La "trizona" e la leadership condivisa del Frosinone Calcio nel libro di Filippo Polletti

Il terzo capitolo e’ dedicato al patron dei Leoni, Maurizio Stirpe sul modello plasmato: sfide, sostenibilità e attenzione al territorio

Filippo Poletti con Maurizio Stirpe ed Eusebio Di Francesco allo stadio Stirpe di Frosinone
di Vincenzo Caramadre
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Mercoledì 24 Gennaio 2024, 14:48

Il segreto della leadership vincente, anche nel gol? E nelle 3 C: collaborazione con persone e tecnologia, cuore e cervello. Le nuove sfide, le nuove prospettive dell'intelligenza artificiale nel libro "Smart Leadership Canvas" del giornalista più seguito su LinkedIn Filippo Poletti. Un percorso calcistico, organizzativo quello modellato dal presidente Maurizio Stirpe che ha riproposto altri capisaldi: le sfide, la sostenibilità e l’attenzione al territorio. Il terzo capitolo del libro di Poletti, edito da Guerini Next, tratta il “caso del Frosinone”, approdato in serie A per tre volte sotto la presidenza di Maurizio Stirpe (vicepresidente di Confindustria con delega al lavoro e alle relazioni industriali). Il terzo capitolo del volume, infatti, è intitolato la “leadership dei gol” in omaggio al Frosinone e vede l’intervista al presidente Stirpe accanto a quella di altri 19 grandi executive manager coinvolti nel resto del libro. Il libro è stato presentato nella sala stampa dello stadio Stirpe lunedì scorso dopo la vittoria del Frosinone sul Cagliari per 3 a 1. 

LE 3 C

«La leadership delle tre C, rispettivamente collaborazione, cuore e cervello – ha spiegato Poletti, il giornalista più seguito su LinkedIn in Italia, il social media dedicato al lavoro – è il segreto del successo. È una sorta di “trizona”, che parte dalla sinergia creata all’interno dello stesso team. La leadership di oggi è collaborativa o collettivistica, perché il fattore chiave per raggiungere traguardi positivi è, appunto, il “noi”. Il Frosinone è un esempio virtuoso di “leadership condivisa”: c’è un presidente-imprenditore, laureato in legge qual è Maurizio Stirpe, un ex giocatore dirigente sportivo qual è Guido Angelozzi, l’allenatore Eusebio Di Francesco, un secondo allenatore, i preparatori tecnici, i collaboratori, il match analyst Stefano Romano, chi si occupa del recupero infortuni, i giocatori in campo e tutto il resto della società, attiva dal 1923 in ambito agonistico».

Ha aggiunto Poletti allo stadio Stirpe: «Il leader deve sviluppare la collaborazione con la tecnologia, che nei prossimi anni si baserà sempre di più sull’uso estensivo dell’intelligenza artificiale.

Pensiamo, ad esempio, all’apporto odierno delle pettorine e dei parastinchi intelligenti o “smart”, che inviano dati rilevanti alle società sportive e alla Lega Calcio, grazie ai quali è possibile fare analisi quantitative e qualitative per stabilire, da parte degli allenatori, i carichi di lavoro dei giocatori in allenamento, individuare le aspettative di gol, i punti di forza con le palle inattive opure ancora le situazioni di cross. Compito di un leader quale deve essere il tecnico di una squadra di calcio è quello di tradurre i dati in intuizioni di gioco. Lo sa bene Di Francesco, che anni fa al Sassuolo al centro di analisi dei dati di Mapei e dal 1° luglio 2023 alla cittadella dello sport di Ferentino del Frosinone ha maturato una grande esperienza nell’analisi degli stessi dati».

La collaborazione tra le persone e quella con le nuove tecnologie, tuttavia, non basta per vincere una o più partite: «Serve – ha chiarito Poletti – anche il cuore, ossia l’attenzione anzitutto ai giocatori, ai collaboratori e ai tifosi. Il vero leader deve essere un ottimo psicologo e, allo stesso tempo, il capo».

Ed il terzo "segmento". «Una società di calcio deve dimostrare di avere cervello, usandolo per ottenere gli obiettivi prefissati, dalla vittoria delle partite fino al raggiungimento della sostenibilità economico-finanziaria e allo sviluppo dell’attrattività del territorio. La leadership praticata dal Frosinone può insegnare al mondo delle imprese non calcistiche almeno tre cose: l’adattamento in tempo reale dello schema di gioco, l’innovazione continua, perché non è vero che “squadra che vince non si cambia”, ma bisogna sempre guardare al domani, e, infine, la misurazione o confronto periodico con chi sostiene l’impresa, perché ogni settimana nel calcio bisogna rendere conto a migliaia di tifosi che seguono, come nel caso del Frosinone, la squadra del cuore in casa e in trasferta con grande affetto».

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