Terme dei Papi, maxi richiesta di risarcimento al Comune: 36 milioni di euro

Il ricorso al Tar della famiglia Sensi per le limitazioni di acqua imposte nel 2014: "Ogni giorno crescono i danni"

Terme dei Papi, maxi richiesta di risarcimento al Comune: 36 milioni di euro
di Massimo Chiaravalli
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Sabato 29 Aprile 2023, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 08:56

«Abbiamo un timer: ogni giorno che passa aggiunge danni». La richiesta è di quelle che possono far saltare il banco: le Terme dei Papi hanno fatto ricorso al Tar contro il Comune per avere 36 milioni di euro. È quanto calcolato dalla famiglia Sensi per le limitazioni sugli emungimenti di acqua termale imposti dalla delibera di consiglio comunale del 2014. Anni in cui il trend di crescita della struttura è stato bloccato a forza dimezzando l’accesso alla risorsa. Palazzo dei Priori è a conoscenza del ricorso da prima di Natale, dal 21 dicembre scorso, ma la notizia non è stata portata all’attenzione della sala d’Ercole.

I Sensi contano sulle ultime due sentenze del Consiglio di Stato, che riconosce la validità dei due addenda al contratto del 1986, che consentono ai gestori dello stabilimento comunale di utilizzare tutta l’acqua di cui hanno bisogno per farlo funzionare al meglio.

Al netto dei 36 milioni e 243mila euro pretesi, il Comune avrà comunque una spesa consistente da sostenere: 26mila euro per la difesa, affidata agli avvocati Guido Saleppichi e Maria Luisa Acciari. Quella di Fausto Sensi non è una mossa a sorpresa, almeno per lui. «L’imprenditore - dice - deve vedere la possibilità di sviluppo come l’aveva programmata. I progressi si sono visti in maniera netta nei primi 20 anni: il trend era importante e ci dava la conferma che andavamo nella direzione giusta». Questo fino al 2014. «Poi improvvisamente il Comune ha cambiato strategia, dimenticando gli impegni sottoscritti».

Si parla delle limitazioni di acqua. «Per essere produttive le terme hanno bisogno di acqua - continua - un imprenditore quando mai avrebbe osato investire senza la certezza di avere un determinato risultato? Non sarebbero mai partite da subito, se non fossero stati sottoscritti i due addenda al contratto iniziale». Cosa dicono? «Che il Comune si impegnava a dare allo stabilimento l’acqua di cui aveva bisogno per funzionare. Questa cosa si è interrotta nel 2014, quandi ce l’hanno dimezzato a 22/23 litri al secondo. È assurdo».

Una limitazione costata, secondo i calcoli, 36 milioni di mancati introiti. «Il bacino ha 80 litri, mica li abbiamo chiesti tutti: per funzionare bene ce ne servono 35, così avremmo avuto lo stesso trend di crescita del primo e secondo decennio. Avendo invece avuto la limitazione, il fatturato si è appiattito, fermato. Abbiamo messo in mano a persone qualificate tutti i dati e i bilanci, sia prima che dopo il 2014: la differenza è stata così calcolata dal punto di vista economico». Lo stabilimento gestito dai Sensi è comunale, quindi anche le varie amministrazioni «sarebbero dovute andare in Regione a chiedere, invece abbiamo dovuto svegliarle noi. Hanno sottovalutato la cosa e noi facciamo ciò che avrebbe dovuto fare il Comune».

Se le Terme dei Papi dovessero vincere il ricorso, palazzo dei Priori - come si dice - andrebbe zampe all’aria. «Il ricorso è in termini economici così si capisce meglio. Ma oggi è necessario dare l’acqua che serve. Vanno recuperati gli sprechi, così il beneficio lo avrebbero anche altri, perché si liberano disponibilità». È fiducioso, Sensi: «Questa amministrazione è determinata, il problema lo conosce e si può risolvere». Quella del 2014 è una delibera di consiglio comunale: rischiano anche i consiglieri. «Abbiamo voluto sollecitare l’attenzione, che è reale, non stiamo scherzando: ogni giorno si aggrava un danno enorme, per noi e per l’amministrazione. Si è rimandato troppo. Siamo in competizione con altre piazze: se Viterbo dorme, tra poco ci saremo giocati tutto il nostro vantaggio».

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