Terni. Il cantiere del Verdi "imprigiona" i residenti

Terni. Il cantiere del Verdi "imprigiona" i residenti
di Aurora Provantini
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Venerdì 2 Febbraio 2024, 10:23

LA VICENDA

Dieci transenne, venti minuti per sistemarle, lo shock di chi si è ritrovato con la strada di casa sbarrata. Alle 9,20 di ieri via Sant' Agape era chiusa al traffico. E dalle 9,20 fino a sera è stato un via vai di auto che, una volta arrivate a ridosso del cantiere del Verdi hanno dovuto fare dietrofront. «Non si passa». Neanche i mezzi di Asm sono riusciti a passare. Ovvio: la strada è chiusa per tutti. Il cantiere per la demolizione del vecchio cinema teatro ha reclamato più spazio e il Comune glielo ha concesso. Risultato: il discount che gli sta davanti e che serve tutto il quartiere Clai si è ritrovato con una recinzione ad un metro e mezzo dall'entrata e con i cassoni per la racconta di carta e plastica otre lo sbarramento. L'ordinanza di chiusura - tre fogli di carta stampata - affissa sul reticolato arancione. Il Comune non la diffonde in altro modo, sul sito non viene pubblicata. «Lo siamo venuti a sapere così, leggendo quei fogli» - fa una signora, Daniela, che abita in via dell'Ospedale. E che quando deve uscire la mattina per andare a lavoro deve passare per via San Nicandro mentre per rientrare deve ricordarsi di fare il giro da via Castello.
Con la stessa ordinanza è stata rivoluzionata anche la viabilità: è stato istituito il senso unico di marcia nella direzione Comune Vecchio, Tre archi, piazza Clai, Chiodaioli, Manni, Ospedale, San Nicandro, e ripristinata l'area pedonale, c'è scritto. Sul "ripristino" le cose non tornato. Nel senso che quella zona è sempre stata pedonale, almeno da quando venne riqualificato il quartiere Clai, solo che non si è mai riusciti a risolvere il problema delle soste selvagge. Piazza Clai, un parcheggio a cielo aperto soprattutto negli ultimi mesi, con l'amministrazione Bandecchi. Ma ecco che in un colpo solo Palazzo Spada risolve tutto dettando nuove regole di vita per chi abita e lavora in quella parte di centro storico: disegna una sorta di circuito urbano di formula uno e posiziona i new jersey in modo tale che nessuno possa lasciare l'auto in divieto. I residenti, però, reagiscono male: «Non ci facciamo intrappolare. Chiederci di sacrificarci è un conto, di lasciarci prendere per il naso è un altro conto. Non si può dall'oggi al domani stravolgere le abitudini di decine di famiglie che pagano le tasse e che hanno pagato tanti soldini per avere il permesso che ti consente di arrivare in auto fino sotto casa quando hai le buste della spesa o i borsoni da calcio di un figlio». Elisabetta L. è chiarissima: «I sacrifici facciamoli tutti, un po' alla volta, e senza esagerare». Chi si dice pronto a dare battaglia legale e chi inizia a girare casa per casa a raccogliere le firme per una petizione che riguarda anche la necessita, per i residenti, di poter usufruire di parcheggi a loro riservati: «A luglio, quando è partito il cantiere, ce ne sono stati sottratti dieci. Non possiamo essere sempre e solo noi a pagare».

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