Vaticano, il cardinale celebra il funerale del barbone "senza volto" che non voleva farsi curare dal cancro

Vaticano, il cardinale celebra il funerale del barbone "senza volto" che non voleva farsi curare dal cancro
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Sabato 16 Settembre 2023, 19:39

Nessuno conosceva la storia di Miroslaw, come fosse arrivato dalla Slovacchia transitando dall'Austria fino ad arrivare a Roma, né perchè vivesse in un parco, senza nient'altro che uno zaino e pochi stracci, deciso a non essere curato dal cancro che gli stava devastando il viso. «Tutto è cominciato con un puntino e poi piano piano la malattia gli ha portato via il volto». Quando al cardinale Corrado Kraiewski un anno e mezzo fa arrivò la segnalazione di un barbone che si trovava nella zona dell'Aventino, prostrato, senza forze e con la faccia nascosta da una specie di tovagliolo per ripararsi le ferite e infettato dalle mosche e dalle formiche, si precipitò subito da lui per aiutarlo. Oggi l'Elemosiniere ha celebrato la sua messa funebre nella chiesa di Santa Monica.

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Miroslaw che ormai tutti chiamavano Mirko viveva da un anno a Palazzo Migliori, il dormitorio vaticano fatto allestire da Papa Francesco per una ventina di senza fissa dimora.

Si è spento alla fine di agosto anche se il funerale si è potuto celebrare solo adesso per via delle procedure burocratiche, visto che era straniero. Verrà sepolto a Prima Porta. 

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I volontari che per un anno e mezzo lo hanno accudito lo chiamavano «l'uomo con il velo sul viso» oppure anche “L'uomo senza volto” a causa delle metastasi ormai diffuse dappertutto. Kraiewsky racconta la sua storia a Vatican News. «La prima volta che lo vidi era in uno stato indescrivibile, faceva male vederlo. Gli chiesi di poterlo aiutare ma non ci fu verso, non voleva. Torna tra dieci giorni, mi disse. Tornai una seconda volta e alla mia proposta di portarlo nei giardini vaticani, poiché insisteva nel voler restare all'aperto, mi disse che preferiva restare dove era. Solo la terza volta quando gli portai l'invito del Papa ad entrare a Palazzo Migliori si decise a farsi aiutare». 

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Mirko non parlava tanto. «Stare a fianco a lui in questo tempo è stato per noi come fare degli Esercizi spirituali, non si lamentava mai, non ha mai avanzato richieste, si accontentava di quello che gli portavamo e ci diceva sempre grazie» aggiunge Krajewski. A Mirko non restava molto tempo da vivere, il suo cancro «cominciato con un piccolo puntino vicino il naso» era ormai ad uno stadio avanzato. Già dalla foto sulla carta d'identità che gli operatori di Palazzo Migliori e dell'Elemosineria Apostolica hanno recuperato si vedeva una parte del viso deformata. A consolare Mirko era soprattutto la visuale su San Pietro. «Trascorreva tutto il tempo guardando fuori dalla finestra e, nei mesi in cui è rimasto con noi, seguiva tutti gli Angelus e le celebrazioni del Santo Padre». Dal Papa c'è pure andato una volta, in un'udienza privatissima: «L'ho portato io un giorno», ricorda il cardinale, «ha ricevuto la benedizione. Anche per il Santo Padre è stato un momento particolare, perché ha visto un uomo senza niente». 

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