Elogio del Papa a Frida Khalo, Louise Bourgeois e Corita Kent, le muse ribelli delle avanguardie d'arte e del femminismo

Elogio del Papa a Frida Khalo, Louise Bourgeois e Corita Kent, le muse ribelli delle avanguardie d'arte e del femminismo
di Franca Giansoldati
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Lunedì 29 Aprile 2024, 11:12

E' stato molto più di un elogio alla pop art. E' stato il tributo convinto della Chiesa alla potenza sprigionata dalle avanguardie femminili che si sono maggiormente impegnate nelle lotte femministe e di sinistra, a cominciare da Frida Khalo fino ad arrivare a Louise Bourgeois, la 'maestra' delle immagini trasfigurate del membro maschile e del concetto di maternità con le enormi sculture filigrane a forma di ragno. Papa Bergoglio si è poi inchinato anche al genio di Corita Kent, musa di Andy Warhol, ex suora scomparsa nel 1986, grandissima interprete dei movimenti per i diritti umani le cui opere sono state affisse nella caffetteria interna del carcere femminile della Giudecca (dove è stato allestito il Padiglione della Santa Sede per la Biennale).

Le tre artiste sono state incluse in un passaggio del dirompente discorso rivolto da Francesco agli artisti e pronunciato nella cappella dedicata a Maria Maddalena, all'interno della Casa di reclusione.

Una riflessione a tutto tondo, quasi un manifesto per unire la fede alla ricerca artistica in grado di declinare un mondo migliore, senza razzismo, xenofobia, esclusioni di sorta. «L'egoismo ci fa funzionare come isole solitarie, invece che come arcipelaghi collaborativi. Vi imploro cari amici – ha detto Francesco – immaginate città che ancora non esistono sulla carta geografica, città in cui nessun essere umano è considerato un estraneo». E' dunque una filosofia proposta per  ribaltare il concetto di “straniero ovunque” perché il genio artistico sa sempre andare oltre gli schemi prestabiliti, i cliché che imbrigliano le soluzioni, persino quelle a portata di mano. «Gli artisti sono chiamati ad andare oltre». Esattamente come hanno fatto le tre ispiratrici che hanno insegnato in diversi momenti del Novecento ad ascoltare il dolore in una forma unica. «Penso a Frida Khalo, Corita Kent o Louise Bourgeois e tante altre. Mi auguro con tutto il cuore che l'arte contemporanea possa aprire il nostro sguardo, aiutandoci a valorizzare adeguatamente il contributo delle donne, come co-protagoniste dell'avventura umana».

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E' la prima volta che un pontefice cita in un discorso queste tre esponenti spesso provocatorie e discusse, sbriciolando così un altro muro. Il rapporto della Chiesa con l'arte contemporanea – e con le avanguardie - non è sempre stato costante e scorrevole, anzi. Solo con Paolo VI, alla fine degli anni Sessanta e dopo il Concilio Vaticano II si cominciarono a riallacciare fili che si pensavano interrotti per sempre. «Nei decenni precedenti si era parlato di divorzio causato anche dalla difficoltà della Chiesa a comprendere e accettare l'autonomia dell'arte, che giustamente non accetta di fare da semplice cassa di risonanza di parole altrui» ha spiegato il cardinale Josè Tolentino de Mendonca, 'ministro' vaticano per la Cultura e promotore del Padiglione nel carcere veneziano.

Ora si tratta di un lavoro di squadra destinato ad andare avanti unendo codici spirituali all'algebra della creatività. «Questo Padiglione ne è la testimonianza, non abbiamo infatti cercato gli artisti più comodi, costruire una trincea o isolarci in una visione. Al contrario l'invito è che tutti vedano coi propri occhi, in questo senso abbiamo scelto di essere inquilini e vicini, piuttosto che padroni di casa».

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