Club. Non a caso, bestseller negli Stati Uniti, da questo libro Amazon ha tratto una serie tv ma non sono state tutte rose e fiori.

La giovane scrittrice americana è stata anche aspramente criticata. In Dietland racconta Plum, una giovane donna di oltre centoventi chili che sta raccogliendo i soldi per farsi restringere lo stomaco e diventare una nuova persona, vivere una nuova vita e intanto lavora in una multinazionale della moda fra redattrici magrissime con look in fotocopia. Incapperà nelle maglie di una lotta di resistenza nata per liberare le donne e la società dalla paura del corpo e dagli stereotipi della bellezza. Un libro manifesto che si legge con piacere mediante il quale l'autrice ci incita ad aprire gli occhi. «Nascondersi dietro termini in voga come body shaming e fat shaming non coglie il punto». Non si tratta di vergogna ma della condanna sociale e «per descrivere gli atti di bullismo e le umiliazioni subite da chi è sovrappeso dovremmo avere il coraggio di usare il termine corretto: odio».

Mrs. Walker, perché la sua protagonista ha paura di definirsi grassa?
«In inglese, la parola grasso è quasi sempre usata in modo negativo, scioccante. Molte persone usano eufemismi, come sovrappeso ed obeso. Ma se il termine grasso è considerato cattivo, logicamente anche i corpi grassi lo sono. Pertanto, è essenziale cancellare lo stigma di questa parola e per questo motivo la uso nel libro e anche qui, in questa intervista, lo farò senza remore».

La sua protagonista imparerà ad amare il suo corpo così com'è, senza perdere peso. Un tabù che può essere sconfitto?
«Non credo che siamo ancora pronti per sconfiggere questo tabù. Non oggi, forse non lo saremo mai. Chi è sovrappeso di dieci, venti chili viene tollerato dalla società ma più una persona è grassa maggiore è lo stigma cui va incontro».
In Italia il dibattito sul corpo è zeppo di termini inglesi come body shaming evitando accuratamente di esprimerci in italiano. Cosa significa?
«Ha ragione, termini come body shaming e fat shaming (vergogna intesa come stigma per l'obesità e il grasso altrui, una forma di bullismo e violenza verbale e non solo), sebbene utili, potrebbero non essere sempre abbastanza aspri. Preferirei si dicesse apertamente cosa sentono le persone verso chi è grasso: bigottismo, misoginia, odio.
Qualche anno fa, ha twittato un'intervista del 1969 in cui Jim Morrison, diceva grasso è bello. Quali reazioni ottenne?
«Decine di tweet di odio e rancore. È la Sindrome da declassamento del grasso ovvero, se una persona fa un commento positivo sul grasso, molte altre risponderanno con indignazione, come se dovessero vigilare sul tema».
Perché?
«Prima di tutto perché ci hanno inculcato che essere grassi è una cosa cattiva e che tutte le persone grasse sono malsane, quindi dobbiamo sempre parlarne in modo negativo. Non solo, molti credono che le persone grasse meritino di soffrire e non dovrebbero avere il permesso di provare gioia per il proprio corpo. Si tratta di odio».
In Dietland immagina una rivolta contro il patriarcato. Ma nella realtà come potremmo sconfiggere la violenza contro le donne?
«Vorrei tanto avere la risposta a questa domanda. Ci sono molte ragioni per la violenza contro le donne, quindi ci devono essere soluzioni diverse. In Dietland mi concentro sull'oggettivazione sessuale delle donne: penso che quando un gruppo di persone viene oggettivato, viene disumanizzato, ciò può provocare violenza».
Quindi?
«Una prima soluzione per aiutare a porre fine alla violenza contro le donne è quello di smettere di mostrare immagini degradanti e sessualizzate delle donne nei media, nella pubblicità, nella televisione e nei film. Ma questa è solo una parte di un problema molto più complesso».
Durante la promozione ha incontrato molta ostilità. Come mai?
«I lettori del libro sono stati molto gentili la comunità letteraria mi ha supportato. Ma ci sono media che hanno sparato a zero, un modo ottimo per ottenere clic e causare polemiche. E di conseguenza, ho subito molestie da parte di persone che hanno letto queste interviste o mi hanno ascoltata alla radio, senza aver letto il romanzo. Una donna grassa che accetta il suo corpo provoca molta indignazione. Questi troll odiano le donne e vogliono che stiano zitte. Vogliono spaventarci per zittirci».
Il suo libro è diventato una serie di Amazon. È soddisfatta?
«Negli Stati Uniti, la serie TV di Dietland è andata in onda su AMC, la stessa rete che trasmette Breaking Bad e Mad Men. Davvero molto eccitante. Ho affiancato lo staff degli sceneggiatori dando il mio contributo. Ma sono due cose separate. Il libro è la mia visione, la serie televisiva è la visione di qualcun altro»
La Mattel ha prodotto la Barbie curvy, la Barbie dalle curve morbide. Era necessaria?
«Sì! La Barbie tradizionale ha il corpo di una top model. È davvero una sorpresa che le ragazze sviluppino odio per i loro corpi in giovane età? Le rappresentazioni che vedono del corpo femminile sono così irrealistiche! Credo che le bambole con forme del corpo più realistiche possano essere molto potenti, dobbiamo assolutamente normalizzare i corpi femminili e piantarla di idealizzare silhouette irraggiungibili».

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