Terme dei Papi, «ignorato il progetto di ampliamento»: il Comune da tre anni non lo discute, ora il ricorso da 36 milioni

Barelli, segretario di Azione: «Così l’ente danneggia un suo bene»

Terme dei Papi, «ignorato il progetto di ampliamento»: il Comune da tre anni non lo discute, ora il ricorso da 36 milioni
di Massimo Chiaravalli
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 18:47

«Questo è un problema che negli anni è stato sempre accantonato. E che si fa finta di non vedere: il Comune tratta Terme dei Papi come altro da sé, il danno che gli facciamo, se lo fa il Comune da solo perché è roba sua». Il segretario provinciale di Azione, Giacomo Barelli, il tema lo ha trattato anche da assessore, tanto da mettere in guardia sul problema sia dai banchi della giunta Michelini che da quelli dell’opposizione all’amministrazione Arena.

IL CASO IN CONSIGLIO
L’ultimo ricorso al Tar della famiglia Sensi, che gestisce la struttura, è pronta ad approdare di nuovo in aula domani.

Con il pesantissimo fardello della richiesta di risarcimento danni di 36 milioni di euro per le limitazioni agli emungimenti imposti dalla delibera di consiglio comunale nel 2014. A rinfrescare la memoria, Barelli produce due documenti. Si parte dell’ultimo, da un ordine del giorno del 14 ottobre 2020, presentato ma mai discusso.

IL PROGETTO DI AMPLIAMENTO
«Le Terme dei Papi - dice - non vanno trattate come un avversario ma come roba tua. Invece di sviluppare il contenzioso il Comune dovrebbe pensare a preservare la struttura. Ad agosto di quell’anno è stato presentato a palazzo dei Priori il progetto di ottimizzazione dell’impianto. Mettevo in guardia sul fatto che andasse valutato, perché l’articolo 7 del contratto con la società che lo gestisce prevede che quando ci sono progetti di ottimizzazione, il Comune deve valutarli prontamente per non rispondere contrattualmente dei danni». A questo documento non è stato mai dato seguito, «nonostante una parte dell’investimento previsto fosse stato pure approvato nel 2003».

LO STUDIO DEL COMUNE
Il secondo: una convenzione con l’Università della Tuscia per stabilire di quanta acqua la struttura ha bisogno per funzionare. «Il Comune - continua Barelli - non ha mai tenuto conto di una cosa che l’ente stesso ha fatto». Il dipartimento Dafne, tramite l’ingegner Andrea Petroselli, produsse una relazione su richiesta dell’allora assessore Barelli, sul fabbisogno idrico delle Terme dei Papi. Risultato: da un minimo 23,4 litri al secondo a un massimo di 35,39. La media calcolata è di 27,42, ma a pieni giri funziona comunque a 35. «Questa non è una relazione di parte di Sensi - spiega il segretario di Azione - ma fatta dal Comune dando incarico all’Università della Tuscia. Perché prima di danneggiare un suo bene palazzo dei Priori non ha tenuto conto di questo suo atto? Sa bene qual è la necessità del suo stabilimento, perché lo ha accertato. Significa che se gli togli l’acqua funziona male. Le altre strutture sono private: queste, seppur in concessione, sono un bene dei viterbesi giuridicamente». Di conseguenza, «il Comune - conclude - decide di danneggiare un bene di sua proprietà».

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